47. Without Me

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Leslie
Non appena sentii Ashton uscire, pensai di andare a fare colazione in giardino. Presi il vassoio che il biondo mi aveva lasciato in camera e lo portai giù per le scale.
Aprii la porta finestra e con il vassoio e il telefono uscii fuori.
Mi sedetti su una sdraio che dava verso la piscina e misi un po' di musica.
In quel momento ne avevo davvero bisogno. Peccato che non appena mi misi a mangiare il mio toast, qualcuno pensò bene di suonare alla porta.

"Chi è?" gridai io poiché non stavano suonando dalla porta di ingresso, ma dal cancello fuori.
"Secondo te?" e dalla voce riconobbi Calum. Probabilmente non avrei voluto vedere nessuno in quel momento, ma per il moro avrei fatto un'eccezione. In fondo, mi avrebbe fatto bene sfogarmi con qualcuno che non fosse stato la mia migliore amica.

"Ti ho svegliata?" mi domandò Cal abbracciandomi non appena gli aprii e lo feci entrare dentro. Io scossi la testa facendo cenno al vassoio pieno di roba che Ashton mi aveva cucinato.
"Oh menomale, per venire qui non ho nemmeno  bevuto un caffè" mi disse lui tutto contento dirigendosi verso la mia colazione.
"Come mai sei qui?" gli domandai dopo poco riprendendo a mangiare.
"Volevo scusarmi con te" Io lo guardai confusa. "Ho saputo di ieri sera. Jo e Luke me ne hanno parlato. Tu avevi bisogno di me e io stavo...ehm- "
"Non dire altro" lo stoppai subito ridacchiando l'attimo dopo e lui con me.
"Non eri tenuto a esserci, davvero. Non so nemmeno perché abbia pensato a te. Ho preso subito un taxi e sono tornata a casa senza problemi" gli spiegai rassicurandolo.
"Non è la stessa cosa Leslie. E' normale che mi volessi al tuo fianco" mi rispose lui abbassando lo sguardo mentre era intento a prepararsi una fetta di pane con la marmellata. Io alzai gli occhi dalla mia spremuta per sorridergli grata.

Dopo qualche minuto passato in silenzio a contemplare le note di 'The Only Exception' dei Paramore, Calum riprese a parlarmi sospirando più volte.

"Lo so che te lo avranno detto in molti, ma Leslie credimi, mi dispiace davvero tanto per tutto quanto"
"Non devi Cal. Non è di certo colpa tua" gli risposi.
"Lo so... ma Ashton è pur sempre uno dei miei migliori amici e l'ho già visto ferire più volte delle persone, ma tu sei particolare. Ti voglio troppo bene e vederti stare così per colpa sua non può che farmi stare male"
"Anche io ti voglio tanto bene Cal" furono le uniche parole che riuscii a dirgli.
Ero davvero grata di essere riuscita a stabilire anche con lui un rapporto così bello e stretto.

"Perché tutte queste canzoni tristi però?" se ne uscì lui, ad un certo punto, appropriandosi del mio telefono per modificare la mia playlist. Io lo lasciai fare. 
"Devi tirarti su di morale, non deprimerti di più" mi disse con un tono fin troppo serioso, ma nonostante ciò, non potei non ridere.
"Bene dottore, cosa mi consiglia per alleviare il mio cuore spezzato?" gli domandai mettendo le mie mani sopra al cuore in modo teatrale.
"Prima di tutto devi assolutamente ascoltare questa" mi rispose facendo partire una canzone fin troppo familiare.
"Ma è la vostra!" esclamai riconoscendo le note di 'Youngblood'.
"Penso che la migliore cura sia ascoltare tutte le nostre canzoni del primo album. C'è talmente tanto trash in quei testi che rideresti anche se ascoltassi la più triste"
"Ehi! Non dire così. Non è vero. Io sono una grande fan di 'Don't Stop'" Calum, in risposta, mi guardò con uno sguardo a dir poco sconvolto e offeso.
"Che c'è? Quella canzone è iconica!"
"Se lo dici tu" commentò lui facendo spallucce.

"Più che 'Don't Stop', questa foto è iconica" parlò lui poco dopo facendomi alzare lo sguardo per vedere il mio blocco schermo.
Sì, avevo deciso di mettere una foto che io e i ragazzi ci eravamo fatti una sera in hotel, tra l'altro quando i ragazzi avevano un po' alzato il gomito con il whisky.
"Beh siamo davvero belli in quella foto, devi ammetterlo" Calum sembrò pensarci sopra.

"Oh cazzo" dissi ad un tratto realizzando che ore fossero.
"Che succede?" si preoccupò il mio amico raggiungendomi dentro visto che avevo lasciato il giardino.
"Devo prendere la pillola" lo informai.
"Peccato che non mi ricordi dove l'abbia lasciata ieri"
"Vuoi che ti dia una mano a cercarla?" si premurò di dirmi lui. Io lo bloccai in partenza.
"Anche se non potrei dirlo, fai come se fossi a casa tua. Io intanto le cerco" gli dissi. Lui annuì ritornando fuori. Io, al contrario, cercai di controllare tutti i posti dove avrei potuto lasciarle. Le cercai in cucina, in salotto e poi pensai alla camera da letto. Sì, le avevo lasciate dentro al comodino ora che ci pensavo bene.

Photograph • Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora