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Christian mi afferra un secondo prima che io possa cadere.
Mi tira su, con in volto una delle espressioni più preoccupate di sempre.
Sono stanca.
Stanca di farlo agitare ogni volta.
Stanca di agitarmi io ogni volta.
«Golden», mi sussurra all'orecchio.
«Cosa c'è?», domanda, confuso e spiazzato.
Non so cosa rispondere.
Cerco di respirare.
Mi guardo intorno.
Nessuno sembra essersi accorto di nulla.
Neanche Vanessa, a pochi passi da noi.
Forse mi sono immaginata tutto il mio turbamento, forse è avvenuto solo dentro di me.
Forse.

Ma Roger non è stata un'allucinazione.
Non può esserlo, perché sta venendo verso di me.
«Ne riparliamo dopo», sospira al mio orecchio, dandomi brividi in tutto il corpo.
Vanessa sorride a Roger, e poi torna a guardare noi.
«Vi presento mio cugino, Roger Finnigan», ci annuncia.
Sto morendo, lo so.
Perdo anni di vita.
La forza che sto usando, ora, per continuare a respirare, deve venire dal futuro.
Da quella fonte di energia totale a mia disposizione.
E se la consumo tutta ora, la mia vita non potrà che essere breve.
E ne sto sprecando molta, troppa, se sono ancora qui, davanti a Roger, vicino a Vanessa, e al fianco di Christian.
Cosa devo fare?
Fingere di non conoscerlo?
O cosa?
Non penso proprio di poter dire la verità.
«Piacere, Christian Fondamentali», si stringono la mano.
Si stanno stringendo la mano...
Poi si volta verso di me.
Finge stupore.
Fingerà di non conoscermi.
Certo.
Per lui è più comodo.
In fondo lo è anche per me.
Ma non voglio stringergli la mano.
Non voglio che mi tocchi.
Non voglio far finta di nulla.
Essere l'ipocrita che invece è lui.

Devo essere coraggiosa.
L'ho promesso.
E ce la farò.
Ho trovato abbastanza forza per sopravvivere a questo momento, ne troverò altra per farlo finire il prima possibile.
Roger porge la mano davanti a sé, così da poter afferrare la mia e baciarla, da bravo gentiluomo.
Ma non gli darò questa soddisfazione.
Non dopo quello che mi ha fatto.
Non mi sottometterò a lui.
Mai più.
Neanche per una stretta di mano.

«Scusate», farfuglio, prima di voltarmi e dirigermi a grandi passi verso l'auto.
Aspetterò Christian e poi torneremo a casa.
Ed io cercherò di mettere ordine alle mie idee.
Dovrò essere pronta a rispondere alle sue domande.
Perché so che ce ne saranno.
Sono successe troppe cose in un solo istante, per poter passare tutte inosservate.
Ma cosa gli dirò?
Nulla.
Forse è questo che dovrei fare.
Stare zitta per sempre.
E soffocare quel desiderio di essere sincera che a volte mi pervade.
Soprattutto con Christian.

Non mi volto indietro.
Vado verso l'auto, sotto lo sguardo stupito di tutti, che si girano al mio passaggio, come se fossero dei bambini richiamati dall'odore dei pop-corn.
Non ci faccio caso.
Cerco di non farci caso.
La macchina sembra essere così lontana...
Ma alla fine la raggiungo, e mi aggrappo a lei come fosse un'ancora.

«Golden», mi chiama.
So già chi è.
Non avevo sentito i suoi passi seguirmi.
Non mi volto.
Me ne vergognerei troppo, per come mi sono comportata.
Si avvicina a me, sento quasi il calore del suo corpo sulla mia schiena per metà scoperta.
«Golden», dice di nuovo, ma questa volta sottovoce.
Mi afferra per le spalle e mi fa voltare.
I suoi occhi questa sera sono così azzurri, mi ricordano quelli di Roger, e non ce la faccio.
«Cosa c'è? Cos'è successo?», è agitato, e sta soltanto cercando di capire.
Ma voglio che capisca?
«Conoscevi già quel... Finnigan?», domanda ancora, cercando i miei occhi.
Non voglio che li trovi, non voglio che li trovi più nessuno, perché altrimenti tutti potrebbero trovare me.
«Portami a casa, voglio andare via», lo prego, fissando le sue scarpe nere lucide.
«Voglio andarmene», ripeto, a voce più alta questa volta.
«Ma... siamo appena arrivati... Dimmi cosa è successo», mi prega, alzandomi il volto, implorando il mio ascolto.
Ma non lo ascolterò, non questa sera.
Forse mai più.
Voglio davvero andarmene via.
Non è solo un capriccio.

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora