Capitolo trentatré

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-Due mesi dopo-

«Sta arrivando» esordì a bassa voce Charles, lanciandomi un'occhiata d'intesa. Io annuii, tenendomi pronta. Affilai lo sguardo, restando in silenzio. Ci trovavamo in cucina, lui seduto sulla sua sedia a rotelle accanto al frigo e io poggiata contro il tavolo. Hank entrò poco dopo, ed io subito gli corsi incontro.

«Buon compleanno!»

«Buon compleanno, Hank!»

Lo abbracciai di slancio, per poi farmi da parte quando Charles avanzò tendendogli una mano. Hank ricambiò la stretta con calore.

«Grazie a tutti e due».

«Non sono in grado di prepararti una torta con le mie mani, ma posso ordinarne una» dissi pratica, ma Charles attirò la nostra attenzione.

«Non ce ne sarà bisogno, Ivy, perché questa sera non resteremo a casa».

Sgranai gli occhi, in aspettativa.

«Dove andiamo?»

«A festeggiare fuori! Però niente documenti falsificati, questa volta. Sarete sotto la mia tutela e berrete soltanto analcolici» spiegò, e il suo sguardo si spostò su di me, che finsi indifferenza. «Ma andremo in qualche locale dove potrete divertirvi e ballare».

«Evviva!» mi lasciai sfuggire, stringendo i pugni e portandoli al cielo. Hank si massaggiò il collo, non molto convinto.

«Non sono ancora riuscito a migliorare il siero, non so quanto potrebbe durare l'effetto. E se diventassi blu e peloso tutto d'un tratto, in mezzo alla gente?»

«Non userai il siero, potrò manipolare la mente delle persone affinché ti vedano con il tuo aspetto umano».

«È un'idea fantastica!» cinguettai ancora, già euforica all'idea di passare una serata fuori con Charles, a festeggiare il compleanno di Hank, ovviamente.

«E se qualcuno mi toccasse? Sentirebbe il pelo».

«Ti starò sempre intorno, così penseranno tu sia in dolce compagnia e nessuno si avvicinerà troppo».

Hank guardò Charles un po' titubante, mentre lui si stringeva nelle spalle e muoveva le mani, con la tipica espressione che sembrava dire "visto? È tutto okay".

«E va bene, ma se dovesse finire male non prendetevela con me».

Così, calata la sera sparii nella mia stanza per potermi preparare. Aprii entrambe le ante dell'armadio e cominciai a passare in rassegna i miei abiti, alla ricerca di quello giusto da indossare per quella serata. Alla fine tirai fuori un vestito lilla con le spalline e la gonna a campana.

A Raven questo vestito sarebbe piaciuto tantissimo. Chissà dov'è, come sta. Se fosse stata qui, stasera saremmo uscite assieme e ci saremmo divertite un mondo, ne sono sicura.

Lo indossai e mi guardai con interesse allo specchio, inclinando il capo e provando a sollevare i capelli sul capo. Decisi di fare uno chignon alto, con due ciocche ondulate che cadevano ai lati del viso, poi scelsi una borsa e le scarpe nere con il tacchetto. Tratteggiai una linea di eyeliner sugli occhi e mi sorrisi, soddisfatta del risultato.

Scesi le scale contenta e andai verso il salotto vicino l'ingresso, sapendo che mi avrebbero aspettata lì.

Hank non c'era ancora, ma Charles era fermo vicino la finestra, intento a guardare fuori. Sentendo il rumore delle mie scarpe si voltò. Per qualche stupida ragione da ragazza romantica trattenni per un attimo il respiro, mentre lui mi riservava un sorriso timido e uno sguardo dolce.

Mi sembrò di essere scesa lì per lui, che Charles stesse aspettando proprio me, come se dovessi essere la sua partner per quella sera e non quella di Hank.

«Hank non è ancora pronto?» buttai lì, guardandomi intorno, ponendo fine a quella strana tensione che avvertivo.

«No. Stai molto bene, Ivy» disse Charles cogliendomi di sorpresa. Ebbi la sensazione che avesse parlato tutto d'un fiato, e in effetti l'attimo dopo tossicchiò per schiarirsi la voce, distogliendo lo sguardo dal mio.

«G-grazie!»

Un silenzio imbarazzante calò su di noi, così congiunsi le mani in attesa che Hank ci raggiungesse e cominciai a tormentarle.

Se Raven fosse stata qui sarebbe scoppiata a ridere senza pudore e mi avrebbe presa in giro per tutta la sera. Ho balbettato! E adesso non so cosa accidenti dire, perché mi sento un'emerita scema. Perché non è qui, dannazione! Lei avrebbe di sicuro trovato qualcosa da dire, avrebbe cominciato un discorso leggero per passare il tempo. E invece io me ne sto zitta e imbarazzata. Sì, anche Charles a quanto pare non trova niente da dire, ma credo si tratti semplicemente di essere contenuto. È stato già così gentile da farmi un complimento, anche se per cortesia, e adesso magari pensa che io possa illudermi. Non ci credo, ho balbettato!

Hank entrò in quel momento nel salotto, cercando di lisciarsi il completo indossato, sperando gli stesse bene.

«Trovare abiti di questa taglia non è sempre molto semplice, ma trovare delle scarpe è praticamente impossibile» sospirò, con i grandi piedi blu scoperti. Gli andai incontro fingendo di aggiustargli una manica della giacca, anche se il mio unico vero scopo era quello di dimenticare al più presto quell'imbarazzante momento di silenzio.

Charles puntò un dito sulla tempia, sorridendogli.

«Ecco fatto, nessuno si accorgerà del tuo aspetto».

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora