Capitolo quarantatré

509 38 5
                                    


Silenzio.

Ballavo.

Ero al centro pista del locale nel quale avevamo passato la serata al compleanno di Hank, ed ero con Charles. C'eravamo soltanto noi, il salone con il parquet in legno lucido era illuminato da luci soffuse tutt'intorno. Non si vedeva nient'altro, il resto si perdeva nell'oscurità ma non me ne curavo.

Indossavo il medesimo vestito lilla e Charles era di fronte a me, che mi cingeva un fianco con una mano e l'altra stringeva e sollevava la mia, pronti per il nostro ballo. Con i piedi dondolavamo già sul posto, mentre lui mi sorrideva e mi fissava con quei suoi bellissimi occhi azzurri.

Unforgettable, that's what you are

Unforgettable tho' near or far

Like a song of love that clings to me

How the thought of you does things to me

Never before has someone been more

(Indimenticabile, ecco cosa sei

Indimenticabile, che tu sia vicino o lontano

Come una canzone d'amore che mi stringe,

così è il pensiero di te che mi tormenta

mai nessuno prima è stato di più)

Sospirai mentre respiravo l'odore della sua pelle, della sua camicia stirata e il golfino pulito. Sollevai gli occhi sul suo volto, e lui era lì a sorridermi.

«Questa sera è soltanto nostra» sussurrò, stringendo più forte il mio fianco.

Era tutto così bello, ma c'era... c'era qualcosa che stonava.

Unforgettable in every way and forever more

That's how you'll stay

That's why, darling, it's incredible

That someone so unforgettable thinks

I'm unforgettable too

(Indimenticabile in ogni senso e sempre più

Ecco cosa resterai tu

Ed è per questo, mio caro, è così incredibile

Che qualcuno di così indimenticabile

Pensi che sia indimenticabile anch'io)

«Charles...»

«Ivy».

«È tutto così perfetto, ma so... so che c'è qualcosa di sbagliato in tutto questo».

Charles scosse il capo.

«Non c'è niente di sbagliato, Ivy! È quello che vogliamo, è ciò che il nostro cuore desidera» mi rassicurò, e la mano che stringeva la mia la lasciò andare per posarsi sul mio volto. Mi scrutò ancora con quello sguardo intenso e si chinò a posare le labbra sulle mie. Rimasi immobile, con il cuore che batteva fortissimo, ma poi lo lasciai fare, mi arresi e lasciai che quello si trasformasse in un vero bacio. Il mio primo bacio.

Eppure una strana sensazione ancora mi stringeva lo stomaco in una morsa fastidiosa. Una fastidiosa sensazione chiamata buon senso, forse. Mi staccai dalle sue labbra, scuotendo il capo.

«No, non può essere. Noi non dovremmo essere qui. Tu non dovresti essere qui, e c'è qualcosa di diverso in te» ammisi, guardandolo, senza però capire cosa.

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora