Una settimana dopo...
Quella mattina, quando mi svegliai, mi sentii piuttosto strana. Non avevo mal di testa e non avevo nessuno che mi gridava di svegliarmi perché sennò avrei fatto tardi.
Era tutto così dannatamente tranquillo e la prima cosa che vidi fu il sole che con i suoi raggi stava illuminando tutto quanto come se fosse pieno pomeriggio. A pensarci, forse era davvero pomeriggio.
Presi svogliatamente il mio telefono che avevo appoggiato la scorsa sera sul comodino e guardai con gli occhi socchiusi l'ora e sì, erano esattamente le due e un quarto.
Poco importava. Non avevo proprio nulla da fare quella giornata. Per quanto mi riguardava, potevo restarmene nel letto fino alla sera.Riappoggiai il telefono dov'era e mi rimisi comoda tra le lenzuola. Cominciai a pensare. A pensare a un po' tutto e mi maledissi da un lato. Non volevo rimanerci male.
Chi lo avrebbe mai detto che un lavoro sarebbe diventato così importante per me? Non di certo io, ma ormai era successo e a pensarci mi veniva un po' di nostalgia.
Sospirai e mi rigirai nel letto.Stavo per chiudere gli occhi nuovamente quando la mia attenzione cadde sulla mia valigia mezza disfatta, ma non ancora svuotata del tutto.
Appena ero arrivata a San Francisco non avevo fatto letteralmente nulla. Per l'esattezza non avevo avuto voglia di fare nulla. Mi ero limitata ad abbandonare tutto quello che mi ero portata dietro in quei mesi in tour in un angolo remoto della mia stanza, quasi come se volessi per un attimo scordarmi ciò che era successo fino a quel momento è, ovviamente, anche per non sentire la tristezza assalirmi.
Alzai la schiena e mi appoggiai al materasso con i gomiti. Guardai bene la valigia e notai una busta azzurra. Pensai di non aver messo nessuna busta nella mia valigia quando la feci, quindi qualcuno lo aveva fatto al posto mio. Mi alzai di malavoglia dal letto e scalza andai a recuperarla per poi sedermi con le gambe incrociate sul letto per leggerla.
Lo so. Sono proprio un idiota, però che ci vuoi fare? Ormai le romanticherie mi hanno preso in pieno.
Leslie, non so bene quando leggerai queste parole, ma sappi che già mi manchi. Te lo avevo detto, sono proprio smielato e un po' me ne vergogno, però so quanto possa essere difficile per te, per me, insomma...per noi questa situazione. Siamo così lontani, ma anche così vicini e pensare di svegliarmi tutte le mattine, d'ora in poi, senza di te mi fa venire un nodo alla gola.
Ti starai domandando quando ho scritto e messo questa lettera nella tua valigia... beh non te lo dirò :)
Sappi solo che mentre la scrivevo pensavo ad una vecchia canzone di noi ragazzi.
Si chiama Kiss Me Kiss Me. Fa parte del nostro primo album e fino a poco tempo fa pensavo che fosse una canzone davvero vergognosa, ricca di sciocchezze e cose improbabili. Ora, invece, trovo che rispecchi tanto la nostra situazione.
Prendi il tuo telefono, vai sulla tua playlist di Spotify, quella che sei solita ascoltare quando hai bisogno di rimanere sola con te stessa. Scorri fino all'ultimo. Lì troverai Kiss Me Kiss Me. Prova ad ascoltarla ogni volta che senti la mia mancanza.
Ti amo, Leslie.
Tuo, Ash xxPer un po' di tempo non staccai gli occhi dal foglio tra le mie mani, nemmeno quando finii di leggere tutto ciò che c'era scritto.
Avrei mentito se avessi detto che non avevo le lacrime agli occhi.Feci come mi era stato detto nelle ultime righe della lettera. Presi il telefono, aprii la mia fidata playlist e la trovai. Ascoltai la canzone rigirandomi la lettera tra le mani.
Can I call, wake you up on a Sunday?
Late night, I think we need to get away
Headlights, hold tight, turn the radio loud
Let me know where to go and I'll get you there
Tell the truth and I'll show you how to dare
Flash lights held tight, we can own this town
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Photograph • Ashton Irwin
Fanfiction«Mi vuoi dire che ti prende?» mi chiese lui, dopo qualche minuto di silenzio, come se davvero gli importasse qualcosa. «Non ho nulla e poi a te non dovrebbe nemmeno importare» gli risposi sempre con quel tono scazzato, guardandolo di sottecchi. Al...