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Bisogna costruire prima il proprio mondo, affezionarcisi, riservarsi il tempo necessario per dirgli addio, ed in fine distruggerlo, costringersi a sopportare la presenza dei suoi resti nel nostro cuore.
Bisogna amare prima, e poi essere disposti ad abbandonare ogni cosa e ripartire.
Amare tutto.
Ogni aspetto della vita.
Anche il dolore.
Ma come si può amare una lacrima, il suo sapore così amaro?
Come posso amare il mio passato?
Sopportare le ferite...
Sorridere ai torti subiti...
La splendida ed accecante luminosità del mondo si lascia sopraffare in un brevissimo istante, se solo all'orizzonte compare la prima ombra di oscurità.
Non c'è nulla che sia più forte della luce, se non l'oscurità.
E non c'è nulla che sia più forte dell'oscurità se non la luce.
Dovrebbe esserci equilibrio allora.
Ma non c'è.
In nessun aspetto di questa vita assurda.
Non c'è pace nell'odio, nell'amicizia, nella famiglia, nell'infanzia, nella crescita, non c'è pace neanche nell'amore, condannato a morte dalla speranza.
Non c'è pace, semplicemente non c'è, in un mondo che non conosce regole e che l'uomo pretende di poter racchiudere in delle semplici parole.
È tutto così piccolo per qualcosa di così grande!
Vorrei poter vivere in un altro mondo, ma non perché questo non mi piaccia, ma perché sono gli uomini a non piacermi.
Vorrei potermi svegliare presto, sentire il rumore del sole che sorge e dei fiori che sbocciano, osservare la brina sciogliersi e trasformarsi in rugiada, udire gli uccellini cinguettare e assistere al risveglio dei bambini.
Nutrirmi di frutta e neve, correre tra l'erba, tuffarmi nel mare, rispecchiarmi nei laghi e bere dai fiumi.
Leggere libri di memorie.
Storie tramandate, ma non distorte, verità indiscutibili, mai violentate o contaminate dalla menzogna e dall'ignoranza dell'uomo.
Riuscire a vedere la bellezza della natura, a considerarla perfetta, e poter confidare nel domani.
Avere il permesso di sdraiarmi sotto la maestosità del cielo stellato, e riflettere su quanto fortunata sia ad avere una possibilità del genere.
La vita.
Un'occasione che si lascia sfuggire per inseguire una persona, o perché si crede in una bugia, o peggio, perché si vuole realizzare il sogno che non ci appartiene.
Sto permettendo alle idee degli altri di vivere la mia vita, la sto lasciando in mano a degli estranei, pur di non avere responsabilità, pur di trovare un modo attraverso il quale alleviare il dolore.
Ma il dolore non scompare, né si affievolisce.
Resta dov'è.
Perché il dolore non se ne va.
Non se ne va, mai.
È parte di noi.
È ciò che siamo.
Dal primo istante in cui apriamo gli occhi fino all'ultimo.
Il dolore è vita.
Il dolore è un'occasione.
Il dolore va accettato, amato, il dolore è solo la fine di una speranza, e la nascita di una nuova.
Il dolore è la mia opportunità di amare il mondo e sperare in uno migliore.
È qualcosa di così tragicamente meraviglioso che è inspiegabile.
Sento solo il bisogno di tornare bambina, ricominciare tutto da capo e poter essere una persona diversa.
L'uomo non merita questo mondo, la corruzione è nel suo cuore, e anche la più pura delle bellezze scompare dietro la sua ombra.
La natura ci fa nascere liberi, l'uomo ci rende debitori dal primo giorno di vita.
I soldi che guadagniamo non ci apparterranno mai, le case che costruiamo non rimarranno a noi, e la vita che viviamo non potrà mai essere realmente nostra.
Vorrei poter cambiare le cose.
Forse dovrei solo accettarle.
Forse, prima di tutto, dovrei accettare me stessa.
È questo che mi chiede Fred, è questo che vorrei essere in grado di fare io.

«Vuoi qualcosa da bere?», mi domanda Fred, riaccompagnandomi verso il divanetto.
Mi siedo e lo osservo.
Sembra così buono... e lo è, lo è con me, lo è con tutti.
I suoi occhi sono dolci e protettivi in un modo in cui quelli di mio padre non lo sono mai stati.
Nessuno mi ha mai guardata così, come se davvero fossi l'unica cosa buona rimasta al mondo, l'unica possibilità per trovare un modo per rimediare ai propri errori.
Fred sospira e poi si siede accanto a me, avendo capito che non voglio nulla da bere.
«Non so nulla di te... Golden, e non riesco ad immaginare cosa possa esserti accaduto oltre a ciò che intuisco soltanto», inizia.
I suoi occhi sono più vicini che mai, il mio cuore è più vicino che mai al suo.
«E mi dispiace, mi dispiace», ripete, come se fosse stata colpa sua.
Sono pronta a parlare, a dirgli che lui non avrebbe potuto fare niente, e forse sono pronta a dirgli anche di più, a parlargli di me, del mio passato, di Roger e di Di Lauro, ma bussano alla porta ed io mi ritraggo all'istante.
Curvo le spalle e abbasso il volto, pentendomi anche solo di aver pensato di potermi aprire con Fred.

«Avanti», dice, alzandosi in piedi.
Va verso la porta, mentre si sistema la giacca, stropicciata dopo l'abbraccio.
«Scusami, ma hanno bisogno di te al reparto grafica, non so cosa sia successo, ed io ho un impegno», è Christian, nonostante l'abbia sentita solo poche volte, riesco già a riconoscere la sua voce.
«Va bene, vado subito», risponde Fred, voltandosi verso di me.
«Ti riporto a casa, o pensi di poter resistere per un po' senza di me?», c'è una vena di ironia nella voce di Fred e questo mi fa sorridere.
Gli ho appena detto di avergli mentito per tutto questo tempo, gli ho detto che non serviranno a nulla i suoi tentativi perché io non potrò mai essere sua figlia, eppure lui sembra non curarsene.
Vuole essere gentile, vuole afferrare la sua seconda possibilità, me, e non lasciarla andare, per nessun motivo.
Lo invidio, almeno un po'.
Sa cosa vuole e ciò per cui vale la pena lottare, lui avrebbe un buon motivo anche per morire.

«Credo resisterò», annuncio, mentre lui mi riserva un sorriso soddisfatto, prima di darmi nuovamente le spalle ed uscire con Christian.
Mi domando che ruolo abbiano qui dentro, sia Fred che Christian.
Credevo che Christian fosse un semplice modello e Fred il proprietario dell'impresa, ma nessuno me lo hai mai spiegato seriamente, quindi potrebbe essere ogni cosa.
Mentre Fred è via resto seduta ed osservo il giardino fuori dalle vetrate, è così luminoso che mi ricorda quello dei miei sogni, quello in cui vorrei vivere, vedere la rugiada brillare e le stelle cadere.
È così bello il mondo a volte, che mi stupisco della sua brutalità in certe occasioni.
Ma il mondo non è l'uomo, e l'uomo non sarà mai in grado di costruire il mondo.
Resteranno per sempre due entità costrette a convivere in un terreno piuttosto ristretto e difficilmente bonificabile.
Ma è andata così per millenni, forse durerà ancora per altrettanto tempo.

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E nulla dreamers, vi lascio i miei 1140 baci😘😘😘😘😘😘😘😘 a voi non sembra molto, ma per me la vostra presenza è essenziale❤ grazie!

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora