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Piove, oggi, e non mi importa più di ammalarmi, in fondo spero di prendermi una polmonite e di morire nel giro di qualche settimana, sarebbe la più bella delle notizie.
Non mi è rimasto altro da perdere, se non quell'energia che mi spinge ogni giorno a riaprire gli occhi, e quando avrò perso anche quella, potrò finalmente considerarmi libera.
Per questo rimango impassibile nel mio angolo di strada, pronta a bagnarmi, ma senza confidare nel potere rigenerante della pioggia.
Bagna soltanto, non pulisce.
Non potrebbe mai sciogliermi dalle catene che mi legano ai miei errori, non potrebbe mai far scivolare via il ricordo del dolore, e il dolore stesso, non riuscirebbe mai a farmi dimenticare la felicità, prima causa del dolore.
Ed in fondo, sono qui a chiedermelo per la millesima volta, sono mai stata felice?
Forse più volte di quante non credessi.
Se ogni giorno divento più triste, vuol dire che prima ero più felice.
Ma essere felici, o poco tristi, è la stessa cosa?
Mi stupisco di riuscire ancora a pensare, e vorrei tanto non dimenticare i miei pensieri.
Mi piacerebbe avere un foglio di carta sul quale scrivere i miei pensieri, così da poter capire, in futuro, se sono davvero stata felice, o triste, in passato.
Ma ogni desiderio resta tale, senza nessuna possibilità di diventare realtà.

Questa mattina mi sento malinconica, forse a causa della pioggia, o del tempo che è passato da quando me ne sono andata.
Non sento i miei da mesi, dopo aver perso il cellulare, o forse mi è stato rubato, sta di fatto che da un giorno all'altro non l'avevo più.
Non credo, comunque, di poter dire che quella vita mi manca, vorrei solo tornare a nutrire le speranze che essa portava alla mia mente, perché questa vita non lascia spazio alle speranze.
La realtà è ogni giorno più crudele, ogni mattino più presente, e ogni giorno trascorso sulla strada è un ricordo indelebile nella mia mente. Il solo pensiero che dedico ai miei giorni, vissuti in questo modo, annienta ogni speranza, e non è vero che se c'è vita c'è speranza, piuttosto se c'è speranza c'è vita, perché anche se io continuo a respirare, non riesco a considerarmi viva.
Sono morta.
Per la quarta volta.

Delle scarpe nere, lucide, si fermano davanti a me, aspetto che cada qualche spicciolo nel mio bicchiere, ed invece un bastone mi colpisce sotto il mento, così che io possa alzare lo sguardo.
Le gocce di pioggia mi entrano negli occhi, impedendomi di tenerli aperti.

Ho intravisto un uomo.

Alto e non più tanto giovane, ma non credo superi i cinquantacinque.
Ben vestito e con un ombrello nero a proteggerlo dalla pioggia.

Anche io vorrei essere protetta, e non dalla pioggia, ma dal mondo intero.
«Apra gli occhi», la sorpresa mi costringe a farlo.
Mi ha dato del lei.
Ha spostato l'ombrello, così da poter coprire anche me.
Lo osservo.
Deve essere un uomo importante, ricco, anche.
È ben vestito, ha un viso molto curato, e il bastone che stringe con la mano destra ha un'impugnatura davvero originale.
Socchiude gli occhi scuri e sembra osservarmi come se cercasse dei particolari, ma non vedesse tutto il resto.
«Quanti anni ha?», domanda, senza guardarmi negli occhi.
«Non so che giorno è...», mi accorgo di questa verità solo ora.
Forse il mio compleanno è passato senza che io me ne accorgessi...
«È domenica, il ventotto dicembre», ah, bene, è passato anche Natale, senza che io me ne accorgessi...
La pietà della mia vita mi fa inumidire gli occhi, ma anche se piangessi non si capirebbe.
«Ho diciannove anni», rispondo.
Il mio compleanno è stato il venti dicembre, ma non avrebbe avuto senso ricordarselo.
«Come si chiama?», continua, mentre io mi domando cosa voglia.
Dovrei rispondergli Golden, ma pensai mesi fa di non esserlo più.
«Alba», rispondo, ripensando a quante volte avrei voluto non essere testimone del sorgere del sole, pur di rimanere per sempre nel buio della notte.
«Si alzi», mi ordina, ma lo fa con una gentilezza inattesa.
Lo esaudisco, e mi lascio ispezionare dal suo sguardo interessato, quasi fossi un articolo in vendita.
Dopo tutto questo tempo, però, non mi importa più di come vengo trattata.
«Venga con me», la sua mano guantata mi afferra per un braccio e mi costringe a camminare al suo fianco, al riparo sotto l'ombrello, per diversi metri.
Sto in silenzio, non ho più nessun interesse nei confronti di ciò che gli altri vogliono farmi.
Sarei disposta anche ad andarci a letto, ma gli chiederei di uccidermi, poi, quello sarebbe il mio prezzo.
Ci fermiamo davanti ad una Ranger Rover, mi aiuta a salire e senza dire una parola mette in moto.
Non parlo, non voglio parlare e non voglio che lui parli, ho bisogno di illudermi che accadrà qualcosa di bello, che mi riporterà a casa e che i miei genitori, all'oscuro del passato, mi ameranno come non hanno mai fatto.
Sarebbe così bello riuscire a crederci fino in fondo...

Sono mesi che non salgo più su di un auto, che non sto seduta su di un comodo sedile in pelle beige.
Il riscaldamento è acceso e sento i brividi di piacere percorrermi ogni vena, ogni osso, ogni nervo, fino al petto.
Non sono mai stata così bene, ma so che se lui sta facendo questo per me, presto, forse prima del previsto, sarò io a dover fare qualcosa per lui.
Ci fermiamo davanti al Regina Hotel Baglioni.
Non appena scendo dall'auto sento gli sguardi dei passanti e del portiere concentrarsi su di me.
Si capisce lontano un miglio che sono una malvivente, ma non sono cattiva.
L'uomo che mi ha presa con sé mi trascina dentro e il lusso dell'entrata mi toglie il fiato.
Il mio accompagnatore parla con il receptionist e sento che quest'ultimo gli da le chiavi di una suite al quinto piano.
Qualcosa deve essere andato storto, questa notte, mentre la terra girava intorno a se stessa, forse ha perso qualche secondo e quest'uomo è toccato a me...
Non lo so, ed in questo momento non ho neanche voglia di chiedermelo.
Mi lascio accompagnare fino alla camera, e quando entriamo non riesco più a muovermi.
Il soffitto bianco a cassettoni, le tende dorate in tinta con la stoffa delle poltrone ed un terrazzo, là fuori, dove prendere il sole, se solo fosse di nuovo estate.
«Il bagno è là dietro, io vado a comperarle qualche abito, non può venire vestita così», mi informa, indicando una porta alle mie spalle.

«Dimenticavo, io sono Carlo Grassi e mi farebbe davvero molto piacere trovarla ancora qui al mio ritorno», si presenta, prima di andarsene.
Non riesco a ragionare, ho solo bisogno di sentire dell'acqua calda scorrermi addosso, voglio sentire il profumo di uno shampoo e di un bagnoschiuma.
Mi chiudo in bagno, apro il rubinetto dell'enorme vasca e dopo essermi spogliata mi faccio una doccia veloce, quando credo di essermi pulita riempio la vasca fino all'orlo e mi immergo come se per la prima volta vedessi qualcosa di così invitante.
In superficie si è creata una schiuma soffice che mi fa sentire bene, è come se finalmente fossi ritornata a casa, ma senza i miei genitori, solo a casa.
Qui ho l'impressione che niente potrà tornare come prima, ma forse sto sbagliando tutto, non dovrei illudermi in questo modo.
Non so cosa voglia quell'uomo, né perché mi abbia portata qui, probabilmente tornerò al mio angolo di strada tra meno di un'ora.
Ha detto che andava a comperarmi dei vestiti, però, forse non andrà così.
Perdo la concezione del tempo, immersa in questo bagno, e quando sento la porta della suite sbattere mi risveglio.
«Alba», mi sento chiamare, ricordandomi di avergli detto una bugia.
Bussa alla porta del bagno.
«Alba, è lì?», domanda.
«Sì, ora esco», lo avviso, iniziando a svuotare la vasca.
Nonostante l'iniziale doccia, l'acqua in cui ero immersa ha assunto un colore grigio scuro che mi ripugna, così sono costretta a farmi un'altra doccia, mi insapono in ogni parte e mi lavo di nuovo anche i capelli, fino a quando non vedo che l'acqua che scorre via dal mio corpo è trasparente.

Sono tutta rossa, una volta uscita dal bagno, per quanto forte mi sono strofinata, ma mi sento molto bene.
E forse la luce dentro di me si sta rinforzando, pronta a combattere la notte.
Sono rinata, per la seconda volta.

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È successo nuovamente qualcosa, c'ho credete che sia questo Carlo? Cosa vuole da lei?
Ditemelo nei commenti!❤❤❤
1420 baci tutti per voi dreamers😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora