Capitolo dieci

706 51 0
                                    

Eravamo tornati sul jet, ed ero stata un po' di tempo seduta accanto ad Hank. Lui era impegnato a guidare e manovrare il velivolo, ed ero stata lì a fargli un po' di compagnia. Avevamo parlato del più e del meno, dei ricordi di quando eravamo ragazzi, goffi e imbranati, mentre pian piano ci trasformavamo nei cosiddetti G-men, uomini del governo.

Non per niente avevamo collaborato con la CIA per fermare il Club Infernale, all'epoca... e adesso eccoci di nuovo qui. Il momento cruciale della nostra storia, quel momento in cui il destino sarebbe stato segnato, si stava avvicinando sempre di più.

Adesso che avevamo ritrovato anche Erik, non ci restava che fermare Mystica. Mi sentivo inquieta, turbata, ma temevo di destabilizzare troppo l'equilibrio mio e di Logan, così continuavo a fare lunghi respiri.

Nemmeno la presenza di Hank, però, riusciva a rasserenarmi. Così mi obbligai a tornare dagli altri. L'atmosfera sarebbe stata sicuramente pesante, e non potevo lasciare tutto nelle mani del povero Logan.

Così tornai da lui che era calata la notte, e mi sistemai sul sedile davanti il suo. Mi ci sedetti scompostamente, con le gambe di lato ma il busto ritto, in modo da poterlo guardare in viso e averlo di fronte.

Logan mi fissò, forse stanco, e lanciò poi un'occhiata a Erik e Charles, intenti a portare avanti una partita di scacchi, seduti più in fondo.
Parlavano tra loro, ma riuscivo a captare qualche parola o frase dei loro discorsi. Il cuore mi si strinse in una morsa di sensazioni indefinite: rabbia, malinconia, fastidio... gelosia. Stavano parlando di Raven, e Charles mi pareva davvero provato e triste.

Perderla l'aveva ferito, e per riflesso aveva ferito me ancora di più. Mi guardai le mani, disillusa.

«La barriera non puoi proprio abbassarla, vero?» mi distrasse Logan.

Alzai lo sguardo su di lui, cercando di riprendere il contegno. Gli occhi mi si erano inumiditi e sicuramente se n'era accorto. Chissà cosa aveva intuito di tutta quella faccenda tra me e Charles... una faccenda irrisolta, come l'aveva apostrofata lui.

«No, non posso. Charles la sta rafforzando... se la facessi cedere, il mio cervello si corroderebbe. Non possiedo il tuo fattore rigenerante, questo è l'unico modo per resistere a un viaggio temporale tanto lungo» spiegai meccanicamente.

Lui scosse il capo.

«Questo lo so. Intendevo che la te di quest'epoca... non può proprio abbassarla, vero?»

«È questa l'impressione che ti do?»

«Onestamente? Sì. Di cos'avevi paura?»

Sospirai. Non sapevo bene se fosse una buona idea aprirmi con Logan. All'inizio mi aveva dato la sensazione di essere un tipo menefreghista, che non aveva alcun interesse ad ascoltare la storia degli altri, ma pian piano mi rendevo conto che la sua era solo apparenza, soltanto una forma di difesa. Teneva seriamente agli X-men e credeva che questa storia dovesse risolversi nel migliore dei modi, anche se ciò implicava ascoltare i racconti tragici di una mutante ventottenne dall'aspetto di una ventenne.

«Ecco... quando ero una sciocca ragazzina di appena diciassette anni, Charles mi ha insegnato ad innalzare barriere mentali. Da allora, l'ho mantenuta sempre eretta a schermarmi la mente. Avevo paura dei miei sentimenti. Penso che tu abbia intuito qualcosa di questa storia, Logan... Io ero innamorata di Charles, ma avevo il terrore tremendo che lui lo scoprisse. I motivi erano tanti: insicurezza, timidezza, paura di perderlo in qualche modo, la presenza di una certa Moira McTaggart, che era una bella agente della CIA e, soprattutto, anche il fatto di non sentirmi all'altezza della situazione, a causa della differenza d'età. Certo, adesso risulterebbe irrilevante, ma quando ero un'adolescente mi pesava eccome...»

Lui sorrise, inarcando un sopracciglio.

«Ti sentivi una ragazzina».

«E lo ero... lui era sempre così... adulto, mentre io a volte peccavo di imprudenza e immaturità».

«Com'era naturale che fosse».

Feci un lungo respiro.

«Sì. E così, come stavo dicendo prima, non ho più voluto abbassare la mia barriera mentale. Temevo che Charles potesse entrare nella mia mente per necessità, per qualsiasi motivo... e che scoprisse cosa sentivo. Non l'avrei sopportato...»

«E quindi non l'hai mai abbassata fino a quando hai dovuto trasferire la tua mente nella mia, durante il viaggio temporale?» chiese incredulo. Scossi il capo.

«No, mi è capitato una sola volta che cedesse. Mi capita quando subisco un trauma forte, uno shock tremendo. Ed è successo una sola volta» mi zittii, distogliendo lo sguardo. Non avevo voglia di continuare.

Logan rimase in aspettativa per diversi secondi, poi comprese e rispettò il mio silenzio. Avevo detto cedere e non abbassare, e l'aveva capito. Cambiò discorso.

«Magneto prima ti ha chiamata X-girl. Era questo il tuo nome in codice?»

Annuii.

«Sì».

Non replicò nulla, anzi, si sistemò col capo poggiato al sedile e chiuse gli occhi. Lanciai un'occhiata in fondo, lì dove si trovavano Charles ed Erik, e poi mi rigirai, mi sistemai compostamente sul sedile e cercai di dormire.

Lasciai che i ricordi mi affollassero la mente. Li accolsi, li rivissi, a partire da quando avevo definitivamente imparato a controllare la barriera mentale.  

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora