Capitolo trentotto

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Rimasi sulle mie per tutto il pomeriggio, allenandomi da sola, saltando la cena –in realtà mi portai in salotto un po' di frutta- e accesi il televisore alla ricerca di qualche programma da guardare. Mi sentivo ancora troppo intimidita per affrontare Charles, e mi odiavo per questo. Non stavo forse fuggendo di nuovo?

«Perché non sei venuta di là a cenare con noi?» mi distrasse proprio la voce di Charles, facendomi sobbalzare sul divano. Immediatamente mi feci più piccola mentre lui avanzava verso di me, cercando di sedersi da solo. Mi riscossi e l'aiutai, passandogli una mano dietro la schiena. Lui fece un sorriso e un sospiro insieme, issandosi con un ultimo sforzo e mettendosi più comodo.

«Sono una vera scocciatura, eh?» scherzò, sorridendomi ancora. Scossi il capo con enfasi, perdendo un po' parte della mia razionalità. Forse ero ancora scossa per ciò che Betsy mi aveva detto, e in più avere Charles così vicino e comportarsi come se i suoi occhi azzurri non mi stessero confondendo era a dir poco impossibile, così non mi resi nemmeno conto di quanto stavo per fare.

«Ma cosa dici, mi piacerebbe se potessi farlo tutta la vita!» mi scappò detto. Poi lui mi guardò con una certa consapevolezza e allora andai nel panico. Mani sudate, espressione da idiota... sì, insomma, la tipica timida adolescente media che si innamora di un uomo più grande. 

«Significherebbe che potrei restare sempre qui!» aggiunsi, per salvarmi all'ultimo secondo.

«Ne sarei molto contento».

Ringraziai il cielo perché fosse stato così gentile da cambiare discorso e non mettermi ulteriormente in imbarazzo.

«Ormai è tutto pronto.»

«Già, finalmente ci siamo.»

Ripensai alle parole di Betsy e mi strinsi un po' nelle spalle.

«Non sarà ancora più difficile, per te, avere intorno tante persone? Avrai come minimo la testa affollata da tantissime voci.»

«È qualcosa con cui ho imparato a convivere. Fa parte del pacchetto, no?»

«Sì... ammetto di essere molto fortunata in questo. I miei poteri sembrano non avere effetti collaterali se tralasciamo il fatto che sono poteri e che mi rendono quindi diversa dagli altri. Il mio aspetto non ne risente come è successo ad Hank, e non sono costretta a sentire mille voci nella testa. Non sono tutta blu come Raven e non sono distruttiva e pericolosa come Alex. Io creo solo barriere, il mio potere è puramente difensivo. Posso proteggermi dai telepati e per di più le barriere che rivestono le mie cellule mi aiutano a mantenermi un tantino più giovane della media. Charles, tu pensi che ci sia qualche punto debole nei miei poteri?»

«Sì».

Tirai su le ginocchia, mordendomi un labbro.

«E... quale pensi che sia?»

Charles non rispose subito, si limitò a guardarmi negli occhi tanto che cominciai ad avvertire il bisogno di distogliere i miei, per non soccombere ad un senso di instabilità emotiva.

«Il fatto che tu viva costantemente dietro una barriera, Ivy. Credo che solo Raven fosse riuscita ad andare oltre».

«È stata la mia prima vera amica. La prima come me, intendo».

«Lo so. Le altre persone non hanno una scelta, con me. Sanno che a volte non potrò fare a meno di conoscere i loro pensieri e alla fine smettono di farci caso. Tu no. Proteggerti dietro una barriera è la tua specialità e tu la sfrutti e la applichi in tutto quello che fai, ogni giorno della tua vita. È naturale, chiunque possedesse questa capacità lo farebbe. Questo però, a lungo andare potrebbe farti sentire sola».

Scossi il capo.

«No, questo è il mio potere ed io posso sopportarlo».

«Eppure potrebbe arrivare il giorno in cui penserai che non ci sia niente di più bello che permettere a qualcuno di superare le tue barriere. È già successo con Raven, del resto».

«Mi renderebbe ancora più vulnerabile».

«O più forte».

Cosa sta cercando di dirmi?

«Sai Ivy, io sento i pensieri di tutti. I loro pensieri, le loro emozioni. Rubo i loro attimi di felicità, percepisco il loro smarrimento, la confusione, lo stupore, la rabbia, e sento il loro dolore. A volte è difficile convivere con una capacità come questa. Quando sono con te avverto solo un senso di pace. Tu hai quella barriera nella testa, quella che io stesso ti ho insegnato ad innalzare per renderla inaccessibile ad un telepate come me. Dovrebbe essere una cosa piacevole, dovrei desiderare di stare in tua compagnia perché ho la mente libera da pensieri non miei, eppure vorrei che non fosse così. Quando sono con te, una parte di me vorrebbe che fosse come con tutti gli altri».

Mi feci di nuovo più piccola, abbracciandomi le ginocchia. Lo spiai di sottecchi senza trovare il coraggio di guardarlo apertamente in viso.

«Vorresti leggere i miei pensieri?»

«No, non è corretto dire così. Vorrei essere nella tua testa in ogni momento».

Mi strinsi così tanto a me che quasi mi conficcai le unghie nelle braccia. Lui distolse lo sguardo.

«Mi dispiace, non avrei dovuto addossarti il peso di queste rivelazioni. Volevo solo farti capire che, a volte, puoi incontrare una persona che ti fa mettere in discussione tutto. Ti fa vedere sotto un'altra sfaccettatura cose che tu hai sempre guardato in un unico modo».

E... io sono quella persona, Charles?

Si era un po' proteso verso di me, e sembrava mi stesse guardando proprio come la sera del compleanno di Hank, come se fossi davvero molto importante per lui.

«Ehi, che cosa trasmettono in tv questa sera?» ci domandò Hank, saltando sulla poltrona accanto al divano, con un agile balzo. Mi ritirai nel mio angolino, poggiando un gomito sul bracciolo e sprofondando una guancia nel palmo aperto della mia mano, per sbollire dalla sensazione di  calore che stavo provando.

Non devo illudermi, non devo illudermi. Charles è affettuoso e dolce con tutti, e vuole sinceramente bene a me, Hank e tutti gli altri. Per lui siamo la sua famiglia, lo so. Ma non devo illudermi... essere il surrogato di una figlia o una sorella minore non ha niente a che vedere con il riuscire a diventare la sua donna. Amore filiale e amore romantico sono due cose diverse.

Ma, Charles... anche se una sola volta tu hai letto i miei pensieri, sono sicura che ancora non sai quanto e come ti amo.

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora