Capitolo quindici

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La scuola per giovani mutanti, per quanto fosse diventata cupa e triste, mi parve il nido più accogliente del mondo. Mi lasciai cadere sul divano, stanca e piscologicamente provata.

Hank si avviò verso il suo laboratorio.

«L'effetto del siero tra un po' svanirà. Vado a controllare le nostre scorte».

Charles si limitò ad annuire col capo, per poi sedersi su una delle poltrone libere, dato che l'altra era stata occupata da Logan.

«Allora, sapete spiegarmi cos'è successo?» ci domandò, guardandoci a turno. Logan si schiarì la voce.

«Io ho per caso incontrato una persona del mio passato. Un uomo che faceva esperimenti sui mutanti. Credo che questo abbia destabilizzato il mio equilibrio e di conseguenza quello di Ivy».

Annuii.

«Già. La mia mente si stava spaccando, cercava di tornare in quella di Logan, per tentare di tornare nel futuro. È così che siamo arrivati qui, due menti in una. Ma non ce l'avremmo fatta... Per fortuna il Charles del futuro sta rafforzando la mia barriera con il suo potere. Oh, Dio... mi ha salvata» ammisi, nascondendo il viso dietro una mano, col cuore che batteva da morire e il mio corpo che tremava visibilmente per il terrore di quello che sarebbe potuto essere, e il sollievo di ciò che invece era stato. Mi aveva salvato la vita.

Logan mi scrutò, comprensivo. Non doveva essere stato facile neppure per lui.

«Sai che Charles avrebbe tentato di proteggerci fino alla fine».

Annuii, alzando il volto e fissando l'altro Charles negli occhi.

«Quello del futuro, senz'altro. Ma quello che abbiamo davanti prende dei sieri che gli fanno perdere i poteri» decretai, con rancore. Di nuovo, l'antica rabbia tornava a scavare dentro di me. Se avessi dovuto contare sul Charles del 1973, sarei irrimediabilmente morta.

Logan sospirò, mentre Charles distoglieva lo sguardo dal mio, codardo e dispiaciuto.

«Questo è vero, Charles. Dovresti rinunciare a quel siero. Abbiamo bisogno di te, dei tuoi poteri. Dobbiamo trovare Mystica e Magneto, e tu puoi riuscirci usando Cerebro».

Lui scosse il capo, stringendo i braccioli della poltrona.

«No, troveremo un altro modo per cercarli. Io non posso rinunciare a quel siero... Quando l'effetto finisce, io sento le loro voci nella mia testa, il lorodolore... di tutti coloro che sono andati in guerra, di tutti coloro che soffrono... non riesco a sopportarlo...»

La sua voce era spaventata, parlava a tratti, come se non respirasse bene.

«Tutti abbiamo sofferto e soffriamo, ma i tuoi poteri ci servono...» rincarò Logan.

Rimase in silenzio, e mi sembrò di percepire uno spiraglio di speranza.

«Charles... ti prego, rinuncia a quel siero».

Scosse di nuovo il capo.

«Mi dispiace... ma non posso. «Il mio potere viene da qui, dal mio cuore, ed è spezzato».

Con un moto di rabbia mi alzai di scatto dal divano. Volevo andarmene, non volevo restare in quella stanza un minuto di più. Lo stavo odiando con un'intensità allucinante, e lo disprezzavo. Forse, quelle emozioni negative ce le avevo stampate in viso, perché mi lanciò uno sguardo rammaricato. I suoi occhi erano così tristi ed espressivi, che mi sentii ancora più infuriata.

«Credi che sia facile?! Non pensi che io e Logan siamo qui perché la situazione del futuro è davvero disperata? Credi di essere il solo a soffrire? Stiamo perdendo i nostri amici uno ad uno, e tu eviti ancora di metterti completamente in gioco!»
Feci una pausa, respirando a fondo e stressando i capelli.

«Vuoi sapere perché non sono più tornata, Charles?! Vuoi sapere perché ti ho detestato?! Perché non sei più tu! Questo Charles non lo conosco, è un estraneo! Io sono innamorata del Charles che eri un tempo, il mio Charles, quello che ho conosciuto e mi ha fatto perdere immediatamente la testa! Perché quel Charles era fantastico... Dio, se lo era! Credeva sempre nel prossimo, riponeva la più assoluta fiducia nelle mani dei suoi compagni. Sapeva dire sempre la cosa giusta, sapeva far emergere la speranza, la determinazione, la forza che era sopita dentro ognuno di noi... e non si rendeva conto che era proprio lui, la forza della natura... era così straordinario! Passava come un uragano nelle nostre vite incasinate, e rimetteva tutto in ordine!»

Mi fermai solo per soffocare un singhiozzo. Gli occhi però si erano riempiti di lacrime, e avevano già cominciato a solcarmi il viso.

«Quel Charles mi manca... È stato lui a insegnarmi ad usare i miei poteri. Lui si è preso cura di me, di Hank, di Raven, perfino di Erik... si è preso cura di tutti noi e ci ha fatto sentire uniti, una vera famiglia! All'epoca ero una sciocca ragazzina che sospirava per potergli stare vicino, e mi sembrava così irraggiungibile... ma poi, alla fine... si è lasciato raggiungere. Me l'ha permesso... mi hai permesso di amarti senza più nascondermi. Ed è stato allora che ho cominciato ad odiarti. Perché giorno dopo giorno, non eri più tu. Quella forza che eri così bravo a trovare in noi... non hai avuto più il coraggio di cercarla in te stesso. O forse non ne avevi più motivo».

Mi asciugai energicamente le lacrime, e mi voltai, attraversando il salotto e sbattendomi la porta alle spalle.

Tutto ciò che avevo detto, sputato velenosamente nella rabbia, era vero.
Era vero che lo detestavo per quello.
Era vero che si era lasciato raggiungere.

Avevo ben impresso nella mia mente, la sera in cui qualcosa aveva cominciato a cambiare, anche se l'avevo realizzato soltanto in seguito. Era un ricordo che faceva male, che mi toglieva il respiro, perché avrei voluto disperatamente riviverlo, imparare ad apprezzarlo, comprenderlo fino in fondo.  

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora