Capitolo trentadue

536 42 0
                                    

«Non lo so cosa mi prende, Charles... mi sento sempre così arrabbiata».

«Ti conosco da qualche settimana ma sto finalmente iniziando a comprenderti, Ivy. Fino a qualche tempo fa per me era assolutamente impossibile capire quello che pensavi senza potermi aiutare con i poteri ai quali sono ormai abituato. Ero assolutamente incapace di leggerti dentro. Però forse sto iniziando a capirti almeno un po'. Tu hai la tendenza di fuggire davanti ai problemi, ne hai paura e scappi via alla velocità della luce. Ti sorprenderà sapere che affrontarli di petto ti renderà solo più forte e ti darà un grande senso di liberazione».

Mi morsi un labbro, e sentii chiaramente gli occhi inumidirsi. Lui continuò, intuendo di essere sulla strada giusta:

«Cerchi il modo di sfogare la tua rabbia, ma lo fai in modo distruttivo. Anche Erik si comporta un po' come te, per certi versi. Parlarne, piangere anche, se è quello che senti di fare in questo momento, potrà aiutarti molto più che farti lanciare contro un albero da Hank» terminò, accennando un sorriso di incoraggiamento.

Aveva ragione. Lui mi aveva dipinta davanti ai miei genitori come una ragazza forte e determinata, e invece non ero altro che una fragile bambina. Non facevo che fuggire da tutti i miei problemi.

«Lo so che scoprire di essere una mutante ti ha cambiata. Per anni non hai potuto fare altro che fuggire, e imparare a tenerti dentro tutto quello che sentivi. Sei fuggita davanti ai giudizi degli umani, fingendoti una di loro, sei fuggita dal dolore e dalla rabbia con allenamenti sfiancanti e intensi, sei fuggita da me sin da quando ti ho conosciuta, schermandoti la mente non appena hai imparato a farlo».

Ormai le lacrime scendevano abbondanti sul mio viso, mentre cercavo di coprirlo con la mano destra. L'altra era ancora avvinghiata a quella di Charles, in cerca di aiuto e conforto. La sua voce era così dolce e rassicurante che mi faceva venir da piangere anche di più. Assurdo.

«Tutti siamo fuggiti da qualcosa, tutti fuggivamo dai nostri poteri, da quello che siamo, da quello che ci fa paura. Ma qui puoi essere te stessa, puoi dire tutto quello che vuoi e fare ciò che senti. Qui non dovrai mai più fuggire. Da cos'è che fuggi, Ivy? Cos'è che ti rende così imprudente e così arrabbiata?»

«Io...»

Io stavo per esplodere. Quello era il momento per tirare fuori tutto ciò che avevo dentro ed esorcizzarlo, vederlo sparire per sempre. Charles aveva ragione, dopo mi sarei sentita maledettamente meglio.

«Quando ho sentito quei colpi di pistola e quell'urlo ho creduto che fossi... Per un attimo il tempo si è fermato e ho pensato di averti perso per sempre. Che non ti avrei mai più rivisto. Che non avrei mai più ascoltato la tua voce, che non ti avrei mai più toccato per stringerti la mano. Per un attimo ho creduto che fosse tutto finito... io mi sono sentita finita. Persa. Vuota. E poi tu eri vivo, ma non potevi muoverti... e le tue gambe...» mi interruppi per piangere ancora, continuando a coprirmi il viso come meglio riuscivo, un po' per la sofferenza che provavo nel pronunciare quelle parole e un po' per l'imbarazzo per essermi sfogata e aperta così tanto.

«Non puoi più camminare, Charles... perché tu... perché le cose più brutte accadono sempre alle persone che lo meritano meno!»

Charles mi strinse più forte la mano.

«Sta' tranquilla, Ivy, andrà tutto bene...»

Mi aveva ripetuto le stesse parole che mi aveva detto quella volta, quando mi aveva stretto la mano, lui steso sulle gambe di Moira ed io in ginocchio sulla sabbia, lì accanto. I suoi occhi azzurri erano lucidi mentre mi stringeva il viso e mi costringeva con gentilezza a guardarlo. E menomale che non poteva leggere nella mia mente e percepire il mio dolore!

«Io sto imparando ad accettare con serenità quello che mi è accaduto, e questo perché ho trovato qualcosa di più bello e prezioso: voi, i miei ragazzi, i miei primi studenti, i miei X-men. Se avessi perso anche solo uno di voi, sarebbe stato molto più difficile per me essere sereno come lo sono oggi. Non soffrire per me. Io non soffro, perché trovo in voi la mia forza. Tutti i giorni» mi sorrise e io per riflesso feci altrettanto, tra le lacrime. Vederlo sorridere mi faceva sempre uno strano effetto dalle parti del cuore.

«Devi credermi, Ivy, il fatto che tu ed Hank abbiate deciso di restare qui a casa mia, a casa nostra, mi riempie di felicità e mi fa capire che il mio sogno può davvero realizzarsi».

Annuii con determinazione, ma poi il sorriso si trasformò in una smorfia e uno starnuto.

«Credo proprio che tu debba andare ad asciugarti, non vorrai prenderti un raffreddore proprio ora che l'estate sta iniziando!»

«Sì, Charles...»

Mi alzai da terra un po' tremante, ma lui avrebbe pensato sentissi freddo. Mi sfregai le braccia con le mani e gli sorrisi di nuovo, tirando su col naso.

«Grazie, adesso mi sento meglio».

«Lo so, Ivy, lo so».

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora