Capitolo nove

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Mi squadrò incredulo.

«Ivy?!»

«Erik!»

Alle mie parole, Charles fu subito accanto a me. Non appena rivide l'ex compagno di squadra, gli sferrò un pugno con tutta la sua forza, mandandolo a terra.

«Erik!»

«Charles...» mugolò lui, massaggiandosi la mascella.

«Che saluto caloroso... E lui sarebbe quello poco incline alla violenza!» borbottai, anche se sotto sotto ero divertita. Ben gli stava, cavolo! E poi, a dirla tutta, mi sentivo soddisfatta per Charles.

Era ovvio che provasse rancore, dato che in un giorno solo gli aveva portato via sia Raven che l'uso delle gambe, e quello era stato proprio uno sfogo con i fiocchi. Forse anche troppo, per il pacifico Charles Xavier. Però, come si diceva, quando i buoni si arrabbiano diventano più cattivi dei cattivi. Ed era stato anche terribilmente sexy, con il completo e i capelli bagnati.

«Ce l'hai ancora con me?» domandò Erik, rimettendosi in piedi.

«Ovvio che ce l'ho ancora con te!»

«A cosa devo questo permesso speciale per uscire?» domandò. Mi avvicinai di nuovo, affiancando Charles.

«Ci devi aiutare!»

Lui ci guardò, poi incrociò le braccia sul petto.

«Ah, ecco, l'inseparabile duo. Il professor X e la sua X-girl».

E riprendiamo il conto delle insinuazioni... e due!

Se almeno avesse saputo la verità, ovvero che non ci vedevamo da cinque anni e che – se il futuro non fosse stato tutto da correggere – non ci saremmo visti per altri cinquanta, forse non avrebbe fatto allusioni sciocche.

«Non c'è tempo da perdere, dobbiamo andarcene» tagliai corto, ma Charles mi interruppe.

«No, aspetta un attimo, Ivy... Ascoltami bene, Erik: Se dobbiamo portarti fuori di qua, dobbiamo farlo a modo mio. Non si uccide».

Lui sorrise strafottente.

«Non ho l'elmetto, non potrei disubbidirti nemmeno volendo».

Subito delle guardie ci sbarrarono la strada, con le armi già puntate contro. Sicuramente erano stati avvertiti e ci stavano aspettando per darci il ben servito.

«Che nessuno si muova».

Successe tutto in un attimo. Erik si chinò in avanti, di sicuro per usare il suo potere sulle guardie, essendo il luogo pieno di oggetti metallici come coltelli, pentole, e tanto altro.

Charles, per istinto, si voltò verso di noi e cercò di sospingerci indietro. Sarebbe stato impossibile salvarsi, quella volta: avevamo praticamente già i proiettili addosso.

Il mio istinto primordiale mi aveva fatto allungare le mani verso Charles ed Erik per creare delle barriere. Non si sarebbero mai potute innalzare in tempo, e mi dispiaceva dover lasciare Logan e Quicksilver fuori, ma tanto il primo si sarebbe rigenerato e il secondo era abbastanza veloce da schivare le pallottole.

No, di più, era stato così strepitoso da salvarci, capii l'istante dopo, quando nessuna delle pallottole ci investì, ma si piantarono tutte nelle pareti alle nostre spalle.

Restammo come gli ebeti a guardarci intorno, a guardare i poliziotti che si prendevano a cazzotti da soli o che cadevano a terra.

«Uao...» mi lasciai sfuggire, mentre Quicksilver sfilava le cuffie dalle orecchie. Ci sorrise vittorioso.

«Fatto».

Sorrisi rincuorata e gli andai incontro, passandogli un braccio attorno le spalle.

«Sei stato fenomenale» mi complimentai, osservando ancora tutto il casino che avevamo intorno.

«Allora usciresti con me?»

«Sono troppo grande per te».

«Ma come, avrai sì e no qualche anno in più».

Il mio sorriso si stirò maggiormente.

«Me li porto bene, ma in realtà ho quasi il doppio dei tuoi anni».

«Ah. Beh, non c'è problema. Mi piacciono le donne più grandi».

Risi.

«Sono troppo grande per te, ho detto».

«Anche Charles Xavier è troppo grande per te, stando ai documenti che vi ho rubato prima».

Lo fissai stralunata. E questa frase da dove usciva? Che ne sapeva il ragazzino, di noi?

«Non capisco cosa intendi!» esclamai, mollando la presa. Lui fece un sorrisetto sornione.

«Pff... Ma se vi guardate di nascosto tutto il tempo... I vostri sguardi saranno anche fugaci, ma per me sono molto lenti!»

E tre!

«D'accordo, basta così» decretai, senza trovare il coraggio di voltarmi verso gli altri.

Erik si avvicinò e io gli puntai un dito contro.

«Non. Dire. Niente».

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora