Capitolo venti

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Tornai correndo nei pressi del jet e notai che sia Bestia, che Havok e Banshee erano tornati lì. 

Sorrisi loro e fui grata al cielo di vederli sani e salvi. Certo, un po' ammaccati, come me del resto, ma sembravano stare tutti bene. Ci abbracciammo, e soprattutto Raven mi strinse forte, ma il momento di felicità durò ben poco. Charles ci richiamò all'attenzione, avanzando verso di noi con Moira McTaggart.

«Maledizione! Erik ha ucciso Shaw!» esclamò, e proprio in quel momento la struttura d'acciaio del sottomarino abbandonato poco più distante– in cui era stato barricato il nemico - cominciò a squarciarsi. Ne uscì il cadavere di Shaw, fluttuante, sorretto da alcuni cavi metallici, e lo seguì Magneto, con un elmetto sul capo che, in aggiunta all'acciaio della tuta l'aiutava a mantenersi in volo.

«Oggi finiscono le nostre battaglie!» esclamò. «Togliete i paraocchi, fratelli e sorelle, il vero nemico è laggiù!»

Seguimmo la sua mano, per notare la marina americana e le flotte sovietiche.

«Sento le loro armi muoversi nell'acqua, il loro metallo prenderci di mira! Americani, Sovietici, umani. Uniti nella loro paura dell'ignoto!» camminava davanti a noi, e Charles lo seguiva a passo di simbiosi, quasi fosse una sorta di sfida. Ed Erik lo sfidò.

«Forza, Charles, dimmi se sbaglio».

Charles puntò le dita alla tempia, e si accertò lui stesso della situazione. L'espressione sul suo viso era seria, grave. Si voltò verso Moira e fece un cenno del capo. Sentii i brividi di inquietudine attraversarmi la schiena. Dunque Erik aveva ragione? Nonostante avessimo fermato il nemico, combattuto con le nostre singole forze per scongiurare una guerra mondiale, adesso eravamo visti come pericolosi? Eravamo il bersaglio? Una minaccia per l'umanità?

Moira corse verso il jet, forse nella speranza di contattare le autorità e dissuaderle a non colpirci.
E poi successe. Scoppi, fumo, missili e siluri diretti contro la spiaggia, contro di noi. Mi feci istintivamente più vicina ai miei amici, mentre guardavamo quello spettacolo di distruzione pronto ad annientarci.

Erik sollevò una mano, bloccandoli a mezz'aria. Piano, i missili cominciarono a girare su se stessi e cambiare la traiettoria. Capimmo subito che aveva intenzione di rispedirli indietro.
Charles si allarmò.

«Erik, l'hai detto tu: siamo uomini migliori. Questo è il momento di dimostrarlo! Ci sono migliaia di uomini su quelle navi: uomini onesti, innocenti, buoni! Stanno solo eseguendo ordini...»

«Sono stato già vittima di uomini che eseguivano ordini. Non lo sarò mi più».

E così dicendo indirizzò definitivamente i missili verso le flotte americane e sovietiche. Charles tentò allora di fermarlo con la forza, dato che le parole erano inutili. Non poteva neppure entrare nella sua mente, dal momento che indossava un elmetto capace di renderla inaccessibile ai telepati. Gli si gettò addosso e cominciarono a scalciare: Charles nel tentativo di sfilargli l'elmetto, ed Erik nel tentativo di scrollarselo di dosso. Quando gli assestò un pugno, non ci vidi più.

«Andiamo!» urlai, e con gli altri corremmo loro incontro. Erik se ne accorse.

«State indietro!» ci ammonì, e usò il suo potere per scagliare Bestia, Havok e Banshee lontano.

 Era stato più gentile con me e Mystica, aveva evitato di riservarci lo stesso trattamento. Ci bloccammo entrambe, mentre loro riprendevano a darsele di santa ragione.

Approfittai di quella distrazione per avanzare di nuovo di qualche passo, e innalzai una barriera a distanza, anche se mi prosciugava le energie. L'ennesimo pugno di Erik cozzò contro di essa. Si rivoltò arrabbiato e non fu gentile come la prima volta: mi scagliò indietro.

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora