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CHTISTIAN

Il taxi mi fa scendere proprio sotto l'hotel.
Il temporale è così forte che anche correndo per raggiungere la hall, non riesco ad evitare di bagnarmi.
Vado subito verso l'ascensore.
Non vedo l'ora di informare Golden sul come è andata la serata, di rivederla soltanto, anche.
Alla cena non ho fatto altro che pensare a lei, a quello che le ho detto prima.
Nonostante questo credo che l'incontro sia andato piuttosto bene, ed il risultato dovrebbe essere più che positivo.
Sono ansioso di dirlo a Golden, ma credo stia dormendo.
Le ho detto di non aspettarmi.

Se solo sapesse tutto il tempo che le ho dedicato, almeno nei pensieri...
È dal primo giorno in cui l'ho vista, su quel set, che non riesco ad allontanarla dalla mia testa.
È stato...
Straordinariamente toccante.
I suoi occhi così azzurri, talmente azzurri da sembrare viola, talvolta, erano colmi di... vuoto.
Una paura talmente grande da eliminare tutto il resto.
E mi sono sentito come quello spettatore che osserva un bambino attraversare un'autostrada a sei corsie in un tratto in cui le strisce pedonali non esistono e le macchine sfrecciano ad una velocità senza senso.
Mi sono sentito così.
Impotente.
E sull'orlo di una crisi, per la consapevolezza di non poter fare niente.
E nonostante mi attraesse la temevo allo stesso tempo.
E la temo tutt'ora.
Non riesco ad immaginare cosa possa esserle successo.
E non riesco ad immaginare neanche come potrei aiutarla.
Ma mi sono stancato di restare a guardare.
Voglio aiutarla, in qualsiasi modo sarà possibile farlo.

Mi accontenterò di qualsiasi cosa, se verrà da lei.
Ed non vorrò altro che la sua felicità, non voglio altro neanche adesso.
E Vanessa...
Vanessa, spero potrà capire. È auguro anche a lei di trovare qualcuno che la faccia sentire come io mi sento con Golden.

Raggiungo la nostra suite, infilo la card nel dispositivo ed entro dentro.
In salotto c'è ancora la luce accesa, ma forse non ha voluto spegnerla.
Vado verso la sua stanza.
Mi fermo a poco più di cinque centimetri dalla sua porta.
Inspiro.
Socchiudo la porta e osservo dentro.
La luce è spenta.
Entro e mi avvicino al letto matrimoniale.
La poca luce che entra dalla porta lasciata socchiusa mi permette di vedere il letto perfetto.
Neanche una piega sulla coperta.

Golden non c'è.

Esco dalla stanza e mi fermo davanti la porta chiusa del bagno.
Busso.
Ma non risponde nessuno.
Apro anche questa porta, ma dentro c'è buio.
Accendo la luce e ho la certezza che Golden non è neanche qui.
Torno in salotto, confuso.
Vado nella mia stanza, ma non è neanche lì.

«Golden», la chiamo, iniziando a preoccuparmi.
È quasi mezzanotte, non riesco ad immaginare dove potrebbe essere.
Ma il solo pensiero che possa essere in pericolo mi fa tremare il cuore.
Non so più dove cercare.
Sono in mezzo al salotto, le mani tra i capelli, e mi sento uno sciocco, per il fatto che non so cosa fare.
Potrebbe essere uscita, ma non aveva la card per rientrare.
Forse è da qualche parte ad aspettare che io ritorni così da poter rientrare.
Ma se così fosse stato avrebbe dovuto aspettarmi davanti la porta della nostra suite.
E se non fosse riuscita a tornare indietro?
Se si fosse persa?
Se avesse incontrato la persona sbagliata?
Forse non aveva i soldi per il taxi, o forse non ha preso un taxi.
E se fosse da qualche parte ad aspettare sotto la pioggia?

Il collo sembra aver perso la capacità di sorreggere la mia testa, credo di essere sul punto di andare in iperventilazione.
Non posso.
Devo ritrovare Golden.
E sembra assurdo, ma non ho neanche il suo numero di telefono.
«Golden!», esclamo, nel momento in cui gli occhi mi cadono sulle tende delle porte finestre ancora spostate.
Fuori la pioggia cade come se fosse perle di cristallo.
Fa un rumore tremendo.
Mi avvicino per chiudere le tende, quando gli occhi scorgono un'ombra a lato del terrazzo.
Apro la finestra, mentre il terrore mi entra dentro infiltrandosi in ogni poro della mia pelle, come se fosse un insieme infinito di spilli di ghiaccio.
Non appena esco fuori vengo inzuppato dalla pioggia, e gli occhi vedono ciò che non avrei mai voluto.
Golden è rannicchiata in un angolo, immobile.
Le gambe strette al petto e la testa appoggiata sulle ginocchia.

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora