Capitolo ventisette

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«Grazie, mi prendi anche in giro adesso» constatai, stando al gioco.

Eravamo da soli e, finalmente, da quando ero tornata lì io e Charles stavamo parlando sul serio. Non ci stavamo solo scambiando frasi di rito, dovuto forse al mio imbarazzo post "inconsapevole confessione", ma ci trovavamo nel suo ufficio, soltanto io e lui, a parlare.

«Come stai?» mi domandò infatti poco dopo, tornando serio.

Non potevamo fingere a lungo. È arrivato il momento di parlarne, vero? Di parlare di tutto. Raven, Cuba...

«Io sto bene, Charles. Solo che è un po' strano essere qui con Hank senza tutti gli altri».

«Ti senti sola? Ben presto questa diventerà una scuola, e si riempirà di giovani ragazzi e ragazze. Tu ed Hank stringerete nuove amicizie. Studierete qui, seguirete dei corsi con dei docenti. Hai mai pensato di andare al college, Ivy?»

Scossi il capo.

«In realtà no, il college non è propriamente come il liceo. Avrei dovuto viverci, trovarmi una stanza con un'altra ragazza, con ogni probabilità umana. Sarebbe stato un po' più complicato mantenere perennemente nascosti i miei poteri. Certo, sarebbe più facile per me che per altri, ma per quanto a lungo avrei dovuto nascondere quella che realmente sono?

Quando sono stata qui con Raven, Alex, Sean ad Hank mi sentivo finalmente libera di essere me stessa. Casa tua è una specie di rifugio per me. Un posto dove posso essere Ivy, dove posso creare una barriera con le mani senza essere guardata con paura e sospetto. Dopo essere stata qui non credo proprio di voler frequentare un college, onestamente».

Charles mi ascoltò, poi fece un cenno con il capo.

«Ed è proprio per questo che ho intenzione di portare il college qui da noi» spiegò, sciogliendosi in un sorriso confortevole e caloroso. «Qui potrete imparare e studiare tutte le materie che serviranno per il vostro futuro, oltre che imparare a controllare al meglio i vostri poteri».

Ricambiai il sorriso e mi ammutolii, non sapendo che altro dire. Anche lui rimase in silenzio per qualche istante.

«Raven ti manca?»

Quella domanda mi prese un po' in contropiede.

«Sì. Tanto».

«Manca molto anche a me, ma prima o poi tornerà. La rivedremo».

Charles sembrava nutrire fiducia in lei, nonostante avesse deciso di seguire Erik e ciò che restava del Club Infernale. Aveva visto qualcosa di buono in lui e conosceva troppo bene la vera natura di Raven. Una parte di me si sentì un po' in colpa per non riuscire a condividere quel suo ottimismo e quella fiducia che riponeva nel prossimo.

Però Charles era fantastico proprio per quello, no?

«Lo spero».

«Io... non sono sicuro se sia giusto chiederti come stai, parlando della nostra missione a Cuba. Non so se ti senti pronta per parlare anche di questo. Hai dovuto affrontare dei nemici, il nostro jet è quasi precipitato, abbiamo in qualche modo perso qualcuno dei nostri, e ...»

Non seppi cosa stesse per dire, perché si bloccò con un mezzo sospiro e non terminò la frase. Però, io lo intuii lo stesso.

E tu sei finito su una sedia a rotelle, Charles. La mia barriera si è frantumata per lo shock subito, e per un maledetto istante ho davvero temuto di perderti per sempre.

Lo stomaco mi si strinse in una morsa fastidiosa.

«Hai ragione, non... non credo di essere pronta per parlare di Cuba».

«D'accordo, scusami».

Scusarti? E per cosa... perché ti preoccupi per me? Perché sebbene la vita sia ripresa a scorrere come prima, sai che tante cose sono cambiate e non hai idea di come io stia reagendo sul serio? Non lo so nemmeno io, ad essere sincera. So solo che ho preso quel giorno e l'ho gettato da qualche parte dentro di me. È come un vaso di Pandora che ho paura di aprire.

Non sono pronta.

Non ce la faccio.

«E poi, a dirla tutta, non dovresti essere tu a chiedermi come sto dopo Cuba. Sei tu ciò che ha perso qualcosa più di tutti noi» ammisi, e una nota di frustrazione fu trasparitile nella mia voce.

Ora mi sento improvvisamente arrabbiata. L'avevo detto che non ero pronta per parlarne.

Lui sgranò appena gli occhi azzurri, sorpreso.

«Ivy, io sto bene» scandì lentamente, come se capire quel concetto fosse di vitale importanza.

«Okay, ho capito. Adesso devo tornare in camera mia. Sarà meglio procedere con le faccende domestiche visto che i miei saranno qui domani».

Abbozzai un sorriso rassicurante, prima di uscire dal suo studio senza trovare più il coraggio di guardarlo negli occhi.

Anche se non poteva conoscere i miei pensieri, sapevo di non averlo convinto.

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora