Capitolo trentaquattro

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Il pub scelto si trovava a Westchester, il Midinight Club. Feci il mio ingresso appesa al braccio di Hank, e subito la musica di uno jukebox giunse alle nostre orecchie. In un angolo c'era un palchetto per i musicisti, quando all'occorrenza si esibivano, tanti tavolini in scuro legno lucido, il bancone e lo spazio per ballare. Una scala di legno portava al soppalco dove erano disposti ulteriori tavoli e un altro bancone.

Ovviamente saremmo rimasti al piano di sotto, essendo Charles impossibilitato a salire le scale. Una donna si avvicinò a noi, guardandoci fugacemente e rivolgendo poi l'attenzione a Charles.

«Charles Xavier».

«Prego, da questa parte».

La donna ci guidò fino al tavolo riservato a noi, togliendo una sedia con disinvoltura e congedandosi con un sorriso. Charles avanzò nel posto lasciato vuoto ed io mi sedetti a quello accanto, Hank di fronte.

«Ho ordinato qui perché oltre ad essere un pub in cui si balla si può anche cenare, e dicono si ceni bene».

«Il posto è anche molto bello» dissi sincera, guardandomi ancora attorno puntellandomi con i gomiti sul tavolo e congiungendo le mani sotto al mento.

«Già. Grazie davvero per questa serata, Charles» disse Hank.

«Avevate bisogno di svagarvi dopo tutti quegli allenamenti, e di quale serata migliore per approfittarne, se non quella del tuo compleanno?»

Non aveva tutti i torti. Fu così che cenammo, parlammo e scherzammo. Raccontammo aneddoti divertenti delle nostre vite, persino di qualche momento passato alla dimora di Charles quando c'erano ancora gli altri X-men, fino a quando la serata non si fece più calda, e la maggior parte delle persone si radunò in pista.

«Forza ragazzi, perché non andate a ballare anche voi?»

«Ma no, Charles, ti lasceremmo qui tutto solo...»

«Io non sono capace di ballare» si giustificò subito Hank, impacciato.

«E poi tu finiresti per annoiarti».

«Sono assolutamente incapace, dico sul serio».

«Andate, coraggio» ci sorrise lui «Io so cavarmela e non sono troppo male ad ambientarmi e parlare con le persone» aggiunse, lanciando un'occhiata al bancone. Mi chiesi per un momento se non avesse intenzione di mettersi a flirtare con qualche altra donna e passare la sua serata in quel modo, corteggiandone una.

Mi imposi di smettere di pensarci. Cosa avrei potuto farci? Lui era un uomo ed io una diciassettenne, lui aveva la sua vita ed io la mia, e soltanto perché adesso vivevamo sotto lo stesso tetto non significava che dovessi avere qualche specie di pretesa nel nostro rapporto di "professore" e "allieva", se così si poteva definirlo.

E poi, quel momento prima o poi sarebbe arrivato, il momento di vederlo con qualcuna, che fosse Moira McTaggart o una donna conosciuta in seguito. Tanto valeva mettersi l'anima in pace e non rovinarsi quella serata dedicata ad Hank. Spostai lo sguardo su di lui, alzandomi da tavola e stringendogli un braccio.

«Charles ha parlato» scherzai con tono perentorio «Vieni a ballare con me».

«No, Ivy, sono imbranato in certe cose».

Risi.

«Oh, lo so! Ma questo non significa che tu non possa migliorare e divertirti lo stesso!»

Lo trascinai con me in pista, in mezzo alla gente. Hank si guardò titubante intorno, chinandosi verso il mio orecchio.

«E se qualcuno mi urtasse e si accorgesse del mio pelo? Siamo tutti così vicini...»

«Smettila di preoccupartene e lasciati andare!»

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora