Questa sera mio padre non c'è a cena, e mi dispiace, perché è l'ultimo giorno che passo in questa casa.
Non riesco ad immaginare come potrò portare tutte le mie cose con me, ma forse è più semplice di quanto io creda, non potrò e basta.Quando entro nella mia stanza trovo mia madre, in piedi accanto alla porta, ad aspettarmi, come l'angelo della morte, e non è una bella cosa, perché quel tipo di angelo trova sempre le sue vittime, e le trova tutte.
«È per questo che te ne vai? E credevi non lo avremmo scoperto?», mi mostra la cartella.
La cartella, quella delle mie analisi.
Sa che sono incinta.«Non dire niente, non c'è niente da dire, è tutto scritto qui... Lo ammetto, ero venuta a cercare qualcosa che potesse farmi capire il motivo per il quale ci stavi deludendo in questo modo, e l'ho trovato, ma non mi ha risollevato, affatto. Voglio sapere solo due cose... Il padre è Roger?», domanda, in uno dei suoi soliti discorsi infiniti.
Io e mia madre non abbiamo mai avuto molto tempo per i dialoghi, ma quando si creava l'occasione, raramente, lei non la sprecava mai ed era l'unica a parlare, a prendersela con me.
Annuisco con il volto, incapace di parlare.
L'umiliazione che mi sta infliggendo non l'avevo mai provata, mi sento così stupida, in confronto a lei, così indegna, così... insignificante, che vorrei aprire la finestra e provare finalmente a volare.«Non avevo dubbi...», ammette, lasciando cadere la cartella sul mio letto.
«E hai già deciso quando?», domanda, tornando a fissarmi.
«Cosa?».
«Quando abortire, non hai tutto il tempo che vuoi», si spiega meglio, mentre io sento l'aria mancarmi.
Abortire...
Sì, lo vorrei moltissimo.
Ma come potrei sopportare il senso di colpa?
«Io... io...», non so cosa dire, perché non so cosa fare.
«Non c'è altra scelta, non posso credere che tu pensi anche lontanamente di poterlo tenere. Abortendo risolveresti tutto, torneresti a casa, e andresti all'università», insiste.
«A me non importa niente dell'università!», esclamo, mentre lacrime calde mi rigano il volto.
Mia madre mi considera una sciocca, non sa niente di ciò che è stato!
«Le conseguenze delle tue scelte non ricadono solo su di te! Devi capirlo!», inizia ad alzare la voce.
«Trovo già difficile dover accettare che mia figlia sia una ragazza così superficiale, che se ne stia andando di casa e che non vada all'università, ma non riesco ad accettare che voglia essere una ragazza madre!», mi sta dicendo che sono frivola, che sono una poco di buono!
Ma dirle la verità non peggiorerebbe soltanto le cose?
«Preferiresti che fossi un'infanticida, allora?», sta parlando di uccidere un bambino!
«Golden, hai già fatto troppi errori, avrei dovuto immaginarlo, non sei mai stata una bambina perfetta, non sei mai riuscita a rendermi felice, ma che tu potessi deludermi così... Proprio non me lo aspettavo!», le lacrime continuano a scendere, come se ogni parola di mia madre chiamasse sofferenza.
La stanza, illuminata solo dalla luce delle finestre, sta entrando nella penombra, con il tramontare del sole.
«Ti prego...», cosa dovrei dirle?!
«Non ti scusare, Golden, le scuse non riparano i danni», non avrei mai voluto scusarmi, non so di cosa avrei dovuto farlo.
«Vattene...», riesco a sospirare, prima che mi si annebbi la vista, e le tenebre cadano sulla mia vita, per la terza volta.___________________________________________________________________________________
Capitolo breve ma...
La madre di Golden ha scoperto una parte della verità, reagendo a dir poco male, credete che ora cambierà qualcosa?🤔
Golden riuscirà a cambiare idea e a non andarsene?
Ditemelo nei commenti⬇⬇⬇ mentre io vi lascio 600 baci😘😘😘😘😘😘
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GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime. WATTYS2019
ChickLitDa bambini sembra tutto semplice, diventare adulti è qualcosa di automatico. Da adulti, invece, è tutto più difficile, ci sono responsabilità dalle quali non ci si può tirare indietro, ma questo, Golden ancora non lo sa. Vissuta sempre nel suo mondo...