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CHRISTIAN

Stringo ancora Golden tra le mie braccia, mentre rifletto sulla sua richiesta.
Vorrei che fosse lei a parlarmi di sé, che fosse lei ad aprirsi con me, che mi permettesse di aiutarla, ma forse dovrò essere io il primo a fare questo passo.
E voglio che lei mi conosca, lo voglio con tutto me stesso, ma temo che il mio passato possa allontanarla ancora di più.
È così fragile che non voglio che soffra ancora.
Ogni volta che vedo nei suoi occhi quell'ombra di panico mi sento sprofondare, perché è la stessa.
La stessa che vidi per l'ultima volta negli occhi di Lucia.
La stessa che non potrò, o vorrò, mai dimenticare, la stessa, sempre la stessa, alla quale non permetterò di ferirmi ancora.
Ma forse è questa l'occasione.

È ora che lei mi ha chiesto di parlarle.
Ed io ho già deciso di volerle stare accanto.
Non voglio tirarmi indietro.
Non lo farò.
Non lo farò più.

«Avevo diciotto anni, ed ero così entusiasta di avere la patente che non riuscivo a non offrire passaggi a tutti i miei compagni e amici», inizio a dire, mentre le immagini di ciò che è stato riaffiorano.
«E amiche», credevo che Lucia avrebbe potuto essere importante per me, vedevo il mio futuro con lei, ma non immaginavo quale sarebbe stato in realtà.
«Lucia aveva diciassette anni, era così solare e... timida, allo stesso tempo. Adoravo il suo sorriso, la lente attraverso la quale osservava il mondo, era... diversa, speciale», non so se andare avanti, non so neanche se mi sta ascoltando.
E non so neanche cosa sperare.
Se non mi sta ascoltando, probabilmente mi ritroverò a fare questo discorso di nuovo, e quasi sicuramente in un momento in cui lei sarà molto più vigile.
Al contrario, invece, se mi sta ascoltando, non riesco a credere di essere immerso in una vasca da bagno, quasi completamente nudo, con lei tra le mie braccia, e di essere sul punto di confessarle il mio passato.

«Uscivamo insieme, nell'ultimo mese, lei era amica di Giorgio e Giorgio usciva spesso con me, dopo un po' le uscite a tre avevano iniziato a sembrarci troppo popolate, così abbiamo iniziato a vederci solo noi due... Andò avanti per un mese esatto, poi la baciai e... credo ci considerassimo fidanzati, anche se nessuno aveva mai messo chiarezza su questo punto. Io... le volevo bene, sinceramente, ma... avevo diciotto anni e credevo potesse bastare un po' di affetto e qualche carezza per fare di due persone un solo futuro... Ma la vita mi ha mostrato più volte il modo in cui accorgermi dei miei errori, e spesso non lo ha fatto con troppa delicatezza...», Golden muove un braccio, scivola al mio fianco, e si stringe al mio petto.
Ma non apre gli occhi, non parla.
Inspiro e continuo.

«La stavo riaccompagnando a casa dopo aver passato il pomeriggio insieme, non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso, era bellissima, quella sera», inspiro di nuovo, ricordare ogni volta il mio errore, le mie colpe, mi fa sentire male.
«Non ho guardato la strada, ho guardato lei, perché credevo fosse lei la mia strada, ma così non è stato. L'auto ha sbandato, sono finito fuori strada, l'airbag non si è aperto e il trauma cranico le ha causato una morte cerebrale... e poi anche il suo cuore ha smesso di battere. Sono stato male per un anno... Vanessa mi è stata vicina, era la sua migliore amica, e nonostante le avessi tolto la sua amica d'infanzia, non provava rabbia per me, cercava solo di essermi vicino, ed io l'ho lasciata fare, fino a quando lei non si è innamorata di me. E... quello che è accaduto dopo lo sai», ho riassunto così tanto che credo di non aver reso giustizia al mio passato, ma sarò disposto ad aggiungere qualsiasi dettaglio che Golden vorrà conoscere.

«Ho creduto a lungo che fosse accaduto tutto a causa mia, che anche io avrei dovuto morire, e non sono tornato al mondo per fin troppo tempo...», rifletto.
È come se stessi parlando da solo.
Ma mi fa bene.
È come se fosse un altro dei tanti modi che ho utilizzato per stare meglio.
«Ho creduto di essere un uomo indegno della vita, dopo averla tolta a Lucia, vedevo la mia colpa scritta ovunque, mi perseguitava, ed io sapevo di non poterle sfuggire, perché aveva ragione. Io avevo ucciso Lucia, nessun altro», mi trema la voce, ma ho bisogno di dirglielo, voglio che sia in grado di scegliere, e se non mi conosce non potrà mai farlo.
«Ero io il colpevole, e avrei dovuto pagare, invece... per gli altri non avevo nessuna colpa», le accarezzo il braccio che mi stringe sulla vita.
«È stata Vanessa ad aiutarmi a superarlo, forse ce l'avrei fatta lo stesso, ma mi ha aiutato molto», affermo, osservando il soffitto dorato della stanza.
«In tutto questo, però, ho capito una cosa, Golden», ed ora spero davvero che mi stia ascoltando.

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora