Mi sveglio all'improvviso.
È buio intorno a me, ed il fuoco brucia ancora nel camino.
Il legno delle sedie è secco e si lamenta tra le fiamme.
Christian non c'è.
Sono ancora avvolta nel mio lenzuolo e nella coperta che avevo trovato al piano di sopra.
I miei abiti sono stati appesi su di una sedia davanti al camino, ad asciugarsi.
Christian...
È sempre così gentile...Tutta questa serata è surreale, il calore che ho sentito vicino a lui, nella sua voce, lo è.
Ed io ho bisogno che tutto questo resti abbastanza a lungo da rendere meno terribili i miei ricordi.
Ho bisogno che questo momento duri.
E l'unico modo per farlo è scrivere...Ho bisogno di scrivere, di stringere tra le mani una penna e avere davanti a me un foglio per donare l'eternità a questo giorno.
Sono stranamente tranquilla, quasi felice.
Mi alzo dal divano e cerco la mia borsa.
Dentro c'è il libro di poesie che porto sempre con me, prendo una penna e scrivo nella prima pagina bianca che trovo.È così semplice scivolare quando si cammina sul ghiaccio...
Quasi allo stesso modo delle foglie autunnali che al primo soffio di vento cadono...
O come quella neve che si lascia sciogliere al sole...
Ma è bello scivolare e non cadere.
È quello il paradiso.
Una stanza.
Un mondo fuori.
Due corpi dentro.
Ci sono io, il mio cuore, e chi lo sa far battere facendo attenzione a che non si stanchi.
Lì dove la neve non si scioglie al sole, lì dove le foglie non cadono dagli alberi a causa del vento in autunno, lì dove il ghiaccio non fa cadere.
Lì dove il sole non tramonta e non sorge mai.
Lì, dove non c'è nulla.
Ci siamo noi.
Ed io non ho più paura di cadere, se tu mi fai star bene.«Hei», Christian entra nella stanza con altri pezzi di legno, li mette accanto al camino e poi mi raggiunge.
«Leggi?», mi domanda, sedendosi accanto a me.
È ancora a petto nudo, e il fatto che abbia annodato quel lenzuolo in vita mi fa sentire fuori luogo.
Lui sembra uscito da una sauna rilassante, io invece sono avvolta nel mio lenzuolo neanche fosse un mantello dell'invisibilità, a nascondere un corpo che è ormai stato conosciuto da chi non avrebbe neanche dovuto sfiorarlo.«No», rispondo, richiudendo il libro.
Abbasso lo sguardo sulla copertina rosa flessibile.
Christian si siede accanto a me, e mi interroga con uno sguardo al quale non so resistere.
«Stavo scrivendo», ammetto, come se fosse una colpa pensare.
«Ah, sì?! Posso leggere?», domanda, entusiasta, facendosi ancora più vicino.
Vorrei dirgli di no, vietargli di mettere le sue mani sul mio corpo, sulle mie idee, su tutto ciò che mi appartiene, ma non voglio deluderlo di nuovo.
Non voglio continuare ad essere la ragazza schiva che lo evita anche quando è una delle poche persone rimaste intorno a lei.
Non voglio che continui a pensare che è colpa sua se sono così diffidente.
Christian è sempre stato gentile con me... Allora forse non è così sbagliato, se gli occhi regalo un po' di me.Gli porgo il libro.
Lo afferra curioso e poi lo apre sulla prima pagina, proprio lì dove ho appena scritto.
Le fiamme del camino emanano una luce che gli rischiara il volto, quasi a rimodellarlo, rendendo i suoi tratti ancora più decisi.
Ho paura.
Paura che da quelle parole possa capire più di quanto io vorrei dirgli.
Paura di non essere compresa.
Non so cosa potrebbe pensare, ma non so neanche cosa vorrei che pensasse.Lo sguardo di Christian è attento, e scorre sulle righe come se volesse accarezzarle, abbracciarle, rendere proprie le parole che vi sono scritte.
Mi sento in imbarazzo.
«È molto bello», osserva, richiudendo il libriccino.
Il fuoco gli illumina gli occhi e la guancia, ed io sento l'istinto di avvicinarmi.
Gli sorrido e lui fa altrettanto.
«Grazie», rispondo, riprendendomi quei pensieri che ormai non sono più soltanto miei.
«Ti piace scrivere?», mi chiede, come se davvero avesse trovato in me qualcosa di ancora più coinvolgente, il motivo che chiarisce tutto, l'ultimo lucchetto, o la catena che tiene insieme tutte le altre.
«Sì, non mi fa dimenticare», spiego, bisognosa di sapere che non continuerà a pensare che è colpa sua se l'ho evitato per tutto questo tempo.
«Sei molto bella...», sussurra, lasciando cadere i suoi occhi nei miei, come se non temesse la profondità del loro oceano, o non si fosse accorto degli scogli che lo rendono inospitale.
La fiamma del camino inizia a bruciarmi sulla guancia, insieme al sangue che non sa più da che parte andare.
Abbasso di nuovo lo sguardo sulla copertina del libro, interdetta.
Voglio andarmene.
Sento qualcosa crescermi dentro, qualcosa che entro poco mi obbligherà a gridare, a correre, a fuggire, come sempre.
Ho l'impressione che le ombre si stiano ravvicinando, e che tutto questo finirà presto, nel fortunato caso in cui non sia già finito.
Un brivido mi fa tremare le spalle.
Christian corruga la fronte, e allunga una mano verso di me.
«Hei», mi chiama, sussurrando.
La sua voce è una cascata di petali caldi sulla schiena, mi avvolge e poi mi riscalda.
Vorrei che restasse qui, ma che non parlasse.
Ogni parola potrebbe rovinare l'illusione di qualcosa che si crede perfetto.
«Hei, non ti devi preoccupare, hai capito?», mi ripete, alzandomi il viso, così da potermi guardare negli occhi.
«Sei bella, Golden, ma non devi averne paura», cerca di convincermi, ma non sono in grado di cambiare così velocemente.
«Questo non significa nulla, se per te non ha nessun significato», mi assicura, lasciandomi andare.
Annuisco, anche se non so bene a cosa, è come se lui avesse capito quello che io non so ancora.
«Vieni qui», allarga le braccia e mi fa segno di stringermi a lui.
Lo ascolto, ho bisogno di sentirmi protetta, irraggiungibile da quelle ombre.
Lo abbraccio, sento il calore del suo corpo contro il mio, e la solidità del suo petto sotto le mie mani.
Mi lascio stringere da lui, mentre poggio la testa nell'incavo del suo collo e ascolto il suo cuore, di nuovo.
È tutto così irreale.
È tutto così... giusto.
Vorrei che non finisse mai.
Le notti sarebbero eterne, ma che importa, se ho con me la luce più bella?
Vorrei che mi tenesse per sempre stretta a sé così, senza parole, senza fatti, senza ricordi.
Solo adesso e solo un abbraccio.Non credevo di poter pensare questo di Christian.
Non credevo di poter pensare questo di me stessa.
Ma a volte capita, di cambiare senza rendersene conto.
Vorrei solo che questa cosa durasse, e che per almeno una volta riuscissi a credere in qualcosa di più dell'inutile esistenza dell'uomo.___________________________________________________________
Direi che le cose stanno proprio cambiando... Ma la vera domanda è: dureranno?
Chissà!
Intanto 1150 baci parolosi tutti per voi dreamers😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘
P.s.
Oggi sono più morta che viva, abbiate pietà di me nel leggere il capitolo🙄😅
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GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime. WATTYS2019
ChickLitDa bambini sembra tutto semplice, diventare adulti è qualcosa di automatico. Da adulti, invece, è tutto più difficile, ci sono responsabilità dalle quali non ci si può tirare indietro, ma questo, Golden ancora non lo sa. Vissuta sempre nel suo mondo...