Capitolo venticinque

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Charles aveva ufficialmente aperto la scuola per giovani mutanti, nonostante la vecchia squadra si fosse ormai scomposta. Raven ed Erik erano andati via per conto loro, e gli altri erano tornati alla loro vita di sempre. Soltanto Hank aveva deciso di restare. Io, per un po', ero andata via. Mi sentivo scioccamente a disagio per aver lasciato percepire i miei sentimenti a Charles, anche se involontariamente, ed ero tornata a casa mia. Però, i giorni che passavano mi facevano stare sempre peggio. Non riuscivo più a vivere lontana da lui, e da quella che ormai consideravo la mia vera casa. Io ero l'unica mutante in famiglia, e mi sentivo irrimediabilmente diversa. Lì ci sarebbe stata gente uguale a me e, soprattutto, lui.

Così, due settimane dopo il campanello suonò, e lui venne ad aprire la porta.

«Ivy!» mi salutò con un sorriso radioso.

«Ciao, Charles...»

Mi chiesi perché fosse venuto ad aprirmi proprio lui. Se ne stava sulla sedia a rotelle, le mani poggiate serenamente sui braccioli rigidi.

«Solitamente quando arriva qualcuno lo avverto. Questa volta il campanello ha suonato senza che potessi percepire nulla. Ho immaginato fossi tu» spiegò.

In effetti avevo innalzato di nuovo la barriera. Sollevai gli occhiali da sole sul capo.

«Ho pensato che tornare a casa sarebbe stata una buona idea. Pensavo di poter riprendere la mia vecchia vita, ma... eccomi qui. Per quanto sia imbarazzante-» e qui arrossii e mi schiarii la voce. «Vorrei restare con te».

Il suo sorriso si accentuò maggiormente.

«Ben tornata a casa, Ivy».

*

Me ne stavo seduta sulla riva del piccolo laghetto artificiale nel cortile della villa di Charles, intenta a strappare piccoli ciuffi d'erba e a bearmi dei piacevoli raggi di sole sulla pelle. Ero così immersa nei miei pensieri da non accorgermi di essere stata raggiunta da Hank. Si sedette sul prato, accanto a me, voltandosi a guardarmi.

«Che fai qui tutta sola?»

«Oh, Hank. Mi stavo rilassando un po'».

«Mi sembri turbata».

«Non proprio, sono solo un po' assorta. Sai, ho detto ai miei genitori la verità sul mio conto, prima di venire qui, e ho anche spiegato loro che posto è questo».

Hank adesso si limitò ad osservare la superficie dell'acqua, stringendosi i polsi.

«Come l'hanno presa?»

«Meglio di quanto credessi. Certo, ci hanno messo un po' per capire e metabolizzare la situazione. All'inizio non volevano crederci. Lo capisco. Chiunque farebbe fatica ad accettare qualcosa che non puoi comprendere, ma poi ho dato loro una dimostrazione pratica dei miei poteri» spiegai, mordendomi un labbro e alzando una mano. Una piccola barriera verde e azzurra si espanse pigramente davanti la nostra vista.

«Avresti dovuto vedere la loro faccia».

Hank si strinse nelle spalle.

«In fondo è un bel potere, no? Immagina se avessi dovuto trasformarti davanti a loro in un essere blu e peloso».

Entrambi ridacchiammo, poi restammo per qualche minuto in silenzio a contemplare ciò che avevamo intorno. La dimora di Charles era davvero bellissima, e adesso che non c'erano guerre e missioni imminenti di mezzo, apprezzarla era ancora più semplice. Fu Hank a spezzare quell'attimo di pace.

«Stavo pensando... che ne diresti se continuassimo ad allenarci?»

Mi voltai a fissarlo curiosa, aggrottando la fronte.

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora