Capitolo sei

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- 1962 -

«Devi imparare a controllare il tuo potere, Ivy... puoi farcela!» mi incitò Charles, posandomi una mano sulla spalla. Lo guardai titubante, stringendomi nelle spalle.

«Il fatto è che riesco a creare delle barriere resistenti soltanto quando mi sento in pericolo» ammisi. «Le altre si infrangono alla svelta...»

Charles mi sorrise.

«Non devi preoccuparti. Io ti aiuterò! Diventerai così brava a creare barriere, che saprai innalzarne anche di mentali. I nostri nemici hanno una telepate dalla loro parte... la tua abilità potrebbe essere fondamentale alla riuscita della nostra missione. Non tutti i telepati ti chiederanno il consenso per entrare nella tua mente...» spiegò, guardandomi e stringendomi ancora una spalla. Mi lasciai sfuggire un sorrisino pieno di gratitudine.

Charles era fantastico. Aveva sempre la parola giusta al momento giusto, sapeva sempre cosa dire per rassicurare gli altri e farli sentire più forti. Io, in quel momento, mi sentivo capace di fare tutto, perché lui stava credendo in me.

«Erik ti scaglierà contro alcuni oggetti di metallo di diversa grandezza. Dovrai avere un occhio allenato ed essere veloce a creare nuove barriere. Non temere, sarà semplice. Aumenteremo di livello man mano acquisirai più padronanza».

Erik, che se n'era stato poggiato allo stipite della porta – ci trovavamo nel bunker nel quale si allenava anche Havok – si avvicinò di qualche passo, aggiustando con le mani la felpa grigia che indossava.

«Allora, Ivy, sei pronta?» mi sfidò.

Sui lati della sala erano disposti tantissimi oggetti metallici, dalle svariate forme: chiodi, posate, e attrezzi della palestra. C'erano anche delle lame.

«Possiamo fare a meno di quelle, per adesso?» chiesi, indicandole.

Charles sorrise divertito.

«Certo, quelle fanno parte del livello avanzato».

«Forza, Ivy, vediamo cosa sai fare!» esclamò Erik. Poi sembrò pensarci un attimo su. «Com'è che ti fai chiamare?»

«X-girl».

Aveva appena aperto i palmi delle mani e già un'indefinita quantità di oggetti metallici si scagliava contro di me. Mi concentrai, e creai delle barriere con le mani. Il suono secco dei colpi che si infrangevano sulla superificie bluastra mi confusero un po'. Facevano eco, si sovrapponevano e non capivo quanti colpi stessi effettivamente ricevendo. Con la coda dell'occhio mi accorsi che arrivavano oggetti metallici anche dai lati, così incrociai istintivamente le braccia a forma di x, e creai nuovi scudi. 

Un cucchiaio mi colpì in testa.

«Ahi!» esclamai, ed Erik lasciò cadere tutto.

«Per così poco?»

Charles si avvicinò a noi.

«Beh, Erik, è soltanto il primo allenamento. Se posso darti un consiglio, Ivy... immagino che tu tendi ad utilizzare barriere respingenti perché sono più facili da creare. Sono queste che sembrano lastre di vetro, giusto?»

Annuii, respirando a pieni polmoni.

«Giusto».

«Quelle che invece sembrano specchi d'acqua, sono assorbenti».

«Sì, ma sono più difficili da creare, perché ci vuole più energia, e in così poco tempo non riesco ad accumularla» spiegai. Poi concentrai l'energia in un palmo e creai una di quelle barriere, seppur piccola. Erik allungò la mano, e vi immerse il dito indice.

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora