Capitolo diciannove

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Stavo correndo verso la riva, quando una tromba d'aria mi sbalzò in avanti. Cercai di ignorare il dolore dell'impatto, rimettendomi in ginocchio. Sarei stata piena di lividi nei giorni successivi... sempre se fossi riuscita a salvarmi, ovviamente. Mi scostai i capelli dal viso e guardai più in là. Uno dei membri del Club Infernale, Janos Questad per la precisione, in arte Riptide, era in piedi, con un sorrisetto sardonico sul viso.

Scattai in piedi e mi preparai alla battaglia. Di nuovo tese le mani e fece partire due tornadi. Sembravano fatti di polvere e fumo, e si stavano per abbattere su di me con estrema velocità. Tentai di concentrarmi e innalzai una barriera respingente. Si frantumò sotto la potenza nemica, e fui di nuovo sbalzata via. La forza dell'urto mi trascinò per qualche metro, facendomi rotolare.

 Rimasi distesa a guardare il cielo azzurro, tossicchiando sabbia. Perché avevo creato una barriera così debole? Si era frantumata in pochissimi istanti. O forse era il nemico ad essere troppo potente?

Riptide rise.

«Ti ho fatto la bua?» chiese con accento ispanico.

Mi sentivo arrabbiata con me stessa per non essere riuscita a contrastare il suo attacco, così ringhiai di frustrazione e mi sollevai, scagliandomi contro di lui come un cane rabbioso. Lui non si scompose: fece partire un nuovo tornado dalle sue mani, questa volta più grande e anche più violento.

Innalzai un'altra barriera respingente, tentando di accumulare più energia possibile, e la mantenni con entrambe le mani ben aperte. Digrignai i denti quando si udì il suono secco del tornado che si abbatteva sulla superficie simile al vetro, ma più resistente. Piantai bene i piedi in terra anche se cominciai a indietreggiare, cercando di non inciampare e scivolare sulla sabbia. 

Il tornado continuava impetuoso a vorticare, comandato da Riptide.

«Sarai anche brava nella difesa, ma se riesco a fare breccia nella tua barriera, non vali poi molto» mi sbeffeggiò, avanzando e muovendo ancora le mani, rafforzando il tornado.

La sabbia mi metteva in seria difficoltà, perché i piedi continuavano ad affondare, e per non cadere ero costretta a fare un passo indietro dopo l'altro. Alla fine la barriera si incrinò, e un secondo dopo ero di nuovo preda del vento furioso. Riuscii fortunatamente a scartare di lato e gettarmi a terra, prima che fossi lanciata per l'ennesima volta in aria. Riptide rise. Un'altra volta mi soffermai a guardare il cielo. Era così azzurro! Non volevo morire in una giornata di sole così bella. 

Non volevo che scoppiasse la Terza Guerra Mondiale. Eppure ce la stavo mettendo tutta...

Un'altra raffica di vento mi sferzò il viso, facendomi rotolare per diversi metri. Pensai agli occhi di Charles, li misi a paragone con il cielo. E recitai come un mantra le parole che ci ripeteva spesso durante le esercitazioni. Ricorda... per creare barriere più resistenti devi trovare un equilibrio. Il punto preciso tra la rabbia e la serenità.

Sorrisi e mi rimisi in piedi.

«Non ti arrendi ancora, piccolina?»

«E piantala!» esclamai, correndo verso di lui.

Altri tornadi. Incrociai le braccia a forma di x, e con uno sforzo immane creai due barriere laterali di tipo assorbente, che sembravano superfici d'acqua. Le ingrandii tanto da proteggermi a 360 gradi.

Questa volta avevo agito bene: i tornadi furono risucchiati e non avvertii nulla se non una leggera brezza che si disperse velocemente.

Ormai ero a poca distanza, così rilasciai le barriere e saltai verso di lui. Fissavo insistentemente il suo torace e Riptide se ne accorse. Per istinto si parò il petto, convinto che volessi colpirlo lì, ma proprio all'ultimo momento creai una barriera respingente. Non se lo aspettava, di certo non credeva che sarei riuscita a innalzarne una in una frazione di secondo. Sentii un brivido di soddisfazione quando batté la fronte alla superficie della barriera, perdendo i sensi e cadendo inerme sulla sabbia.

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora