Capitolo ventinove

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Ecco, è fatta, l'ha conquistata. Io mi sono appena innamorata di lui. Per la milionesima volta.

«Un discorso davvero interessante, soprattutto se pensiamo alla nostra Ivy» convenne lei. Scrutai mio padre e vidi sul suo volto il tipico cipiglio da genitore preoccupato.

«Non per discriminare, ma proprio come ci sono uomini di indole crudele e violenta potrebbero esserci anche mutanti così, no? In fondo è questo che spaventa le persone che conoscono questa realtà. Chi mi assicura che qualcuno con poteri speciali non possa fare del male a mia figlia? Qualcuno con poteri pericolosi e terribili, per esempio».

Charles annuì un paio di volte con il capo.

Chi poteva saperlo meglio di lui? Proprio durante uno scontro con il Club Infernale, mutanti che usavano il loro potere per far scoppiare la terza guerra mondiale, aveva perso per sempre l'uso delle gambe.

«Purtroppo ha ragione, ma sono sicuro che se il bene resta più forte del male, allora trionferà sempre. Lei, signor Anger, ha la mia parola che userò tutte le mie forze e metterò a disposizione i miei poteri per proteggere e vegliare su Ivy. Fin quando sarà qui non correrà alcun pericolo, perché non lo permetterò. Nessuno oserà toccare i miei ragazzi».

Spostai nervosamente il peso da una gamba all'altra, profondamente emozionata.

Papà, digli di sì, concedigli la mia mano!

«Inoltre» -aveva ripreso intanto Charles- «Qui hanno una palestra per potersi allenare ed essere capaci anche di difendersi da soli».

«È come fare un corso di autodifesa femminile, mamma! Mi mantengo in forma e proverò anche a cimentarmi nel corpo a corpo» aggiunsi entusiasta, cercando di rendere tutto il più normale e umano possibile affinché i miei genitori potessero capire meglio ciò che avrei potuto imparare lì. «L'ho già detto che Hank è un genio? Sta testando delle attrezzature fenomenali!»

Lui sorrise, dandosi impacciatamente delle arie.

«In effetti sto studiando bene i parametri della palestra per comprendere meglio quale genere di attrezzature portarvi, modificare o costruire».

«Sì, Hank è speciale, ma anche Ivy è una ragazza speciale. È forte, determinata, prende sul serio le sue esercitazioni e sta imparando a dominare il suo potere alla perfezione. Ha persino imparato a erigere una barriera mentale, che le permette di schermare la mente da chi potrebbe manipolarla, e in generale dai telepati come me».

Mia madre guardò Charles un po' titubante.

«Quindi lei è in grado di leggere nella mente delle persone?»

«Sì, anche se in genere cerco di evitarlo, quando posso e quando riesco. A volte i pensieri possono urlare, signora Anger».

«E il ragazzo... Hank» si corresse subito «Lui che potere ha, se posso chiedere?»

Hank tossicchiò titubante, spostando lo sguardo da me a Charles come a chiedere consiglio sul da farsi.

«Come preferisci, Hank. Non hai niente di cui preoccuparti» gli fece notare lui, tranquillo. Anch'io lo guardai incoraggiante. Forse vedere Hank nella sua forma blu e pelosa li avrebbe un po' scossi, ma se davvero volevano sapere cosa e chi fosse loro figlia, avrebbero dovuto entrare completamente nel suo mondo.

Nel mio mondo.

Hank si trasformò sotto il loro sguardo basito e incredulo, diventando la Bestia.

«Questo è il suo reale aspetto, mamma. I suoi poteri hanno continuato ad evolversi facendolo diventare ciò che è sempre stato destinato ad essere».

Be', certo, lui ha accorciato i tempi per colpa di quel siero che invece di isolare le cellule mutanti ha accelerato la loro mutazione. Cose che capitano.

«Quindi anche tu, Ivy, potresti subire dei cambiamenti?» mi domandò mia madre, visibilmente preoccupata anche se cercava di non darlo a vedere.

«Non credo, mamma. Forse riuscirò a controllare meglio i miei poteri e a fare più cose, ma la mia capacità resta sempre quella di creare delle barriere assorbenti, respingenti, manuali e psichiche».

Quando i miei genitori furono andati via, Hank si dileguò nel suo laboratorio ed io restai nel salone con Charles.

«Visto, Ivy? È andata bene».

«Voglio sapere tutto ciò che hanno pensato!»

«Tuo padre è convinto che tu possa trovare qui la tua strada, e anche tua madre. Sono rimasti positivamente colpiti dalla dimora e da me. Un po' stupiti da Hank, ma non hanno pensato niente di poco carino nei suoi confronti. Sono entrati nell'ottica che anche tu sei una mutante, dunque non provano disprezzo per nessuno di noi».

Charles sorrise con fare fascinoso, prima di allontanarsi. Però, per un attimo la sua espressione l'aveva tradito. Per un fugace, effimero attimo il suo sorriso era diventato più finto, come se avesse omesso qualcosa.

«Charles, tu non mi hai detto tutto».

«Cosa?»

«Lo sai. Hai fatto quella faccia».

«Quale faccia?»

«Quella faccia. Quella di quando provi a dire una bugia ma fallisci miseramente perché non ne sei capace».

Lui inarcò un sopracciglio, continuando a sorridere con quell'aria colpevole. Magari si stava chiedendo come mai riuscissi a leggere così bene le espressioni sul suo volto, e l'ovvia risposta era che lo osservavo. A lungo e con estrema dedizione.

«Voglio sapere cosa stava pensando mia madre, ti prego!» lo supplicai più innocente che mai, congiungendo persino le mani e guardandolo disperata.

«E va bene. Tua madre è convinta che tu voglia restare qui perché hai una cotta per Hank».

Restai interdetta a sostenere il suo sguardo chiaro per qualche secondo, poi realizzai del tutto le sue parole, arrossendo come un peperone.

«Non ci posso credere... mamma!» mi lamentai. Ah, le madri. Non era andata così lontana dalla realtà, di sicuro mi conosceva bene.


|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora