19. Paris

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Dopo non aver messo fuori il naso per tutto il secondo giorno passato a Londra, ormai si era fatta ora di prendere il volo diretto a Parigi.

Mi sentii dannatamente in colpa per non essere andata almeno un'altra volta a salutare i miei genitori, ma cercai di non pensarci e piuttosto pensai a distrarmi ascoltando un po' di buona musica. Sì, perché, per fortuna, il manager mi aveva dato la giornata libera, dato che i ragazzi non dovevano esibirsi.

Adesso, però, era arrivato il momento di prendere il volo per Parigi e, come al solito, eravamo in ritardo.

"Giuro che un giorno troverò il coraggio di mollarvi. Lo farò, prima o poi, e quando arriverà il giorno giusto, voi rimarrete senza un manager competente che vi aiuti con la vostra carriera!" ci gridò addosso il manager mentre correvamo all'impazzata per fare il check-in.

Notammo alcune ragazze che si erano piazzate, da chissà quanto tempo, in aeroporto e che stavano aspettando i ragazzi per fare delle foto.
"Ci dispiace ragazze, ma siamo in ritardo" gridò Luke col fiatone.

Per le due settimane che passai con i ragazzi continuai a chiedermi come mai Luke sembrasse sempre sul punto di stramazzare a terra ogni qualvolta correvamo perché eravamo in ritardo. Se non l'avessi conosciuto di persona, avrei detto che se la cavava nelle attività fisiche. Mi ritrovai a ridacchiare perché anche io non avevo un bel rapporto con lo sport.

Le ragazze di prima rimasero, chiaramente, deluse da ciò che Luke disse loro e infatti salutarono velocemente i ragazzi e fecero per uscire.

"Al diavolo" esordì Ashton, lanciando letteralmente il suo borsone a Calum che, non seppi come fece, ma lo prese al volo.
Il riccio fece dietrofront  e andò dalle ragazze.

"No, adesso vado ad ucciderlo" gridò infuriato il manager che fece per seguire Ashton, ma per fortuna Michael lo bloccò. "Noi andiamo a fare il check-in e dopo Ash ci raggiungerà" disse lui , cercando di farlo calmare. Infatti così fu.

Ashton si fermò due minuti precisi con le fan e poi tornò correndo verso di noi con un sorriso sincero sul volto.
"Per questa volta ti sei salvato, ma alla prossima giuro che ti stacco, no anzi stacco la testa a tutti quanti" ci minacciò nuovamente il manager appena terminammo all'aeroporto.
"Ci ha sempre detto così e guardaci, abbiamo ancora la testa" mi disse Luke a bassa voce, scherzando. Io risi e mi preparai a correre di nuovo per raggiungere il nostro volo.

Appena entrammo in aereo, ognuno prese i suoi posti.
Io mi ritrovai, come la prima volta, vicino a Luke.

"Come mai hai deciso di tornare indietro prima?" chiese proprio lui ad Ashton che gli era seduto accanto.
"Perché non avrei dovuto? Sono delle fan, Luke" rispose ovvio Ashton e vidi un'espressione sorpresa formarsi sul viso di Luke e capii il perché.
"Per le ultime due settimane non hai fatto altro che fregartene se non quando non fosse stato necessario e ora ti preoccupi? Sorprendente Irwin" scherzò il biondo.
"Sì, è vero, ma ora voglio lasciarmi alle spalle tutto ciò che è successo. Dopo che ho affrontato Bryana, mi sono sentito nettamente meglio. Avevi ragione, a proposito"
"Finalmente è tornato il vecchio Ash" esclamò Luke abbracciando il suo amico e la scena mi fece un sacco di tenerezza.

Da quando li conoscevo, non li avevo mai visti abbracciarsi. Fui felice per loro.

"E poi non voglio più comportarmi da stronzo" continuò Ashton e da una parte mi sentii tirata in causa perché era stato proprio quello che mi aveva detto sul London Eye. Infatti, quando mi girai, notai il suo sguardo su di me. Io mi voltai immediatamente verso il finestrino e feci finta di nulla. Mi parve, però, di averlo sentito sospirare.

***

"Dove ho messo i miei appunti?" cominciai a domandarmi da sola come se qualcuno potesse aiutarmi a trovarli. Guardai tra tutti i quaderni e i libri che avevo sparsi sul letto e, non trovando nulla, fui sul punto di disperarmi.

Photograph • Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora