Capitolo trenta

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Quel mattino mi ero appena alzata e aperto con un enorme sbadiglio la porta della mia stanza, stupendomi di trovare Hank proprio lì davanti.

«Questo è inquietante».

«Buongiorno anche a te, Ivy».

«È successo qualcosa?»

«No, però devi venire con me su ordine di Charles nel mio laboratorio, devo farti alcuni controlli».

«Questo è ancora più inquietante».

«Cambiati e scendi, ti aspettiamo là. Non mettere troppa roba addosso, devo passarti ai raggi x, ai raggi gamma e a qualsiasi altra radiazione esistente».

«Cosa?!»

Il suo sorrisetto mi fece capire che mi stava solo prendendo in giro.

«Un paio di pantaloncini elastici e un top andranno bene» decise, allontanandosi poi per il corridoio. Lo guardai inquieta per qualche secondo, senza ancora capire cos'avessero in mente.

«Ma almeno dimmi cosa sta succedendo!»

Hank però con un balzo si era già buttato giù dalla tromba delle scale. Con uno sbuffo d'insoddisfazione corsi nel bagno più vicino per fare una doccia al volo –cominciava a fare caldo, l'estate stava arrivando, io temevo di aver sudato e di sicuro uno con l'olfatto di una bestia se ne sarebbe accorto in quattro e quattr'otto- e cercare nei cassetti del comò la fascia per il seno nera e i pantaloncini azzurri di una tuta.

Raggiunsi il laboratorio, affacciandomi sulla soglia e scorgendo il profilo di Charles.

«Eccomi» esordii per rendere nota la mia presenza. Charles si voltò con un sorriso, di buon umore.

«Buongiorno, Ivy! Spero di non averti spaventata mandandoti a chiamare da Hank. Purtroppo avendo in testa quella barriera non posso inviarti dei messaggi mentali».

«Tu mandi a chiamare le persone parlando loro nella mente?» chiesi curiosa.

Hank, che stava sistemando tutto l'occorrente per i controlli, sollevò il capo blu.

«Tutte le volte. Continuamente».

Charles si strinse nelle spalle.

«Piccolo vantaggio dei miei poteri. Rapido e diretto. Così non avremo bisogno neppure degli altoparlanti per le comunicazioni per i nostri studenti» disse pratico. Hank però non sembrava ancora molto convinto.

«Sì ma non è molto gradevole quando sento la tua voce nella mente, mentre sono sotto la doccia».

Trattenni un risolino, guardandomi poi intorno.

«Allora, perché siamo qui?»

«La conversazione sostenuta ieri con i tuoi genitori mi ha fatto avere un'illuminazione. Sono stato uno sciocco, ho avuto Hank sotto gli occhi per tutto questo tempo eppure ci ho pensato solo ora».

«A cosa?»

«Il tuo gene mutante, mia cara Ivy. I tuoi poteri si sono stabilizzati e definiti, o sono ancora in corso di evoluzione? Tramite gli esperimenti con quel siero, sappiamo che il processo di mutazione di Hank non era ancora completo, che le sue cellule avrebbero continuato a mutare fino ad accrescere la sua agilità, la sua forza-»

«Fino a trasformarmi in una bestia blu» concluse Hank per lui.

Charles gli lanciò un'occhiatina di sottecchi, prima di tornare a rivolgersi a me.

«Quanto conosciamo della tua mutazione, Ivy?» mi domandò, sporgendosi un po' in avanti e inarcando un sopracciglio, sorridendomi fascinoso. Il cuore saltò un battito. Quando Charles era euforico per qualcosa mostrava tutto il suo carisma e il suo fascino. Mi guardava come se stesse flirtando e questo mi faceva sentire bene e male insieme. Bene perché stava succedendo. Male perché sarebbe presto finito.

«Sappiamo che puoi creare delle barriere, ma cosa potresti essere capace di fare e ancora non lo sai?»

Mi limitai a stringermi nelle spalle, sentendomi una perfetta idiota. Deglutii, ne avevo bisogno.

Hank si schiarì la voce.

«Ivy, stenditi qui».

Obbedii come un automa, un po' insicura.

«Non essere ansiosa, è solo una risonanza magnetica. Devi rilassarti» cercò di rassicurarmi mentre avvicinava un ago al mio braccio. «Farà un po' male» mi avvisò, infilandolo nella pelle. Sentii il fastidioso e sottile dolore e digrignai un po' il viso.

«D'accordo, Hank».

«Tutto a posto?»

«Tutto a posto».

«Durerà un po', indossa questo paio di cuffie, per il rumore» spiegò, sistemandomele lui stesso.

Quella situazione mi metteva un po' d'ansia comunque, mentre mi ritrovavo all'interno della capsula per la risonanza magnetica, con le luci che si accendevano una dopo l'altra facendomi aggrottare la fronte. Il rumore del macchinario era parecchio fastidioso, oltre al fatto che sentivo leggere pulsazioni ad un braccio. Potevo sentire i battiti veloci del mio cuore, mentre cercavo di restare rilassata e distrarmi, chiedendomi che tipo di sorprese i miei poteri mutanti potessero riservarmi in futuro.

Mi parve di stare lì un tempo interminabile, e quando la risonanza terminò e mi ritrovai a guardare il volto blu di Hank, mi sentivo un po' stordita.

«Abbiamo finito, Ivy. Adesso controllo i risultati e vi faccio sapere immediatamente».

«Okay, grazie» risposi mentre mi sfilava le cuffie dal capo e mi aiutava a mettermi seduta sul lettino.

Charles si avvicinò un po' ed io gli sorrisi per rassicurarlo.

«Secondo te cosa scopriremo?»

«Qualcosa di fantastico».

«Sai come rallegrare le persone, te lo concedo».

«E con te non devo neanche aiutarmi con i giochetti mentali» commentò, rilassato. Dopo circa una quindicina di minuti durante i quali mi rivestii –avevo portato un paio di pantaloni e una camicetta quando ero scesa nel laboratorio- Hank si avvicinò a noi con i risultati della risonanza.

«Sbalorditivo» fu tutto ciò che disse.

«Cosa?» domandai subito, fermandomi in piedi accanto a Charles.

«Le barriere... non si tratta soltanto di qualcosa di volontario. Queste rivestono le tue cellule, ti preservano da malattie mortali, rendendoti più forte a diversi tipi di radiazioni –di questo me ne accerterò meglio, non temere- e rallentano il loro invecchiamento».

«Quindi...-»

«Quindi probabilmente dimostrerai sempre meno anni della tua vera età. Ti manterrai un po' più giovane degli altri, almeno nell'aspetto».

Rimasi sinceramente e positivamente sbigottita, e Charles sorrise contento.

«Ma questa è una notizia magnifica! Le tue barriere sono una sorta di protezione anche a livello inconscio. La mutazione agisce costantemente sul tuo organismo, facendo esattamente ciò che fanno le tue barriere quando sei tu stessa a crearle: ti difendono da ogni tipo di pericolo. Certo, non ti renderanno immortale, ma è pur sempre una forma di protezione in più, no?»

«Uao... sono davvero stupita» ammisi, ancora scossa. Avevo appena scoperto che sarei invecchiata più lentamente delle altre persone, e che ero più forte della media contro ogni tipo di malattia o radiazione. Non mi sarei mai trasformata in She-Hulk, buono a sapersi.

«Ivy?»

«Mi ero distratta un attimo. Dimmi pure, Charles».

«Ti va di scendere con me a fare colazione? Non hai ancora mangiato niente. Continueremo a parlare in cucina».

«Sì, va bene, andiamo» risposi, di nuovo tra le nuvole. Dopo tanti giorni di tensione e rabbia repressa, finalmente avevo ricevuto una bella notizia, eppure... quel dolore restava sempre annidato da qualche parte dentro di me, pronto ad esplodere da un momento all'altro.

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora