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Le feste a casa Ferrani sono da anni le migliori.
Mia madre e mio padre lo ripetono spesso, non sono semplici incontri di affari, ma vere e proprie occasioni per divertirsi, spettegolare, ubriacarsi e magari, anche, riuscire a convincere chi di turno a firmare un contratto più che vantaggioso per la mia famiglia.
Va così fin da quando sono nata, e ricordo ancora la prime feste, i vestiti che mia madre mi costringeva ad indossare e la musica troppo alta per le mie orecchie troppo giovani.
Le persone sembravano colonne che impedivano il mio cammino, e raramente trovavo bambini con i quali giocare, perché venivano lasciati a casa con le loro baby sitter.
E lo stesso accadeva a me, dopo la mia iniziale comparsa, mia madre mi permetteva di tornare dentro e di divertirmi a modo mio.
Quelle serate sembravano non finire mai, aspettavo che mia madre venisse a darmi la buona notte, ma non arrivava mai, ed io finivo per addormentarmi.
Questa sera invece è tutto completamente diverso.

Roger Finnigan.
Figlio di uno dei più importanti uomini d'affari di Roma.
O meglio, alto, moro, perle azzurre al posto degli occhi, e un sorriso che riesce a fermare la pioggia, ragazzo che prende il nome di perfezione.
Ed anche io sono bella, so di esserlo, da quando capii, a otto anni, che mia madre mi costringeva ad apparire alle feste di mio padre perché voleva mettermi in mostra.
Una bambola nella più sfavillante delle vetrine, casa nostra.
Così da far capire che la mia famiglia non possedeva solo i sodi, ma tutte le virtù immaginabili.
È per questo che suono il pianoforte, canto, ballo, recito e disegno, ma so anche andare a cavallo e ricamare.
Volevo che mia madre mi amasse e sapevo che per far sì che questo avvenisse dovevo renderla orgogliosa di me.
E poi mi è sempre piaciuto essere la migliore.
Credo sia uno dei caratteri di cui vado meno fiera, ma del quale non riesco a separarmi, perché non sono sicura di volerlo davvero.
È per questo che mi piace Roger.
Ed io so di piacere a lui.
Ci incontriamo da più di un mese ormai, e ogni volta perché è lui a chiedere di me.
I miei non ne sono molto entusiasti, mio padre non ha mai potuto sopportare il padre di Roger, ma non mi importa.
Vedo Roger spuntare dalle teste degli ospiti ammassati nell'enorme giardino sul retro della casa, viene verso di me, con il solito sorriso in volto.
«Golden», mi chiama, ed è una seducente cascata di stelle la sua voce.
Me lo ritrovo davanti.
«Ciao tesoro, questo vestito... sei bellissima», si complimenta, invadendomi l'anima con gli occhi.
«E mi serve davvero un abito per esserlo?», rispondo, fingendomi offesa dal suo complimento.
«Ma assolutamente no! La perfezione resta perfetta in ogni caso», ribatte, avvicinando la sua bocca al mio orecchio, baciandomi il collo.
«Vuoi venire con me?», domanda, sussurrando, e riesco a sentirlo, nonostante la musica e il vociare degli ospiti. Tutti i miei nervi sentono la sua voce, il suo respiro sulla pelle, e si tendono come a prepararsi per esser fatti suonare.
Annuisco, stordita dal suo profumo forte e invasivo, devastante.
Roger mi prende per mano e in silenzio ci allontaniamo.
Conosce il giardino di casa mia e sa dove di solito gli ospiti non vanno.
C'è un angolo, oltre la fontana rotonda, percorrendo lo stretto sentiero tra gli arbusti di rose gialle, con una sola panchina, illuminata dalle luci esterne e protetta dalle foglie degli alberi.
So che mia madre e mio padre venivano qui a volte, e forse ancora oggi.
Roger mi accompagna fino alla panchina, ci sediamo vicini. Un istante e i suoi occhi si posano di nuovo nei miei, e di nuovo lo sento nella mia anima, come se mi fosse entrato dentro e con le mani modellasse una nuova me, istintiva, passionale, eccitata. Un solo istante e le sue labbra sono sulle mie, la sua lingua dentro la mia bocca.
I sui baci sono roventi, ceneri ancora accese che mi avvolgono in una coperta che potrebbe bruciarmi da un momento all'altro, ma non me ne curo.
Roger allunga le sue mani sui miei fianchi e poi le fa risalire su, fino al mio seno, mentre io lo stringo per la nuca.
Mi ritrovo seduta su di lui e mi muovo seguendo il ritmo delle sue carezze e dei suoi baci, fino a quando le sue mani non si avvicinano all'orlo del mio abito, tirandolo su, facendolo arrotolare intorno alla vita, ed è allora che mi viene in mente.
«Sposami...», sussurro, mentre mi lascio baciare il collo, buttando la testa all'indietro.
Roger si ferma e alza lo sguardo verso di me, incredulo.
«Sposarti?», ripete, come se potesse aver frainteso le mie parole.
«Sì, sai... si usa così da queste parti», replico, continuando a tenere strette le mie mani intorno alla sua nuca.
«Sposarti...», riflette, senza smettere di guardarmi negli occhi.
«Ci servirebbe un bell'anello di fidanzamento prima, non credi? Ed un prete...», aggiunge, mentre una morsa mi stringe lo stomaco, non appena capisco che ha detto di sì.
Annuisco come una bambina che ha appena ricevuto il suo regalo più bello, e riprendiamo a baciarci.

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Un capitolo che dice poco sui nostri protagonisti, ma comunque quel poco lo dice, e allora vi chiedo comunque di farmi sapere cosa ne pensate😏😏
Avete già un'idea su Golden, dopo aver letto la trama, la prefazione e questo primo e breve capitolo?🤔
E Roger? Come vi sembra? Se è vero che è la prima impressione che conta, non potete non dirmela!😍

Nel capitolo scorso ho accennato al fatto di avere numerose passioni, ma voi? Oltre alla lettura cosa amate fare? Mi piacerebbe conoscerci un po' di più, quindi se vi va, ditemi pure quali sono i vostri hobby, i vostri sogni, come passate i vostri momenti di relax.😊

Io vi aspetto, vi ringrazio per le vostre attenzioni e vi mando 1017 baci, come le parole di questa parte!😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora