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«Alba!», esclama qualcuno, piombando verso di me, inginocchiandosi davanti a me.
La sua voce si confonde con l'eco del grido che ho ancora nella testa.
Tutto sembra confuso.
Le cose perdono di nitidezza, i loro contorni sfumano nel nulla, ed ogni oggetto assume un'ombra nera che non sopporto.
«Alba», ripete.
«Ma cosa ti prende!?», è la voce infastidita del regista, credo si stia avvicinando.
Ogni cosa, però, alle mie orecchie, giunge lontana, come se qualcuno mi avesse ferito i timpani, o avvolta in qualche sorta di bozzolo.
Delle mani mi toccano il viso, poi scendono verso il collo, fino alle spalle, prima che i miei occhi si rovescino e tutto perda di significato.

«Come stai?», apro gli occhi, il viso di Fred è a mezzo metro dal mio.
Mi osserva, come se fossi la reincarnazione di un dio, o un essere così stupefacente da mettermi il voltastomaco.
Sono sul punto di svenire di nuovo se non fosse per l'incontro con lo sguardo di Carlo, in un angolo, che non lascia presagire nulla di buono.
«Cosa è successo sul set?», continua Fred, dolcemente, come se fossi una bambina.
Ho paura.
Ho paura di rispondere, e di dire la verità, ho paura della sua gentilezza, ed ho paura di Christian.
Mi guardo intorno e capisco che sono nella camera della suite di Carlo.
«Cosa ti è preso?», mi domanda, avvicinandosi al letto, senza la voce calma di Fred, però.
La cosa, un po', mi rincuora.
Non so cosa rispondere.
«Almeno stai meglio? Sarebbe tutto perdonato se tu tornassi questo pomeriggio», mi spiega, prendendo il posto di Fred.
«Saimon ti aspetta, dice che nonostante tu non abbia nessuna esperienza potresti risaltare nella pubblicità, e Christian è rimasto davvero male nel vedere il modo in cui hai reagito», Carlo parla con voce grave e tutto questo non fa che appesantire il peso che mi porto incollato a qualche parte troppo debole di me.
«Credevamo ti avesse fatto qualcosa...», conclude, aspettandosi che adesso sia io a parlare, ma dal mio canto, non ho ancora nulla da dire.
Carlo mi osserva, attende una mia risposta, distolgo lo sguardo e lui alla fine, innervosito, esce dalla stanza.
Fred mi torna accanto, non dice nulla, si siede vicino a me ed inizia ad accarezzarmi il volto.
Tremo, tremo di nuovo, senza riuscire a controllare neanche il battito delle ciglia.
«Shhhh, calmati», sussurra.
Il suo sguardo è così benevolo che mi vergogno del timore che sento nei suoi confronti, ma proprio non riesco a sopportare le sue mani sul mio viso, i suoi occhi nei miei occhi, non riesco a sopportarlo!
«Basta!», esclamo, voltandomi dall'altra parte, coprendomi il viso con le mani.
«Non vuoi tornare sul set, vero? Non vuoi più fare quella pubblicità...», presume.
È vero, non voglio più tornare, né fare la pubblicità.
Non avevo pensato che un bacio potesse farmi quell'effetto, eppure non riesco ad impedirlo.
«Non sono sicuro del perché, Alba, ma lo sono riguardo alle conseguenze che questo avrà», dice, alzandosi dal letto.
«Carlo ti manderà via se non completerai il tuo lavoro alla pubblicità, non voglio che tu torni a fare quella vita, per strada...», abbassa la voce, rendendola ancora più profonda e rilassante.
«Ho un figlio che non vedo mai, sono vedovo e la casa in cui vivo è piena di un silenzio che non riesco più a controllare, vieni a stare da me», propone, mentre un brivido mi percuote.
Andare a vivere con lui?!
Non lo farei mai, preferisco la strada alla casa di un perfetto sconosciuto!
Non mi fido di lui, né di nessun altro.
«Carlo ti manderà via, non avrai i dieci mila euro... vieni con me», ripete, tornandomi accanto.
Continuo a sfuggire al suo sguardo e copro ancora il viso con le mani.

«Non ti accadrebbe nulla, Alba, te lo prometto, saresti come una figlia per me», parla come se temesse ancora di cogliere nel centro e volesse invece aspettare.
Perché dovrei accettare?
Perché dovrei fidarmi?
Avrei potuto essere una figlia anche per Di Lauro, ed invece voleva che fossi la sua amante.
«Io ti aspetto», conclude, lasciandomi anche lui sola.
E la solitudine, spesso, è la migliore delle compagnie.

Alla va proprio come Fred aveva previsto.
Carlo non impiega molto tempo a cacciarmi dal suo hotel, non ho rispettato il contratto e lui non ha più intenzione di aiutarmi, ed in fondo, lo capisco.
Fred insiste ancora perché io vada a vivere con lui, ed ogni giorno che passa sento il bisogno di esaudirlo.
I suoi occhi sono imploranti, e la sua voce sempre più supplichevole, non avverto secondi fini nei suoi gesti gentili, né nelle sue parole di conforto.
Mi aspettava sotto l'hotel, quando Carlo mi ha mandata via.
«Sali, ti porto in un posto migliore», mi ha invitata nella sua auto.
L'ho ascoltato, perché se avesse voluto approfittarsi di me sarebbe stato soltanto uno tra gli altri.
Mi ha accompagnata a casa sua invece.
Durante il viaggio non ho parlato mai, e lui ha fatto altrettanto.
Ho creduto fino all'ultimo che prima o poi avrebbe accostato la macchina al ciglio della strada, l'avrebbe spenta, mi avrebbe stretta a sé, privata della mia umanità, uccisa, ancora una volta, ed in fine mi avrebbe lasciata sola di nuovo, come gli altri.
Ed io mi sono domandata per tutto il tempo il motivo di ogni cosa.
Perché proprio io?
Cos'ho di così diverso? Di così sbagliato?
Ma non sono riuscita a trovare una risposta, e nel frattempo Fred guidava e non sembrava lontanamente intenzionato a voler accostare e dare vita a quella squallida scena che nella mia mente era già divenuta reale.

La casa di Fred è enorme, e luminosa, ma non mi perdo ad osservarla, perché per me potrebbe essere anche una caverna, sarebbe la stessa cosa, io non mi sentirei peggio di così.
Mi accompagna in una stanza, dopo aver salito delle scale, emette dei suoni, forse sono parole, forse sono frasi, ma io non le capisco.
La mia mente le trasforma, le allontana, le divide, rendendole un soffice ma fastidioso sottofondo del mio essere.
Quando mi lascia sola è come se una bolla fosse scoppiata.
Mi butto sul letto e aspetto.
Non so cosa, ma accade sempre qualcosa che cambia i miei piani, ed allora non ne faccio più.
Muoio ogni volta che mi addormento, e rinasco ogni volta che apro gli occhi, con nuovi desideri e nuove inutili speranze.

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E nulla, oggi voglio solo dirvi che sono in palla con il titolo della nuova storia che sto scrivendo😭 i titoli sono sempre la cosa più difficile per me🙄

Intanto vi mando 1100 baci però😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘 a presto❤

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora