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«Golden, credo tu abbia già capito che io non potrò più andare New York», spiega Fred, ancora a letto.
«Non importa, andremo un'altra volta», lo assicuro.
Non sono affatto dispiaciuta.
Volevo andare perché sapevo che lui sarebbe stato felice e che probabilmente mi avrebbe fatto bene, ma se non partiamo a me va bene lo stesso.
«Oh, no, Golden, cos'hai capito?», scuote la testa, sorridendo.
«Io non potrò venire con te, ma tu andrai», mi corregge, ed io non riesco comunque a capire.
Cosa dovrei andare a fare io, a New York, da sola?
Di sicuro non potrei partecipare a quell'incontro di affari al quale avrebbe dovuto essere presente lui.
Fred si accorge della mia confusione.
«Al mio posto ci sarà Christian», afferma, come se avessi già dovuto capirlo fin dall'inizio.
Credo legga nella mia espressione incredula l'emozione sbagliata.
«Oh, scusami, non volevo decidere prima ancora di aver chiesto la tua opinione, in ogni modo puoi sempre tirarti indietro, se non te la senti», no, non voglio tirarmi indietro, non voglio più rinunciare alle mie possibilità.
Ed in fondo Christian è una bella compagnia, ed anche se l'ultima volta che ci siamo visti, ieri mattino, non ci siamo salutati in modo chiaro, sono sicura che con lui potrei stare bene anche senza Fred.
«No, credo di potercela fare», rassicuro Fred.
«Va bene, allora quando lo vedrai, questa mattina a lavoro, digli che è tutto risolto», mi sorride rassicurante.
«Credevo non sarei andata oggi, senza di te», spiego, mi sentirei persa senza Fred, non avrei motivo di stare nel suo ufficio.
«Rosalinda ha trovato questi, me ne ero dimenticato ieri», Fred si sporge verso il comodino accanto al letto, apre il cassetto ed estrae i miei fogli, quelli nei quali avevo scritto qualche giorno fa.
Li avevo messi dentro al comodino, anche io, Rosalinda non può averli trovati per caso.
Li osservo come se fossero il fuoco nelle mani di Fred, e credo che lui se ne accorga.
«Non avrei dovuto leggerli?», domanda, dispiaciuto.
«Rosalinda mi ha detto di averli visti sulla scrivania e ne è rimasta incuriosita, leggendo le prime righe...», inspira, abbassando lo sguardo sulla mia grafia.
«Sono molto belle», si complimenta.
«Potrei riservarti uno spazio, nel giornale, dove potresti scrivere tutto ciò che vuoi, le tue riflessioni, le tue paure, ricevere lettere, tutto ciò che vuoi», mi propone, ed io capisco fino a che punto la sua immaginazione sia fervida.
Ha letto due mie riflessioni, e già programma tutto questo...
«Io non credo che...», non penso riuscirei a scrivere su comando.
«Ho letto cose di gran lunga peggiori di queste finire in prima pagina, non c'era nulla in quelle parole, nelle tue frasi invece c'è un anima, una storia infinita», inizio a sentire caldo.
Non so perché, ma l'idea che tutti possano leggere ciò che penso mi mette a disagio.
«Ognuno ha il proprio dono, sarebbe da stupidi non apprezzarlo», Fred allunga una mano fino ad accarezzarmi la spalla.
«Non posso obbligarti, ma pensaci, ed ora vai, o farai tardi», mi da una puffetto sulla schiena ed io mi alzo.
Gli sorrido, ancora frastornata dalla sua proposta ed esco.

Christian mi passa a prendere, suona al campanello nell'istante in cui mi stavo alzando da tavola.
Rosalinda è stata gentile oggi, forse sono stata un po' troppo frettolosa nel giudicarla, ma quei fogli sono la prova che non di fida di me, e fruga tra le mie cose.
Prendo la mia borsa, il cappotto e raggiungo Christian.
«Ciao», mi saluta, obbligando al mio buongiorno di rimanere sulla lingua.
«Ciao», dico anche io.
Mi sorride.
«Come stai?», domanda, mentre ci avviamo alla sua auto.
Non indossa il giubbetto e la felpa verde gli fascia in modo troppo seducente quel busto marmoreo.
Alcuni indumenti sì, dovrebbero essere illegali.
Non si può essere così attraenti senza rendersene conto, o comunque, senza evitarlo.
Lo seguo in macchina.
Saliamo e partiamo.
Aspetta ancora che gli risponda.
«Bene, e tu?», mi volto verso di lui.
La linea della mascella appena squadrata e perfettamente rasata, le labbra leggermente sporgenti e il naso dritto, un profilo inimmaginabile.
Ma ciò che mi sorprende oggi, come sempre, sono i suoi occhi, di una sfumatura spettacolare di verde.
Non credevo esistesse neanche un verde così.
Talmente brillante, talmente profondo e pigmentato, da far sembrare il più curato dei giardini la più appassita delle distese.
«Mai stato meglio», si volta verso di me e sorride di nuovo.
«Oggi che Fred non c'è tocca a me prendermi cura di te», aggiunge, tornando a guardare la strada.
Un brivido, e non so definire se caldo o freddo, mi percuote.
Per i primi istanti resto spiazzata, e ancora una volta mi meraviglio di come, alcune frasi, possano far piazza pulita di parole nella testa di chi le ascolta.
Ma forse oggi trovo una risposta.
«Si rimane senza parole quando ciò che l'altro ci dice non rientra in nessuna delle possibilità che noi avevamo programmato, ed allora dobbiamo buttare via tutti i nostri progetti e crearne uno nuovo, che si addica a quello di chi ci parla», rifletto, e mi stupisco di averlo fatto davanti a Christian.
Spero solo che non abbia sentito.
«Non c'è bisogno...», mi affretto ad aggiungere, a voce più alta, ma le sue parole si confondono alle mie.
«La mia frase ha distrutto tutte le possibilità che avevi programmato?», domanda, curioso, voltandosi di nuovo verso di me.

E quegli occhi chiamano le mie parole.
Le invitano a sfiorarli, a toccarli, ad abbracciarli...
Basta!
Sento il bisogno di parlare con Christian solo per ciò che è accaduto in quella casa, e non voglio che pensi che ho qualcosa contro di lui, o che non voglia parlargli, o che abbia ancora paura.
Sento il bisogno di parlargli perché voglio che lui mi conosca, anche se non so perché lo voglio.
«Non avevo pensato a delle possibilità», ammetto.
«Se invece lo avessi fatto?», ribatte, offrendomi un mezzo sorriso.
«Non sarebbe stata una delle mie possibilità... la tua frase», non so perché ma ho voglia di ridere.
Qui.
Adesso.
Di gridare al mondo che sono isterica e ho bisogno di ridere.
Christian non sembra accorgersi di questa momentanea pazzia interiore che mi pervade, e ne sono felice.
Mi concentro sulla strada e sul suo modo sicuro e semplice di guidare.
Io non ho ancora la patente, avrei dovuto prenderla, ma poi...
Non voglio ripensare ora al passato.
È così lontano oggi...
Rivangarlo sarebbe una fatica che non voglio compiere.

«Fred ti ha parlato del viaggio a New York?», mi chiede, dopo qualche minuto di silenzio.
Siamo quasi arrivati ormai, e credo abbia pensato se chiedermelo o no per tutto il viaggio.
«Sì», affermo, senza sapere cos'altro aggiungere.
Christian imbocca l'ultima strada e poi entra nel cancello della redazione.
Non risponde.
Spegne l'auto.
Si volta verso di me.
«So che non sarebbe facile per te, se non vuoi più andare, basta che tu lo dica, non creeresti nessun problema», mi assicura, guardandomi negli occhi.
Spiazzandomi di nuovo.
Credevo che a lui avrebbe fatto piacere, andare con me.
Dopo quello che è successo a casa mia.
Ed invece, dalle sue parole, sembra disposto a fare a meno di me.
Ma non mi importa.
Io voglio vedere New York, e quindi andrò.
Voglio essere forte, e non permettere al dolore, al passato, ai ricordi, alle convinzioni, di impedirmi di vivere a modo mio.
«No, voglio venire», affermo, in imbarazzo.
«Ho sempre voluto visitare New York», aggiungo subito, per evitare che lui pensi che voglio andare perché ci sarà lui.
«Mi fai felice», risponde, sorridendomi.
«Ho sempre voluto visitare New York con una...», qualcuno bussa al vetro della macchina.
Sobbalzo.
Christian si volta all'improvviso, per ritrovarsi davanti la faccia di Vanessa.
Quando incrocia i miei occhi mi riserva uno sguardo che preferisco non capire, e poi sorride a Christian, il quale, dopo aver lanciato un ultimo sguardo di scuse a me, apre la portiera e scende.
«Vanessa! Ciao!», esclama, sorridendole.
Vanessa lo abbraccia, mentre io scendo dall'auto.
Chiudo la portiera e li osservo per un attimo.
Vanessa ha iniziato a parlargli di appuntamenti e altre cose che non riesco ad udire.
«Io vado sopra», avviso, prima di allontanarmi e raggiungere l'ufficio di Fred.

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Ultimamente Vanessa sta sempre in mezzo🤔
Non trovate?
Mentre voi rispondete, io vi lascio 1400 baci parolosi da prendere e portare con voi durante la giornata, nella speranza che possiate scartarli come cioccolatini e tirarvi su in un momento di sconforto.
A domani DREAMERS😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora