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Atterriamo in orario, a New York è ancora l'una del pomeriggio, ma io ho solo fame e sonno.
Dovremo aspettare un bel po', però, prima di metterci a letto.
L'aria dell'aeroporto è rigida ed il cielo sembra sul punto di riversarci sopra tutta la sua rabbia con un tremendo acquazzone.
Raggiungiamo un taxi il prima possibile e ci dirigiamo verso il nostro albergo.
È a Manhattan, sulla fifth avenue, e la sua strutta imponente, come quella del resto dei grattacieli, mi toglie il fiato.
È così affascinante, New York, sembra piena di una vita così frenetica e insensata che sarei disposta a fermare ogni passante, pur di chiedergli il motivo per il quale corre tanto.
Ma forse neanche loro saprebbero dirmi il perché...

La nostra non è una camera, ma una suite, dotata di due stanze da letto separate, una sala da pranzo confinante con la cucina ed un salottino davvero accogliente, il tutto si affaccia su di un terrazzo enorme con vista sulle strade della città.
Rimango fuori per più di mezz'ora, ad osservare le macchine sfrecciare in tutte le direzioni, quasi come quelle luci ad intermittenza del pinball.

Christian mi raggiunge, mi osserva, riluttante e poi decide di parlare.
«Golden, torna dentro, fa freddo qui», le sue parole sembrano spazzare via tutta la sua insicurezza.
Gli leggo negli occhi una forza di volontà che non avevo mai visto prima.
Non è più dubbioso, e non è più neanche insicuro.
Sa ciò che vuole, e non credo gli importi più se a me va bene o no.
Mi mette le mani sulle spalle e mi porta dentro.
Lo seguo, perché il calore del suo petto ha su di me un effetto che non riesco ad evitare.
Ci sediamo sul divano.
Lui di fronte a me, mi sorride e sta per iniziare a parlare, quando gli squilla il cellulare.
Lo afferra dalla tasca dei pantaloni e dopo aver fatto una smorfia risponde.

È Vanessa.
Inizialmente presto attenzione alla loro conversazione e ho l'impressione che lei gli stia porgendo delle scuse, ma poi mi annoiano ed inizio a riflettere.
Inizio a riflettere sul nuovo Christian, quello che non ha paura della mia reazione, e su quanto questo aspetto lo faccia assomigliare a Roger e a Di Lauro.
La cosa mi mette i brividi e toglie il respiro.
Il cuore si agita come l'acqua del mare al primo vento, ma io non riesco ad evitarlo.
Non so neanche cosa voglio.
Anzi, sì.
Sì, che lo so.
Ma non voglio ammetterlo perché mi fa paura.
Voglio il calore di Christian, voglio che mi stia vicino e che mi dedichi ogni giorno almeno uno dei suoi sorrisi, almeno una delle sue carezze, ed almeno uno dei suoi pensieri.
E non so perché lo voglio.
Ma so solo di volerlo.
Christian...
Non so nulla di lui.
Del suo passato.
O comunque non so abbastanza.
Non so nulla neanche del suo rapporto con Vanessa.
Ma voglio scoprirlo.
Ed ora che so cosa voglio, il flebile sole che splende fuori, sulla terrazza, diventa brillante, ed il cielo assume un colore azzurro mai visto.
Il pomeriggio che ho davanti, e che prima mi si presentava noioso e colmo di preoccupazioni, è ora la mia lavagna piena di possibilità.
Un elenco lungo a tal punto da non poterci stare per intero.
Ed io voglio sfruttarle tutte, cercare di sapere un po' più su di Christian e cercare di essere più fiduciosa nei suoi confronti.

«Tutto apposto?», gli domando, quando chiude la telefonata, con in volto un'espressione leggermente frustrata.
«No, nulla è apposto», risponde, posando il telefono sul piccolo tavolino di vetro davanti al divano di pelle nera sul quale sediamo.
Lo osservo, curiosa.
Mi piacerebbe sapere perché è così di cattivo umore, ma non so se chiedendoglielo potrei risultare invadente.
«Vanessa non riesce a capire, anzi, forse sono io ad aver preteso che lei capisse, sbagliandomi», aggiunge, cercando di spiegarsi, quando invece le sue parole, per me, non significano nulla.
Deve accorgersi della mia espressione confusa, visto mi sorride.
«Davvero non hai ascoltato nulla della telefonata?», chiede, incredulo.
Alzo le spalle, non credevo fosse qualcosa per cui essere rimproverati.
«È preoccupata...», sospira, prima di decidere che è arrivato il momento di spiegare.
«È preoccupata perché crede che possa sostituirla, è gelosa di te», ammette, mentre io mi sento allo stesso tempo importante e in colpa.
Se è gelosa di me, significa che Christian le ha dato motivo di esserlo, però io non voglio che i due litighino a causa mia.
«Siamo amici da quando avevo diciassette anni, veniva a scuola con me, mi è sempre stata vicina, ed io le ho sempre voluto bene, ma, per quanto mi riguarda, non ho mai provato nulla di più, nei suoi confronti, di un profondo affetto», non so perché me lo stia dicendo, ma il fatto che lo stia facendo mi fa sentire importante per lui.
Come se finalmente avessi guadagnato abbastanza punti da meritare di salire di livello, di ricevere una promozione, un premio.
Premio che non è altro che la sua vita.
Premio che non poteva avere valore più grande.

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora