45. Sincerity Is Scary

424 22 17
                                    

"Cos'è che non puoi più continuare?" domandai una seconda volta ad Ashton che, stavolta, sembrò rilassarsi.
"Non sapevo fossi già sveglia" commentò lui ignorando la mia domanda.
Sapeva bene quanto mi desse fastidio quando cambiava argomento.
"Ti ho svegliato io?" mi domandò subito dopo avvicinandosi alla sottoscritta con un'aria quasi preoccupata. Io scossi velocemente la testa. "Okay, menomale"
"Ash ti ho fatto una domanda" ribadii io guardandolo dritto negli occhi.
Lo vidi sospirare prima di rispondermi e lì davvero non riuscii a rimanere tranquilla.

Mi stava forse nascondendo qualcosa?
No, non era possibile. Conoscevo Ashton. Non avrebbe mai potuto farlo... no?

"Non è nulla davvero" cominciò a parlare lui venendosi a sedere davanti a me sul letto.
"C'è questo mio amico a Los Angeles che, poco tempo fa, mi chiese di aiutarlo in un suo bar... continua a chiedermelo da allora e ho pensato che fosse finalmente arrivata l'ora di dirgli che non mi va più di farlo..." mi spiegò lui abbassando lo sguardo. Io cominciai a capirci qualcosa, ma comunque non mi sentivo ancora in pace con me stessa.
"Ma... ti ho visto molto preoccupato quando glielo hai detto poco fa a telefono. Sei sicuro che-"
"Leslie?" mi richiamò il biondo allungando una mano verso il mio viso. "Ti fidi di me?"
E giurai che sentirgli pronunciare quelle parole mi mise solo molta più ansia addosso. Li conoscevo bene i film io. Tutti i problemi cominciavano con quelle quattro parole famose. Non ero stupida e Ashton lo sapeva bene. Eccome se lo sapeva.

"Non mi rispondi perché non ti fidi?" mi precedette lui staccando la sua mano dalla mia guancia. Stavolta fui io a sospirare. Mi alzai dal letto e ripresi l'asciugamano che era ancora steso sul pavimento. Me lo rimisi e ripetei le stesse azioni che aveva fatto prima Ashton. Uscii in balcone a riprendermi i vestiti stesi e, davanti allo sguardo interdetto del mio ragazzo, mi rivestii senza proferire una singola parola.

"Leslie?" mi richiamò di nuovo il biondo mentre ero intenta a cercare il mio telefono guardandomi intorno come se fossi spaesata. Dentro di me lo ero davvero, pensai.
"Ehi" e stavolta Ashton mi tirò verso di lui in modo da tenermi tra le sue gambe. Io non lo guardai in faccia. In quel momento non me la sentivo. "Mi spieghi cosa succede?" mi chiese peggiorando solo la situazione. Io mi voltai direttamente. Sentivo gli occhi pizzicarmi. Non sapevo nemmeno perché mi stessi comportando cosi in quel momento.
Avevo un mix di emozioni dentro di me che non riuscivo a capire o, tantomeno, a controllare. Stava venendo tutto fuori e non potevo farci proprio nulla.

"No, ti prego Leslie. Non possiamo cominciare così" continuò a parlare lui con la voce abbastanza instabile. Nonostante mi stessi sforzando di non fargli vedere come stessi, Ashton riuscì a farmi girare verso di lui per guardarmi in faccia. Avrei tanto voluto non l'avesse fatto perché qualche lacrima aveva cominciato a scorrermi sulle guancie.
"No, no, no, ti prego" e sentire la sua voce incrinarsi a causa del mio stato mi fece venire una fitta al petto. Il biondo prese ad asciugarmi le lacrime con i suoi pollici, ma, senza dire nulla, io mi abbandonai tra le sue braccia. Mi appoggiai al suo petto e percepii chiaramente il suo cuore battere all'impazzata, un po' come il mio in quel preciso istante. Lui non disse più nulla. Si limitò a passare la sua mano sulla mia schiena per tranquillizzarmi. Apprezzai davvero tanto quel suo gesto.
Stare tra le sue braccia era sempre un ottimo rimedio alle mie lacrime e avevo avuto modo di appurarlo bene con il tempo.

"Ho tanta paura" ammisi io dopo almeno cinque minuti passati a non proferire una parola. Ashton non mi rispose. Pensai non mi avesse sentito visto che avevo parlato attaccata al suo petto, ma alla fine parlò anche lui rompendo il silenzio quasi spettrale che si era creato tra di noi.
"Credimi, anche io ne ho molta" Io mi rialzai e mi posizionai meglio sulle sue gambe. Finalmente lo guardai negli occhi e notai che anche i suoi si fossero inumiditi.
L'unica volta che lo avevo visto così era stato quando mi aveva parlato di Bryana e del suo passato. Avevo sperato di non rivederlo più in quelle condizioni e, invece, oltre a rivedere quel suo sguardo spento e triste, mi rendevo conto che fosse dovuto a me. Era tutta colpa mia in fondo. Forse tutta quella situazione era stata solo colpa mia.

Photograph • Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora