*Due anni dopo*
"Non vorrei essere affrettato, ma, a mio parere, ce l'hai fatta"
Fu con quelle parole che io e Ashton avemmo l'opportunità di partire e lasciarci alle spalle una volta per tutte, anche se solo per poco, tutto quello che era successo in quei due anni.
In realtà, come programmavamo da molto tempo, io e la mia migliore amica volevamo andare in Spagna e, infatti, era proprio per quel motivo che avevo accettato ben due anni fa di lavorare come fotografa per i 5 Seconds Of Summer. Volevo mettere un po' di soldi da parte.
Ovviamente, con tutto quello che era successo nel frattempo e la questione 'università', non eravamo potute andare lontano manco se avessimo voluto. Ma quello, febbraio 2020, era finalmente il momento giusto, no anzi perfetto.In quei due anni erano successe parecchie cose.
Una volta che Ashton fu dimesso dall'ospedale, il manager, così come anche la famiglia, lo obbligarono a cominciare una terapia per cercare di chiudere, per sempre si sperava, quel capitolo orribile della sua vita.
Così Ashton cominciò.Si trattò di un percorso di quasi un anno che, oltre a disintossicare completamente il suo corpo, doveva occuparsi di porre fine alle cause che portarono il biondo a iniziare a fare uso di droga.
Fu un periodo molto difficile non solo per lui, nonostante Ashton avesse tanta forza di volontà, ma anche per la sottoscritta.Ripresi l'università e il mio ragazzo lo vidi, sì e no, una volta ogni due settimane (sempre se mi andava di culo) poiché il regolamento della clinica dove si trovava Ashton era davvero molto rigido riguardo alle visite esterne.
Era chiaro che fossi solo un po' triste perché non potevamo stare più così tanto tempo insieme, ma almeno sapevo che lo stessimo facendo per il bene stesso di Ashton.
Nonostante cercassi di convincermi di ciò, quel periodo fu davvero critico poiché pensare agli studi quando il tuo ragazzo era in una clinica per seguire una terapia di disintossicazione da droghe non era sicuramente qualcosa che ti faceva stare tranquilla e che ti permetteva di concentrarti su altro.
Ma ce la facemmo, o almeno, Ashton ce la fece e quando l'ultimo giorno io, Jo, i ragazzi e Anne Marie andammo in clinica, non potemmo non essere più orgogliosi del percorso che aveva fatto il biondo."Non vorrei essere affrettato, ma, a mio parere, ce l'hai fatta" furono le parole con le quali ci accolse il medico che stava seguendo la terapia del mio fidanzato.
Uscimmo tutti più felici che mai e, ovviamente, ne approfittammo per festeggiare.Ashton era davvero orgoglioso, lo leggevo nei suoi occhi com'era contento e soddisfatto di ciò che aveva appena concluso e io non potei non essere più felice di avere al mio fianco un ragazzo del genere.
Non partimmo subito dopo la fine della terapia di Ashton però.
Infatti, quando il biondo si riprese e tornò alla sua vita come aveva sempre fatto, ritornò anche in studio con gli altri che, giustamente, erano rimasti in stallo per circa un anno aspettando il loro amico per poter cominciare a registrare qualche canzone in studio.
Ashton mi aveva raccontato che in tutti quei mesi passati lontano un po' da tutto e tutti era riuscito a mantenere la testa lucida principalmente perché aveva avuto modo di dedicarsi appieno alla musica. Di fatto, quando quella sera ci riunimmo, lui mostrò a tutti pezzi di testi che aveva ultimato nel frattempo.Una canzone, in particolare, lui stesso aveva deciso di chiamarla Red Desert.
Quando una settimana ero andata a trovarlo, mi parlò di quella canzone con gli occhi lucidi. Si vedeva che era davvero preso da quello che stava facendo e me lo dimostrò perché, ad un certo punto, mi fece anche capire come immaginava la base e il ritmo della canzone."La batteria sarà la protagonista e proprio qui" mi diceva indicandomi un verso della canzone. "Dovrà essere tutto un tu-tu-tu-tu" e simulava lui che suonava la batteria perdendo completamente la testa seguendo la canzone. Mi si illuminava il viso e mi si scaldava il cuore a vederlo così felice e orgoglioso della sua musica.
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Photograph • Ashton Irwin
Fanfiction«Mi vuoi dire che ti prende?» mi chiese lui, dopo qualche minuto di silenzio, come se davvero gli importasse qualcosa. «Non ho nulla e poi a te non dovrebbe nemmeno importare» gli risposi sempre con quel tono scazzato, guardandolo di sottecchi. Al...