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Il cancello è sempre lo stesso.
Un intreccio complicato di ferro bianco.
Il giardino verdissimo e curato giace oltre quelle sbarre, e so che dentro le mura che scorgo in lontananza c'è mia madre, seduta davanti al caminetto della sua saletta, probabilmente in compagnia delle sue amiche.
«Pronta?», domanda Christian, al mio fianco.
«Sì», affermo annuendo.
Mi stringe la mano e schiaccio il campanello.
«Famiglia Ferrani chi...», la voce della colf è sempre la stessa e so che non ha finito la frase per lo stupore di vedermi qui, dopo più di un anno, attraverso le telecamere del citofono.
«Signorina!», esclama sconvolta, e all'unisono il cancello inizia ad aprirsi.
Non dico nulla e con la mano stretta in quella di Christian percorro il viale che porta a quella che nonostante tutto è ancora casa mia.
A metà del viale vedo il portone bianco aprirsi e una sagoma corrermi incontro agitata.
Una nuvola di capelli oro raccolti in uno chignon basso si trasforma in una massa disordinata di fili dorati ad ogni passo.
Il solito trucco delicato sul volto, il solito abbigliamento curato ed elegante.
«Golden!», sento esclamare, quasi un richiamo, portato dall'incredulità della visione che ha davanti.
«Oh Golden!», continua a gridare, mentre corre ancora incerta su quelle scarpe alte incontro a me.
Siamo ormai a pochi metri e riesco a vederla meglio.
Non è cambiata.
Mia madre.
«Figlia mia!», esclama, mentre le sue braccia trovano il mio corpo, quasi fossi un fantasma e cercassero di toccarmi nel tentativo di sapermi reale.
Mi stringe così forte che sono costretta a lasciare la mano di Christian.
Ha sempre lo stesso odore di rose e melograno.
Lo stesso di quando ero bambina e non volevo altro che mi abbracciasse perché volevo nutrirmi di quell'odore.
Mi accarezza i capelli, mi tocca per accertarsi che non sia solo una visione.

«Oh Golden, sei tu...», sussurra, ancora incredula, allontanandosi un po' da me, guardandomi negli occhi.
I suoi sono così limpidi e... per una volta mi sento di dire... sinceri.
Vedo qualcosa muoversi in profondità, come un mare che lentamente si rimette in movimento, per poi sfociare in pianto.
Lacrime cristalline le rigano le guance e qualcosa anche dentro di me si muove.
Un'ondata di calore mi invade dalla testa ai piedi e sento i brividi ovunque.
Mia madre...
Sempre la stessa donna...
Ma completamente diversa.
Prima non si sarebbe mai lasciata andare a tali emozioni.
«Vieni, vieni dentro!», mi dice, prendendomi per mano e trascinandomi dietro di sé.
Guardo Christian e con gli occhi lo prego di seguirci.
La mamma sembra averlo ignorato, ma per me è importante che ci sia.
Mi porta nella sua saletta e non mi sbagliavo quando pensavo fosse in compagnia delle sue amiche.

«Ragazze, mi dispiace, ma il nostro incontro di stasera si conclude qui, ho impegni più importanti e improvvisi di cui occuparmi», afferma sbrigativa, mentre lo stupore si dipinge sul volto di quelle tre donne sedute sul divanetto.
Lo stupore per come la loro amica le sta cacciando di casa, lo stupore per vedermi di nuovo qui e lo stupore nel vedere Christian, il ragazzo più bello del mondo.
«Su, su che ci rivedremo presto, non vi preoccupate», le incita.
Le donne si alzano sbalordite, in fretta si rivestono e se ne vanno.

Ci ritroviamo tutti e tre seduti.
La mamma sulla sua poltrona ed io e Christian sul divanetto.
«Non sai quanto sia stata in pena per te Golden, e non sai quanto sia felice di averti di nuovo qui», lo vedo, lo vedo nei suoi occhi che tutto ciò che dice lo crede davvero.
«Dove sei stata tutto questo tempo?», domanda.
«Mamma, ho viaggiato un po'...», minimizzo. Anche se sto cercando di riallacciare il rapporto non mi sento proprio pronta di raccontarle tutta la storia, probabilmente non la capirebbe, probabilmente mi vedrebbe con occhi ancora più diversi di quanto non stia già facendo.
Oltre la felicità vedo anche l'incertezza, l'incertezza che si prova di fronte ad un'estranea, perché so che ora, almeno in parte, sono un'estranea per lei.
Come lei lo è per me.

«Lui è Christian e... stiamo insieme, mamma», le dico, considerato che lei sembrava voler continuare ad ignorarlo.
«Non sono venuta per restare», chiarisco subito, nel caso lo avesse pensato.
Mi osserva, interdetta, insicura...
Vederla così instabile, fragile quasi, è completamente nuovo per me.
Non credevo potesse sentirsi così, non la credevo in grado di sentimenti umani in effetti.
«Solo per farvi sapere che sto bene, che sono felice come non lo sono mai stata e... che vorrei invitarvi a cena, ricostruire almeno un po' la nostra famiglia», le spiego.
«Oh bambina mia, tutto ciò che vuoi. Ho così tante cose da chiederti... verrei a cena con te tutte le volte che vorresti», dice consenziente.
«Con me e con Christian», chiarisco, sorridendo a quello che ormai è tutti gli effetti l'uomo della mia vita.
«Sì, con te e con chi vorrai... Ma ti prego... resta tu a cena questa sera... tu e... Christian», il tono è supplichevole, non credevo di averle fatto così male scomparendo.
«Tu non puoi capire come ci siamo sentiti Golden, tu non sai cosa è successo dopo, tu... Non saresti dovuta sparire... Ma adesso non voglio parlare di questo, non voglio darti la colpa di nulla», parla velocemente, quasi temesse che io sia una visione e potessi scomparire da un momento all'altro.
«Tuo padre impazzirà di gioia nel sapere che stai bene e che... ci vuoi ancora bene...», la vedo commuoversi. Nuove lacrime le rigano il volto.
Si alza dalla sua poltrona e si inginocchia davanti a me.
Le lascio stringermi le mani tra le sue.
«Siamo cambiati così tanto Golden... abbiamo capito così tante cose...», afferma, mentre vedo i suoi occhi sciogliersi e sciogliere il muro di ghiaccio che avevo messo tra di noi molto più di un anno fa.
«E sono così felice...», sospira, alzando una mano e carezzandomi il volto.
«Lo sono anche io», non posso che esserlo, vedendo davanti a me una donna completamente diversa da quella che un giorno era la madre fredda e lontana.
Forse tutto può andare davvero nel verso giusto.
Non come volevo due anni fa, o come sognavo fin da bambina, perché non ho la presunzione di volere le cose giuste, ma la vita in fondo va proprio nel modo in cui deve andare. Tutto accade per una ragione, non importa capirla, importa crederci. Credere in ciò che accade e continuare a sperare in ciò che potrebbe accadere.
Perché tutto, da un momento all'altro, ed a volte anche senza una facile spiegazione, può cambiare.

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora