Capitolo quarantacinque

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Quando facemmo l'amore per la prima volta, fu davvero elettrizzante. Successe nel suo studio, e fu qualcosa di improvviso, passionale, che ci colse impreparati. Non trovammo il tempo di dirigerci in qualche stanza, né di aiutarlo a spostarsi sul divano. All'inizio fu abbastanza complicato, ma non appena scattarono i meccanismi giusti, e capii i movimenti da fare, le posizioni da assumere, divenne incredibilmente bello.

Il suo studio era il nostro nido d'amore e, raramente, la mia stanza. Non potevamo osare troppo, perché accadeva tutto in gran segreto. Ci mancava solo che gli studenti scoprissero della nostra relazione!

La rendemmo pubblica soltanto tre anni dopo, quando compii ventun'anni e raggiunsi così la maggiore età.

In realtà, tutti lo sospettavano, perché dicevano che avevamo un modo di guardarci piuttosto eloquente.

Era successo un mattino, durante una lezione tenuta da Charles.

«La lezione è finita, potete tornare domani».

Una giovane studentessa alzò le mani.

«Professor Xavier, domani dovremo consegnare le nostre relazioni?»

Lui annuì sorridendo.

«Sì, signorina Brown, quindi cercate di terminarle!» esclamò, inarcando un sopracciglio e rivolgendosi al gruppetto di alunni meno incline alla disciplina. Loro risero e annuirono con rispetto. Nessuno detestava il Professor Xavier, tutti lo ascoltavano affascinati.
Mi fece segno di avanzare.

Presi il fascicolo dalla cattedra e mi avvicinai a lui. Da quando ero diventata la sua assistente personale, e poi tirocinante, avevo adottato un look più formale. Camicie e pantaloni neri, magliette accollate e gonne sopra il ginocchio. Mi sentivo più donna e forse lo ero davvero. Sapevo di essere il sogno ad occhi aperti di molti studenti, che mi vedevano molto più alla loro portata che a quella di Charles, data la mia giovane età.

Lui si accorse di loro, o dovette captare qualche pensiero, poiché rise.

«E mi raccomando, non guardate troppo la mia ragazza!»

Per poco non feci cadere i fascicoli, e tutti iniziarono a ridere o a lanciare gridolini di sorpresa.
Frasi come «Ve l'avevo detto» «Io ne ero sicura!» «Tantissimi auguri per voi» e «Non mi riprenderò mai più da questa notizia» risuonarono nell'aula. Lui mi sorrise con gli occhi azzurri e limpidi velati di una luce gioiosa.

Sembrava fiero, orgoglioso.

Felice.

Sei stato un pazzo... dirlo così! Non me l'aspettavo proprio.

Sì, ma ti ho letto la felicità nello sguardo. Cos'è cambiato, Ivy?


Ho cominciato ad aver paura del fantasma di Raven.

Se pensavi che l'amassi, perché non me l'hai semplicemente chiesto? Eri diventata la mia donna, facevamo l'amore, e tu hai pensato che amassi quella che consideravo una sorella?


Cominciai a pensarlo un mattino...

E allora lasciami guardare.

Era stata la prima volta in assoluto che avevamo dormito insieme nella sua stanza. Il mattino dopo avevo aperto prima un occhio e dopo l'altro, sospirando e rannicchiandomi maggiormente contro il suo corpo e sotto le lenzuola. 

Charles respirò più pesantemente ma continuò a dormire. Ascoltai pazientemente il battito del suo cuore, respirai l'odore della sua pelle fino a quando non fui completamente sveglia. Iniziai a guardarmi curiosamente intorno, proprio perché non avevo mai visto la sua camera da letto. 

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora