33. Atlanta

543 29 36
                                    

"Io, davvero, non so come possa essermi fatta convincere da te a farmelo fare"
"Ma dai Leslie! Ti sai solo lamentare" mi canzonò Ashton una volta usciti dal negozio di tatuaggi. Io lo guardai male mentre continuavo a guardarmi il dito dove il biondo mi aveva 'consigliato' di tatuarmi un cuore spezzato con una spilla da balia che cercava di tenerlo unito.
"Si che vede che anche se ti lamenti, ti piace molto quel cuore" commentò Ashton mentre stavamo entrando nel primo Starbucks che incontrammo per strada.

Certo, il tatuaggio non me lo sarei mai fatta fare se non mi fosse piaciuto, solo stavo pensando a quanto fosse cambiata la mia vita dopo che avevo conosciuto i ragazzi e, soprattutto, da quando io e Ashton avevano smesso di attaccarci tutto il tempo.
Proprio lui era stato in grado di farmi cambiare idea su un qualcosa di cui fino a qualche minuto prima avevo un'idea piuttosto ferma e convinta. E adesso, mi ritrovavo con quel tatuaggio sul dito.

"E' ovvio che mi piace" gli risposi, mentre ci sedevamo per ordinare qualcosa da bere. "Modestamente, sono molto bravo a consigliare su questo tipo di cose" si vantò lui e io fui convinta che quella fosse stata la prima volta che avesse consigliato a qualcuno cosa tatuarsi, anche perché le persone non decidono di incidersi la pelle solo perché non hanno nulla da fare, no? Ma tu lo hai appena fatto. Sì, la mia coscienza non aveva tutti torti.

"Beh, ma almeno potevi dirmelo che come prima volta avrei potuto farlo in un altro posto e non proprio sul dito visto che mi ha fatto un male assurdo" cercai di smontare il suo ego, ma lui scoppiò semplicemente a ridere cosa che mi portò a guardarlo rassegnata.
"Sei così esagerata. Non ho sentito nulla io che ho praticamente tatuato tutte le mie braccia" mi prese in giro lui.
"Ah e infatti è per questo che non hai nemmeno un tatuaggio sulle tue dita" ribadii io e lui capì che doveva smetterla.

Alla fine arrivarono i nostri ordini. Ashton prese un iced coffee che era ciò che era solito prendere ogni volta che uscivamo e io optai per un semplice tè.

"Sai non ti ho consigliato quel cuore a caso" ruppe il silenzio il biondo che controllò per un attimo l'ora prima di riporre il suo cellulare in tasca. "Un po' di tempo fa, precisamente nel 2015, io e i ragazzi abbiamo scritto una canzone che adesso fa parte del nostro secondo album. L'abbiamo chiamata Safety Pin" Io lo ascoltai interessata.
"E di cosa parla questa canzone?" gli domandai per invogliarlo a continuare.
"Di un cuore spezzato, ma non in senso negativo" disse lui, guardando la bevanda che aveva davanti e giocando con la cannuccia all'interno. "Ho sempre voluto dare un significato personale a questa canzone perché i ragazzi sono soliti vederla in modo negativo, ovvero il classico cuore spezzato che, però, può essere rimesso insieme da un'altra persona. Per me non è così invece" Stavolta alzò lo sguardo e incastrò i suoi occhi verdi nei miei, cosa che, per un attimo, mi mise in soggezione.

"Ho voluto vedere quel cuore spezzato come se fosse diviso tra me e le fan, cioè una metà appartiene a me, ma l'altra metà appartiene alle ragazze che mi seguono e supportano sempre. E, forse, è per questo che quella canzone mi è rimasta molto impressa. E' più speciale delle altre, non so come spiegartelo..." mi spiegò titubante lui.
"E' davvero molto bello ciò che mi hai appena detto Ashton" Lui mi sorrise quasi imbarazzato e io riguardai per l'ennesima volta il mio tatuaggio. Dopo quello che mi aveva appena rivelato, provavo una sorta di felicità e non più di incertezza nei confronti di ciò che mi ero appena fatta fare.

"Ovviamente, tu non devi dargli questo significato. Ho semplicemente pensato che adesso il tuo cuore si trova in queste condizioni e che sta solamente aspettando qualcuno che possa rimettere a posto i suoi pezzi"
"Quindi comunque il significato che hanno attribuito i ragazzi alla canzone?" gli domandai io, ridendo.
"Sì, presumo di sì" rise pure lui e detto ciò, parlammo del più e del meno mentre ritornammo al tour bus per pranzare e rivedere gli altri.
Stranamente, nessun gruppetto di fan ci fermò durante la nostra camminata. Pensai fosse perché non ci trovavamo in centro, ma un po' più in periferia.

Photograph • Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora