Capitolo quarantaquattro

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Il viaggio di ritorno alla scuola per giovani dotati non lo ricordai affatto, dormii tutto il tempo.

Charles avanzò nel laboratorio dove, su due lettini, eravamo stese io e Betsy. Eravamo collegate a dei macchinari, ed Hank controllava i nostri parametri vitali.

«Allora, come stanno?»

«È un bene che avessi applicato una cimice nelle nostre cinture da X-men, altrimenti non avremmo mai potuto rilevare la posizione di Ivy e non saremmo arrivati in tempo. Migliorano a vista d'occhio, non sono più in pericolo di vita» lo rassicurò prontamente lui. «Tuttavia dobbiamo aspettarci delle conseguenze».

«Del tipo?»

Hank sospirò, guardandomi.

«La mente di Ivy potrebbe risultare più debole d'ora in avanti, e non so per quanto tempo».

«Spiegati meglio, per favore» disse Charles, facendo il giro della brandina e fermandosi accanto a me. Allungò una mano e accarezzò i miei capelli biondi in attesa di un verdetto.

«Potrebbe avere delle allucinazioni, delle insicurezze, delle instabilità. La sua mente stava morendo, Charles. Lei stava morendo. Sei riuscito a riportarla indietro, ma è stato praticamente un miracolo».

Charles si morse le labbra con forza, gli occhi azzurri si inumidirono fino a quando non si commosse del tutto. Le lacrime scesero lungo le guance mentre continuava ad accarezzare i miei capelli.

«Scusami se ti sto chiedendo tanto, ma ti prego, fa' qualsiasi cosa è in tuo potere».

Hank distolse per un attimo lo sguardo.

«Oh, no, io lo capisco. Non devi scusarti o giustificarti con me, vedo il modo in cui la stai guardando. Non devi spiegarmi niente».

Charles annuì, tirando impercettibilmente su con il naso.

«D'accordo. C'è qualcosa che posso fare anch'io?»

Hank si strinse nelle spalle.

«Starle vicino, far sì che i ricordi di quello scontro nella sua testa non riaffiorino mai, che quella delicata ferita che ha nella mente non si riapra fino a quando non sarà del tutto cicatrizzata, parlando per metafore».

«Va bene, questo posso farlo. E che mi dici dell'altra ragazza?»

«Francamente, lei è quella che ne uscirà peggio, Charles. Ho rilevato un trauma cerebrale. Quando si risveglierà soffrirà di amnesia e non so per quanto tempo, e potrebbe non riuscire più a controllare i suoi poteri».

«Capisco».

«La porterò in un ospedale di New York prima che possa svegliarsi, così non ricorderà mai niente di noi né della scuola».

L'altro sospirò.

«Hank, non credo sia il caso... forse dovremmo tenerla qui con noi-»

«No, non possiamo farlo, non voglio. Hai visto a cosa ci ha portato questa ragazza, stavamo per perdere Ivy! Lasciamola andare, con la speranza di non incrociare più il suo cammino. Poco importa che sia un livello omega, ormai. Potrebbe non riscoprire mai più i suoi poteri».

«Va bene, Hank. Così sia».

Charles... Io non so cosa dire.

Capisci perché le tue paure prendevano il sopravvento facendoti credere che io amassi Raven?


*

Charles passò in rassegna altri ricordi nella mia testa. Ero letteralmente bombardata da immagini e sensazioni del passato, ma tutto prendeva finalmente forma, tutto quello a cui non ero riuscita a dare una spiegazione.

Entrai nel suo studio, dopo aver bussato e sentito il suo responso positivo.

«Ivy, dimmi pure» mi apostrofò, mentre si spostava con la sedia a rotelle e si avvicinava alla libreria. Prese un libro nella vetrina in basso, ma non lo aprì. Mi dedicò tutta la sua attenzione.

«Ho visto che la scuola comincia a riempirsi di giovani mutanti...»

«Già. È fantastico, vero?»

Sorrisi.

«Sì...»

«Adesso mi sto ingegnando a cercare docenti. Sto utilizzando cerebro per trovarli e contattarli telepaticamente».

«Io non voglio essere una studentessa. Voglio essere una docente e, se proprio non posso perché sono troppo giovane, chiedo di poter essere almeno la tua assistente. Nel frattempo continuerò anche a studiare, lo prometto! Ascolterò le tue lezioni, le studierò e sarò anche capace di fornire ripetizioni a qualcuno. Per favore...»

*

Era sera, nel suo studio. Charles era seduto sul divano, dopo che l'avevo aiutato a passarvi dalla sedia a rotelle, e stava leggendo un libro. Mi sedetti accanto a lui, piegando una gamba sotto al sedere. Ero scalza, ma aveva smesso di farmi le ramanzine. Lo vidi piuttosto concentrato, intento a preparare la lezione del giorno dopo.

«Passiamo ad un argomento nuovo?» gli domandai, tanto per parlarci un po'. Mi piaceva parlare con lui, ne sentivo il bisogno fisiologico. La sua voce mi rilassava.

«Mmh mmh».

«Sarà facile?»

«Abbastanza».

Sospirai. Non mi dava attenzione, era troppo preso dalla sua lezione. Lo guardavo in silenzio, indisturbata. 

Mi sporsi in avanti e gli diedi un bacio sulla guancia. Finalmente, quello lo distrasse. Si voltò a guardarmi.

«Ivy...» mi disse con aria di rimprovero. Era in difficoltà, lo percepivo da come si mosse. Si schiarì la voce, allentò il colletto della camicia e finse di riconcentrarsi nella lettura.

Questo momento te lo ricordi, vero? È qui che ho ceduto per la prima volta. Non ho saputo resisterti.

Perché ti frenavi sempre?

Le regole, Ivy. Non eri neppure maggiorenne.

Quella sera mi sentivo pronta a fare tutto, così gli girai il volto con una mano, e poggiai le labbra sulle sue. Il cuore mi rimbombava furiosamente nelle orecchie, mentre speravo con tutta me stessa che non mi rifiutasse.

Le sue labbra si schiusero, e diedero via al bacio più dolce che ebbi mai dato, nonché il primo. Mi feci più ardita, avvicinandomi al suo corpo. Fu allora che allontanò il viso.

«Ivy, non posso».

«Perché?»

«Sei piccola».

«Non hai un'espressione molto convinta. E poi, crescerò... Non sono mai riuscita ad aprirmi così tanto. Adesso lo sto facendo... non respingermi...»

Lui chiuse gli occhi, mentre le nostre labbra si sfioravano di nuovo.

«Non posso darti granché. Non posso più camminare. Ci sono tante cose che non posso farti fare. Ad esempio, non posso più mantenere quella promessa e portarti a ballare».

Scossi il capo, accarezzandogli i capelli, intrappolandoci le mani.

«Non importa. Mi interessano tutte le altre cose che invece possiamo fare. A partire dallo stare insieme... e baciarci».

Un altro schiocco di labbra.

«Soltanto un bacio, Ivy».

Soltanto un bacio... come no. Alla fine sei riuscita a corrompermi.

Non sono stata io, è stata la tua natura donnaiola che alla fine è saltata fuori.

È stato il tuo amore che mi ha corrotto. Ti ho amata sempre di più. Eravamo felici! Ti ricordi quando abbiamo annunciato la nostra relazione?

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora