Ho preso ciò che potevo, i vestiti migliori, alcuni gioielli e altri oggetti che non avrei potuto mai lasciare nelle grinfie della mamma, i miei spartiti, i libri preferiti, i peluche, l'abat-jour, alcune foto e poi biancheria per la casa.
Ho messo tutto nel taxi che ho chiamato, non volendo essere accompagnata dall'autista, direbbe ai miei dove abito prima ancora che io possa vedere l'appartamento.Sto per salire, quando vedo mia madre correre verso di me, i capelli fuori posto e ancora la vestaglia da camera allacciata in vita.
Credo arriverà l'apocalisse, oggi: io che me ne vado di casa, lei che non fa caso all'immagine.
Quando è ormai vicina mi accorgo anche del fatto che non è truccata, ed inizio a preoccuparmi seriamente.
«Golden...», è senza fiato, ma non è mai stato un mistero che non conoscesse la fatica.
Chiudo lo sportello del taxi e le vado accanto.
«Golden», ripete, con il respiro corto.
La osservo, e aspetto che mi dica ciò che l'ha spinta a fare questa scenata.
«Ho fatto delle ricerche e... se non vuoi, non abortire...», tutto questo per dirmi di non abortire?
È importante, certo, ma non è da mia madre.
A lei sarebbe bastata una chiamata.
«Ma rendi giustizia a tuo figlio, denuncia suo padre. Roger deve riconoscerlo!», esclama, dopo aver preso un bel respiro.
Per un attimo tema possa aver capito il modo con il quale questo bambino è stato concepito, ma poi mi rendo conto che così non è. Mia madre sa che ci siamo lasciati, probabilmente pensa che Roger non voglia saperne nulla del figlio.
E tutto diventa chiaro.
Vuole vendetta, vuole denaro, vuole ricchezza.
Avrei dovuto capirlo prima.
Non le rispondo, mi volto e torno verso il taxi, ma mia madre mi afferra per un braccio, non ricordo un nostro contatto fisico negli ultimi mesi, e devo ammettere che avrebbe potuto essere migliore.
«Mamma», la richiamo, offesa anche solo dal fatto che abbia pensato che io avrei potuto fare una cosa del genere.
«Golden, ascoltami, non è una novità che tuo padre abbia dei problemi, i soldi non ci mancano, è vero, ma potrebbero essere molti di più. La vita di tuo figlio vale la nostra felicità, devi approfittarne, Golden. Se non vuoi più avere a che fare con Roger, cercherò di capirlo, ma non lasciarlo andare così, hai diciotto anni, non puoi voler rovinare la tua vita in questo modo! Chiedigli dei soldi, sono sicura che il signor Finnigan, pur di evitare lo scandalo, ci accontenterà....», ed eccola tornare con i suoi piani diabolici e privi di un minimo di moralità.
La guardo, sempre più incredula, non avrei mai detto che si sarebbe spinta fino a questo punto.
Utilizzare un povero bambino per ricattare il padre, o meglio, il nonno.
«Non sai cosa dici, mamma», la parola mamma mi sembra essere diventata inadatta a lei, ma non riesco a trovarne un'altra.
«Dico che con quei soldi potremmo finalmente pagare tutti i debiti di tuo padre, chiudere l'impresa e vivere dei nostri risparmi!», continua.
«Golden, ti prego, pensaci», mi afferra entrambe le braccia e cerca il mio volto, per poi trovarlo, lontano come non mai dalle sue idee.
«Non servirebbe a nulla tenere il bambino, altrimenti. Abortisci, fai come vuoi, ma non credere che crescerlo sarà facile, senza un padre e solamente con i soldi che hai in banca, dureranno meno del previsto...», se solo sapesse che quei soldi non ci sono già più....
Ma non voglio più starla ad ascoltare.
Mi libero dalla sua stretta e questa volta vado dritta verso il taxi, senza più voltarmi, o lasciarmi afferrare.
«Pensaci, ti prego, Golden», ripete, da dietro il finestrino, mentre ordino al tassista di partire.
Mia madre...
Avrei potuto aspettarmi qualcosa di diverso, da lei?
Almeno ci speravo.
Per lei, l'unico buon motivo per tenere mio figlio sarebbe quello di poterci guadagnare sopra...
Ma forse non ha torto...
In fondo i soldi non sono mai abbastanza, ed io sarò sola...
No!
Non posso pensarlo!
Ed è questo il problema, non so cosa pensare...Non voglio tenere questo bambino, non voglio prendermi cura di lui, non voglio ricordare ogni giorno della mia vita quello che Roger mi ha fatto, quella sera nella sua barca.
Non voglio dover soffrire più di così...
Ma voglio davvero abortire?
Potrei darlo in adozione, ma per me sarebbe peggio che abortire.
Se cambiassi idea, un giorno, saprei che qualcun altro si è preso ciò che era mio.
Abortendo, invece, non sarebbe più di nessuno.
Il viaggio in taxi, tra tutti questi pensieri è fin troppo veloce, ed io mi ritrovo davanti al portone di un vecchio palazzo, senza sapere di essere arrivata.
«È qui, signorina», mi informa il taxista.
Alzo lo guardo e torno nel taxi.
La vista torna nitida e capisco che è ora di salutare ogni cosa.«Mi aspetti qui, torno in pochi minuti», lo avviso, scendendo.
«Lascio acceso il tassametro», mi avverte, mentre prendo le mie valigie.
Il portone principale è già aperto.
L'entrata è una grande scalinata che porta ai piani superiori.
Non so se c'è l'ascensore...
Alla mia destra c'è il portinaio, un uomo sulla sessantina dai capelli completamente bianchi e due occhialetti che coprono gli occhi piccoli, ma di un celeste ipnotizzante.
Vado verso di lui.
«Buon giorno, sono Golden Ferrani, ci dovrebbero essere delle chiavi per me», mi presento, scegliendo di essere cordiale e di mostrare un sorriso non del tutto spontaneo.
L'uomo mi osserva per qualche secondo di troppo e poi mi da le spalle, prende una chiave e me la porge.
«Dovrebbe essere questa, l'appartamento è al secondo piano, non c'è l'ascensore, sa, i vecchi palazzi, e nessuno che li vuole rimodernare... Mi dispiace ma non posso aiutarla con le valigie, sa, le scale e l'età non vanno molto d'accordo, se fosse venuta nel pomeriggio avrebbe trovato mio nipote... peccato», leggo dal cartellino che si chiama Sergio e sorrido della sua loquacità, questa volta più sinceramente.
«Non fa nulla, non si preoccupi», lo rassicuro, prendendo la chiave e tornando alle valigie.
Devo fare tre viaggi per portare tutto, sotto lo sguardo divertito di Sergio.
Non ho il tempo di guardare neanche come è fatto l'appartamento, perché il taxista mi sta ancora aspettando sotto, ed io devo andare a lavoro.___________________________________________
Le cose non stanno esattamente migliorando, ma di sicuro stanno cambiando, per l'ennesima volta.
Cosa ne pensate? Vi ricordo che scrissi questa storia ormai più di 4 anni fa, in alcune cose mi ritrovo, ma in altre completamente no, quindi non so🤔
Ho bisogno dei vostri commenti!
Come vi sembra Golden?
Intanto vi lascio i miei 1110 baci😘😘😘😘😘😘😘
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GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime. WATTYS2019
ChickLitDa bambini sembra tutto semplice, diventare adulti è qualcosa di automatico. Da adulti, invece, è tutto più difficile, ci sono responsabilità dalle quali non ci si può tirare indietro, ma questo, Golden ancora non lo sa. Vissuta sempre nel suo mondo...