23. Boston

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15 Giugno 2018

Salutare Jo e Andrew fu molto più difficile la seconda volta. Qualcuno poteva pensare che sarebbe dovuto essere il contrario, cioè che la prima volta sarebbe dovuta essere la più terribile e tragica e invece fu tutto il contrario. La seconda volta fu la peggiore perché sapevo che non avrei rivisto la mia migliore amica e il mio ragazzo per almeno un mese.

Sembrò quasi tutto come la prima volta che ci salutammo all'aeroporto, ma quando salii sull'aereo con i ragazzi cambiò qualcosa.

Pensai molto al lavoro, a quello a cui sarei andata incontro. Avevo già avuto modo di averne un assaggio e se una parte di me era convinta al cento per cento della scelta fatta, l'altra parte era rimasta a San Francisco con due delle persone più importanti della mia vita.

"Non ci credo che è già uscito il nostro terzo album" esultò tutto eccitato Michael mentre prendevamo posto in aereo per andare a Boston, la prima data del tour americano.
Sì, perché proprio il giorno della partenza era uscito il nuovo album dei 5 Seconds Of Summer, Youngblood.
Le fan in Europa avevano avuto la fortuna, come me d'altronde, di ascoltare qualche nuova canzone dell'album. Ora toccava alle fan americane.

"Dai ragazzi che spaccheremo anche con questo album!" gridò stavolta il manager che sembrava essere più contento dei ragazzi stessi. Io scossi la testa, sorridendo non seppi per quale strano motivo e abbandonai la testa sul sedile dell'aereo, lasciando prevalere la parte di me contenta di essere tornata al fianco dei ragazzi.

"Va tutto bene?" mi domandò premuroso Calum, accarezzandomi il ginocchio e guardandomi con quei suoi occhioni che mi fecero subito sorridere senza alcuna ragione. "Sì, solo...devo riabituarmici, ecco" confessai io, chiudendo per un attimo gli occhi.

Il nostro volo era stato programmato per le sei del mattino, in modo da arrivare, così facendo, verso l'ora di pranzo. Per questo mi si chiudevano gli occhi. Non ero nemmeno andata a dormire presto la sera prima.
Ero proprio un'irresponsabile, mi dissi.

"Sicura che sia solo questo?" mi domandò ancora il mio amico, continuando ad accarezzarmi il ginocchio, ma guardando stavolta davanti a sé.
"Sì, Calum. Sta tranquillo" lo rassicurai io, appoggiando la mia mano sulla sua e stringendogliela un po'.

"Comunque mi è piaciuto tanto il regalo" esordii poi io, sistemandomi meglio sul sedile per stare più comoda.
"Sai? Non lo avrei mai detto" scherzò lui riferendosi al fatto che già proprio il primo giorno avevo deciso di mettermi la felpa del loro merchandise.
"No dico davvero" continuai io con la voce più bassa e stanca.
"Sì, Leslie. Ho capito" ridacchiò lui. "Adesso cerca di dormire durante il viaggio" mi consigliò lui.

Appena smise di parlare, sentimmo le classiche avvertenze che venivano dette prima di decollare. Fu proprio quando sentimmo l'aereo iniziare ad allontanarsi dal suolo che realizzai che da lì in poi sarebbe stato solo un viaggio di andata. Non sarei potuta tornare indietro e la cosa, dovetti ammettere che mi spaventava parecchio.

"Appena arriveremo ti farò ascoltare tutto Youngblood" mi disse dopo qualche minuto sempre Calum con un tono che non seppi dire se fosse più grato o emozionato. Io gli strinsi più forte la mano, guardandolo.
"Mi ero scordato di dirti questo. Quindi appena arriveremo in hotel, preparati ad una maratona di nostre canzoni" m'informò lui e io gli sorrisi.
"Non vedo l'ora" risposi sincera e, detto ciò, mi abbandonai ad un pisolino per riprendere quelle ore di sonno che avevo già perso.

***

"Cleaning up today, found that old Zeppelin     shirt
You wore when you ran away, and no one    could feel your hurt
We're too young, too dumb, to know things like love,
But I know better now..."

Photograph • Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora