Capitolo sedici

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- 1962 -

Il calendario segnava meno due giorni alla nostra missione. L'ultima sera l'avremmo passata a rilassarci e prepararci psicologicamente per l'indomani, ma per quella penultima serata, Charles ci aveva permesso di uscire. Eravamo scesi nel parcheggio sotterraneo, e noi ragazzi ci sentivamo tutti euforici. In quelle due settimane non c'erano state serate all'insegna del divertimento, per cui quella volta Erik ci aveva persino detto – con tutta la carineria di cui era capace – di godercela perché sarebbe potuta essere l'ultima.

Per l'occasione, io e Raven ci eravamo rese il più carine possibili. Lei indossava un abitino aderente, nero, con un paio di stivali col tacco, mentre io avevo indossato un abito bianco con dei fiorellini. Era un modello carino, ben accollato e con la gonna non molto stretta. Ai piedi indossavo degli stivaletti panna, col tacchetto. Insomma, non avevo puntato ad apparire sensuale, ma matura e composta.

«Evviva, sbronziamoci! Hank ci ha fornito documenti d'identità falsi che ci permettono di entrare e bere nei locali!» esclamò Alex, battendo una pacca sulla spalla di Sean. Charles si voltò a guardarlo.

«Non lo pensare neanche, i minorenni non possono bere alcol, non sono neanche d'accordo sulla faccenda dei documenti falsi, ergo comportatevi come si deve.» lo ammonì. «Allora, chi viene in macchina con me?» domandò. Ovviamente eravamo in troppi per un'auto sola, per cui ci saremmo divisi in due gruppi. Io alzai subito la mano e feci un passo avanti, seguita da Raven e da Hank. Alex e Sean seguirono invece Erik.

Charles era già intento a inserire la chiave nel quadro, mentre Raven aveva aperto lo sportello di dietro per prendere posto. Mi accorsi che Hank stava puntando al sedile accanto al guidatore, così aumentai il passo e lo scansai, soffiandogli il posto. Gli sorrisi e gli feci l'occhiolino mentre aprivo la portiera prima di lui, che mi guardò e scosse il capo esasperato, rassegnandosi a prendere posto dietro. Mica male, dato che sedeva accanto a Raven. Avevo la sensazione che gli piacesse. Mi sedetti anch'io, scambiandomi un sorriso con Charles mentre infilavo la cintura di sicurezza.

Ero così felice... era la prima volta che mi capitava di andare in auto con lui, e non importava che non fossimo soli. Mi sentivo così in intimità che non riuscii a smettere di sorridere per tutto il tragitto, mentre guardavo fuori dal finestrino. Solo un paio di volte mi arrischiai a spiarlo, contenta come una bambina nel vederlo fare una cosa tanto sciocca come guidare. Però a me piaceva qualsiasi cosa facessi con lui...

Alla fine parcheggiamo di fronte a un locale, dall'altra parte della strada, proprio dietro l'auto di Erik. Scendemmo tutti e ci riunimmo.

Quella sera volevo osare, spinta anche un po' da Raven. Il tempo che avevamo a disposizione stava ormai scadendo, e niente mi assicurava che saremmo sopravvissuti alla missione, o che ci saremmo rivisti anche dopo.

«È carino questo locale?» gli domandai, tanto per parlare un po' con lui. Gli strinsi appena il braccio per richiamare la sua attenzione, e lui lo allargò, permettendomi di farmi prendere a braccetto. L'aveva fatto con la sua solita naturalezza, con quella spontaneità affettuosa che lo caratterizzava. Come se non potesse pensar male di nessuno, come se non vedesse alcuna malizia nei miei gesti. Eppure Raven mi aveva assicurato che lui era il primo ad essere velatamente malizioso e donnaiolo con le donne.

Ebbene sì, aveva ritenuto necessario mettermi in guardia, ma io non le avevo dato realmente ascolto.

Con me, comunque, non pensava a male. Forse mi vedeva troppo come una ragazzina innocente per insinuare che stessi cercando di flirtare con lui. Forse mi vedeva come una sorellina o, comunque, parte della famiglia.

«Ti assicuro che resterai soddisfatta!»  

«Mi prometti di fare un ballo con me?» riprovai, sorridendo con l'aria più innocente che mi riuscì.

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora