Capitolo quarantasette

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La voce di Hank arrivò chiara e determinata.

«Ivy, allontanati! Ho la situazione sotto mano, non rischiare la tua vita per me!»

«Siamo sempre una squadra, Hank!»

Un urlo di dolore mi fece voltare di scatto, preoccupata. Un senso di dolore mi oppresse lo stomaco e la mente, quando vidi ciò che Erik stava facendo a Logan. Era disumano. Stava utilizzando delle travi di fondazioni per catturarlo e impedirne i movimenti. Non si limitò soltanto a bloccarlo, ma lo trapassò da parte a parte in più punti. 

È vero, Logan si rigenerava, ma non riuscivo a immaginare il dolore che stava sopportando in quel momento, mentre lo sollevava in aria. Era fortissimo, di questo ne ero certa, perché rischiò di destabilizzare il nostro equilibrio. Intanto lo scagliò via, lontano, chissà dove. Wolverine era fuori gioco, e mi sentii ancora più impotente, alla deriva. 

Accecata da lacrime e rabbia, gli corsi incontro.

«Erik! Adesso basta, hai oltrepassato ogni limite! Come hai potuto?! Come hai potuto fare questo a Logan?! E Hank? Hai mandato le tue Sentinelle a far fuori Hank! E Charles... hai rischiato di ucciderlo, di nuovo!» urlai, fuori di me. 

Lui si voltò, e cercò dapprima di scagliarmi via. Non avevo indossato niente di metallico, neppure le forcine nei capelli, così sollevò altre travi di ferro. Non mi avrebbe fermata, non ci sarebbe riuscito. Innalzai due barriere laterali, premurandomi che mi proteggessero a trecentosessanta gradi, e avanzai imperterrita verso di lui. I massi mi colpivano, si udiva il rumore secco dell'urto contro il vetro, ma non era sufficiente. Quando fui a soli due passi, rinunciò a contrastarmi.

«Ivy, vuoi capirlo che lo sto facendo per noi? Per il nostro futuro! Non sei stanca di veder morire tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle?»

Digrignai i denti.

«Logan è un nostro fratello! Così come lo è Hank e, soprattutto, Raven è una di noi!»

«Devo ucciderla... solo così potremo essere davvero salvi».

Senza lasciar cedere la barriera, annullai le distanze.

«Tu devi smetterla di fare le cose a modo tuo... semini soltanto dolore, e dolore, e dolore! Non funziona così! Credevo che Raven fosse speciale, per te...»

«Tu cosa ne sai del dolore? Cosa ne sai di ciò che ho sopportato io? Alcune vittorie si conquistano solo col sangue. Ucciderò Mystica, scongiurerò il pericolo del tuo orribile futuro, e lo farò con le mie sole forze. Non mi fermerai tu, o Charles».

«Non te lo permetterò! Non potrai scalfire questa barriera!»

Un sorrisetto apparve sul volto di Erik.

«Forse no... ma dimentichi il brutto di credere che una persona sia speciale, mia cara Ivy. Se le succede qualcosa...» disse enigmatico, mentre muoveva una mano. Un masso vicino a noi si sollevò da terra, e pensai volesse di nuovo scagliarmelo contro. Rimasi stupita quando ci oltrepassò e si allontanò in direzione di...

«Charles, no!» esclamai, perdendo la concentrazione. Lasciai cadere la barriera e mi gettai in avanti, corsi, sperando di riuscire a creare una barriera a distanza che lo proteggesse. Quello stesso masso si bloccò a mezz'aria e mi rimbalzò addosso, senza darmi il tempo di reagire. 

Mi ritrovai per terra, dolorante. Cercai di girarmi su un fianco, per guardarmi intorno. Lasciai aprire un varco nella mia mente, nonostante rischiassi di danneggiare il cervello. Sperai che Charles se ne accorgesse...

Ivy! È da quando mi hai lasciato qui che cerco inutilmente di toccarti la mente...

Ora ci sono, Charles... ahi...

Non dovevi fronteggiarlo da sola.

Non è il momento di fare il papà barboso, ricordatelo!

Non preoccuparti per la protezione, ho avvertito la presenza dell'altro Charles, e mi sono di nuovo infilato in quello spiraglio... ti proteggerò. Tu però smetti di fare pazzie, per favore!

Dobbiamo fare qualcosa...

Smisi di pensare, perché Erik aveva appena accartocciato le pareti del bunker nel quale si erano nascosti il presidente, Bolivar Trask, le guardie e gli altri membri del governo, come se fossero state mura di carta. Blaterava di nuovi inizi, di un futuro diverso, ma in quel momento lo detestavo tantissimo. Avrei voluto rialzarmi e riempirgli la faccia di schiaffi. 

Non riuscivo a muovere un solo muscolo, però. Ero spossata, e probabilmente dovevo anche aver battuto la testa, dato il sottile dolore che percepivo. Il presidente uscì allo scoperto, e Magneto gli puntò una dozzina d'armi contro. 

Potevo farcela... Allungai una mano e innalzai una barriera a distanza. La frapposi tra il presidente ed Erik. Mi stava prosciugando le ultime energie. Sarei svenuta o forse morta, ma volevo far capire a tutti coloro che guardavano, che c'erano mutanti fantastici che speravano e credevano in quello. Quella barriera protettiva parlava da sé. Erik si voltò seccato verso di me.

«Ivy... non volevo ucciderti, ma tu mi costringi a farlo».

No!

Non fece in tempo a sollevare la mano, che un colpo di pistola lo ferì al collo. Sgranai gli occhi, mentre il presidente cambiava aspetto, rivelando la sua verà identità: Raven era lì di fronte a noi, nuda e agguerrita.

«Sparavi meglio una volta...» la sbeffeggiò Erik. Il problema, e lo sapevano entrambi, era che lei non voleva ucciderlo. Lei credeva che fosse una persona speciale.

«So ancora sparare!» ribadì, colpendolo con un calcio, facendogli perdere i sensi. Dopodiché si voltò e puntò l'arma verso Bolivar Trask. Mi arpionai sui gomiti.

«Raven... non farlo...»

Occhi ambra negli occhi blu. Ricordi di giochi, risate, scherzi, segreti, confessioni, batticuori.

Amiche.

Lontane.

Separate.

Divise.

Perdute.

«Avevi detto che non mi avresti odiata».

«Io non ti odio! Ma non posso lasciartelo fare...»

Lei scosse il capo, furente.

«Esci dalla mia testa, Charles!» esclamò, e mi zittii. Capii che adesso toccava a lui convincerla.

L'attesa era estenuante, mi sentivo tremare da capo a piedi, trattenevo il respiro e cercavo di non sbattere neppure le ciglia. Alla fine, Raven lasciò cadere la pistola. Quello fu un momento così intenso e indescrivibile, che sentii il cuore allargarsi, allargarsi, riempirsi di speranza.

«È tutto tuo, Charles.» commentò ancora, sfilando l'elmetto dalla testa di Erik, svenuto. Poi si voltò a guardarmi, con un velo di malinconia nello sguardo, e fece altrettanto con Charles ed Hank, che avanzavano verso di noi, il primo sorretto dall'altro. 

Fu così che Raven se ne andò, senza dirci una sola parola. Non ce n'era stato bisogno, noi c'eravamo intese anche col silenzio.   

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora