Erik abbassò i palmi delle mani, e gli oggetti condundenti di metallo caddero ai nostri piedi.
Sorrise e chinò un po' il capo. Ne approfittai per abbassare le barriere bluastre che avevo innalzato per difendermi dall'ultima raffica di lame.
«Okay, per me sei diventata sufficientemente brava. Tu che ne dici, Charles?» domandò rivolto all'amico. Aveva seguito tutta la sessione di allenamento fermo sulla soglia, e aveva annuito con aria soddisfatta.
«Anche per me».
Sospirai, massaggiandomi il collo e ravviando un po' i capelli con entrambe le mani.
«Menomale... mi vado a fare una doccia» sentenziai, ma Erik mi bloccò stringendomi un braccio.
«No, signorina, dove vai? Io ho finito, tu no».
Charles si avvicinò.
«Temo che Erik abbia ragione. Adesso passiamo all'esercitazione delle barriere mentali».
Sgranai gli occhi.
«Cosa? No, per favore, sono stanca!»
Lui mi sorrise con dolcezza, come per rasserenarmi.
«Non dovrai sforzare il tuo corpo... adesso lavoriamo solo sulla mente».
Erik ci salutò con un cenno della mano, mentre si passava un asciugamano attorno al collo e sulle spalle. Abbandonò la stanza e rimasi sola con Charles.
Il cuore aveva già cominciato a battere più forte, ma per fortuna avrebbe pensato al normale aumento di pressione dopo un prolungato sforzo fisico.
Merda, merda, merda, merda...
Mi ero esercitata tutte le sere, mi ero fatta venire forti emicranie per riuscire a innalzare una barriera mentale. Alla fine ce l'avevo fatta, ma la sentivo alzarsi piano piano, fasciare la mia mente come un velo di seta, troppo leggero e facile da soffiare via. Soprattutto se dovevo fronteggiare un telepate del suo livello.
«È che non mi ero mai soffermata sull'ipotesi di una barriera mentale...» farfugliai, tanto per parlare, perché quel silenzio carico di tensione mi stava uccidendo. Era così vicino...
I suoi occhi azzurrissimi si rattristarono appena.
«Lo so... Mi dispiace tanto, Ivy. Non avrei voluto coinvolgervi in tutto questo, ma c'è bisogno di noi».
Puntò due dita sulla tempia.
«Ci siamo... Sto per toccare la tua mente».
Perché a ogni cosa che diceva, mi sentivo sciogliere?
Alt! Non è il momento di pensare a queste cose!
Mi concentrai, fino a ignorare il mio intero corpo che aveva cominciato a tremare impercettibilmente, a causa della tensione e del timore di sentirmi eccessivamente esposta. Immaginai di creare una barriera attorno alla mia mente, l'immagine si intensificò, quasi come se volessi renderla reale, concreta, solida.
Pian piano la sentivo innalzarsi.
Sono qui.
Bene. Se prima era difficile incanalare i pensieri giusti, pensieri che fossero pura energia, adesso divenne quasi impossibile. Ero letteralmente entrata nel panico, e probabilmente lui lo stava già percependo. Mi venne in mente di fare l'unica cosa – insensata – che mi aveva suggerito Raven qualche sera prima, quando le avevo esternato le mie paure... cantare.
Cantare la prima cosa che mi veniva in mente, occupare la mente con una canzone.
Kiss me quick, I just can't stand this waiting, 'cause your lips are lips I long to know... oh that kiss will open heaven's door and we'll stay there forevermore, so kiss me quick because I love you so...
(Baciami subito, non riesco a sopportare quest'attesa, perché le tue sono labbra che desidero conoscere... oh, quel bacio aprirà le porte del paradiso e noi staremo lì per sempre e di più, allora baciami subito perché ti amo così tanto...)
No, meglio cambiare canzone...
My love I offer you now, my heart and all it can give, for just as long as I live, I'm yours. No arms but yours dear will do, my lips will always be true, my eyes can see only you, I'm yours...
(Ti offro il mio amore, adesso, il mio cuore e tutto quello che può dare, perché finché vivrò sarò tua. Solo tra le tue braccia, caro, voglio stare, le mie labbra saranno sempre sincere, i miei occhi vedono solo te... sono tua...)
No.. ehm...
Your lips, your eyes, your soft sweet sighs... I feel that I've known you forever, your style, your touch, you're just too much...
(Le tue labbra, I tuoi occhi, i tuoi sguardi dolci e leggeri... Mi sento come se ti conoscessi da sempre. Il tuo stile, il tuo tocco, sei semplicemente troppo...)
Oh ma perché mi vengono in mente soltanto canzoni smielate?!
Perché sei una ragazza romantica, Ivy.
La barriera nella mia mente si alzava sempre più.
Ci siamo quasi... comincio a perdere il contatto con la tua mente. Stai andando bene, continua.
A b c d e f g h i j k...
Ivy?
...L m n o p q r s t...
Niente, non lo sentivo più. Charles fece una smorfietta e staccò le dita dalla tempia.
«Ti ho persa».
... U v W X y z! Grazie a Dio!
«Hai provato difficoltà ad innalzare la barriera?»
Scossi il capo da brava scolaretta.
«Adesso non tanto, ma nelle sere passate sì, quando mi ersercitavo nella mia stanza. Sono andata così male?» chiesi esitante. Lui si aprì in un sorriso fantastico.
«No, affatto, sei andata molto bene. Domani riproviamo-»
«Charles, vorrei essere in grado di mantenere la barriera mentale in ogni istante. Sempre» dissi tutto d'un fiato, interrompendolo.
Il sorriso gli morì sulle labbra, e mi guardò un po' perplesso.
«Perché? Se la telepate dei nostri nemici fosse nei paraggi lo avvertirei subito. Da chi vuoi schermare la tua mente?» chiese, e la domanda era piuttosto retorica.
Da te, certo.
«Ecco, io...»
«Ti ho promesso di non entrare nella tua testa senza il tuo consenso, Ivy».
«Lo so... Scusa, lascia stare» mi rassegnai, e distogliendo lo sguardo mi allontanai da lui. Io non volevo che – in caso di necessità, col mio consenso, o qualsiasi altra giustificazione divina – lui potesse entrare nella mia mente. Non volevo che scoprisse dei miei sentimenti.
Mi sentivo piccola e insignificante, e non volevo che vedesse quanto fossi patetica, quanto fossi invaghita di lui.
Perché lo ero da matti.
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|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯
Fanfiction|Completa| «Sei Ivy Anger, vero?» domandò l'uomo alla mia sinistra, e riconobbi subito il tono di voce, quello che esattamente qualche secondo prima era stato nella mia testa. Annuii confusamente col capo, incrociando il suo sguardo. Due dita erano...