Capitolo quarantadue

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Rinvenire a distanza di poco tempo, dopo aver subìto un colpo tremendo per ben due volte è tutt'altro che piacevole e, di fatti, mi lamentai senza neppure rendermene conto, mugolando qualcosa di incomprensibile e desiderando soltanto di rimettermi a dormire.

Concessione che nessuno mi fece, però, anzi, mi sentii arpionare un braccio e strattonare, aumentando a dismisura il dolore alla testa.

«Ti sei svegliata? In piedi, muoviti» disse la voce di un uomo. Fui costretta poco gentilmente ad alzarmi, e notai Psylocke poco più in là, seduta su una sedia di metallo e con l'espressione aggrottata e dolorante almeno quanto la mia, intontita, sedata.

Ciò che fai torna sempre indietro.

Vidi che di fronte a lei c'era un'altra sedia di metallo, e fu lì che il Purificatore mi condusse, sempre strattonandomi per impedire che le mie gambe cedessero e i miei piedi incespicassero gli uni negli altri. Ero molto confusa.

«Siediti qui» mi esortò, rendendo esplicito quello che avevo intuito. Fui obbligata ad obbedire, e rabbrividii appena. Menomale che la tuta da X-men non lasciava lembi di pelle scoperta, sarebbe stato davvero sgradevole trovarmi a contatto con l'acciaio gelido.

«Cosa avete intenzione di farci?» chiesi, ancora mezza intontita, mentre mi fermavano i polsi con dei lacci di pelle.

Una porticina che dava su quella stanza vuota si aprì, e un uomo fece il proprio ingresso. Avanzò con un sorrisino compiaciuto sul volto, fino ad arrestarsi a pochi passi da noi. Lo guardai con diffidenza, sapendo che si trattava del nemico. Non era molto alto, e aveva una corporatura robusta. Il volto perfettamente rasato, gli occhi chiari e i capelli brizzolati. Giocava con la fede nuziale che aveva al dito, prima che si decidesse ad aprir bocca.

«Mi presento, sono Jason Stryker, il capo dei Purificatori. Lei mi conosce già» commentò Stryker indicando Psylocke, sbeffeggiandola con un sorriso provocatorio. Poi puntò di nuovo lo sguardo su di me. «Tu invece devi essere una dei giovani X-men, quella patetica marmaglia di mutanti che in segreto avrebbero appena scongiurato la terza guerra mondiale. Voi, che pateticità. Come potete credere di essere dei salvatori, quando siete stati voi mutanti a minare l'equilibrio della terra? È vero, se non ci foste stati voi X-men, Cuba sarebbe diventata l'epicentro di una nuova guerra mondiale, ma se non ci foste stati voi mutanti, questa minaccia non sarebbe neppure esistita. La vera soluzione a tutti i nostri problemi è eliminare quelli come voi» spiegò, parlando lentamente e con saccenza, continuando a sottolineare la distanza tra noi e loro.

Non sei per niente carismatico, Charles ci sa fare molto più di te. Un mutante e un umano... e tra i due dovrebbe essere Charles a sparire? Ci sono persone preziose come lui, e persone deviate e crudeli come questo Stryker. E indovina chi è il mutante e chi l'essere umano...

«Due ragazze così giovani! Quanti anni avete? Sedici? Diciassette? Diciotto? Anche mio figlio William è ancora un giovanotto. Non permetterò che mostri come voi possano mettere a repentaglio la sua sicurezza. Procediamo».

Procedere? Con cosa?

Due purificatori si avvicinarono a Psylocke, che non poté in alcun modo respingerli. Le attaccarono alcuni elettrodi alle tempie, i cui sottili cavi erano collegati ad una macchina.

«Che diavolo volete fare?! Allontanatevi da lei!» esclamai, ma fui zittita dalla risatina divertita di Stryker.

«Oh, non temere, adesso la lasciamo andare, lasceremo agire tutto il suo potenziale».

«Che cosa significa?»

«Significa che la controlleremo, e la obbligheremo a usare tutto il suo potere telepatico contro di te. Sfonderà la tua testa, vi ucciderete a vicenda».

Sgranai gli occhi, spaventata. Anche se possedevo la mia barriera mentale, non potevo contrastare a lungo gli assalti di un livello omega, se questi non mi avesse dato tregua con i suoi attacchi.

Psylocke scosse un po' il capo quando il macchinario fu messo in funzione e gli elettrodi le mandarono lievi scariche elettriche. Stryker andò dietro i comandi, girando alcune manopole.

«Mi senti, Elizabeth? Il tuo scopo è quello di entrare nella mente di questa mutante. Lei è malvagia, e non appena sarà libera la prima cosa che farà sarà ucciderti. Sei sedata, narcotizzata, non potrai difenderti in alcun modo. La tua unica difesa è la telepatia».

«Betsy, non ascoltarlo!» provai a urlare, guardandola muovere concitatamente il capo.

«Anticipala. Uccidila prima che lei uccida te» continuava intanto Stryker.

«Betsy, sei venuta tu da me a chiedere il mio aiuto! È lui il nostro nemico, non sono io!»

«Tormentala. Entra nella sua testa. Uccidila».

E poi arrivò, l'assalto di Psylocke alla mia mente, in tutta la sua ferocia. Si abbatté contro la mia barriera con l'intenzione di sbriciolarla. Mi concentrai con tutte le mie forze, sapendo che se lei fosse riuscita ad entrare, per me non ci sarebbe stata salvezza alcuna.

Digrignai i denti e strizzai forte gli occhi, ignorando il dolore pulsante alla nuca. Era come se la mia testa bruciasse e fosse presa a martellate da tutte le parti. La mia barriera era in pericolo, riceveva colpi su colpi di potenza sempre maggiore. Psylocke si stava accanendo con la forza della disperazione contro di me, cercando di avere accesso nella mia mente, perché c'era in ballo la sua sopravvivenza. Era convinta che l'avrei uccisa nel corpo, e l'unica cosa che poteva fare era uccidermi nella testa.

O me, o lei.

Per quanto mi sforzassi e stringessi forte i pugni, sentii la prima crepa e il cuore cominciò a battere forte in preda alla paura.

Charles aiutami, aiutami ti prego!

La mia testa lo urlava disperatamente, tutto ciò che desideravo era che lui apparisse lì davanti a me.

E, in un certo senso, il mio desiderio fu esaudito.

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora