Capitolo 13

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Siamo appena arrivati a casa sua, siamo subito andati nella stanza da letto nonostante non ci fosse nessuno in casa. -allora? cosa succede?- dico con tono dolce -mamma mia, ho una grandissima voglia di piangere- dice sospirando e trattenendo le lacrime, a quanto pare. Io lo guardo confusa, mentre lui cerca qualcosa nel suo zaino, per poi far uscire fuori il suo diario. Si avvicina a me, e mi fa vedere alcune pagine, è una parte della copertina del diario. A me vengono i brividi e istintivamente mi guardo il braccio, capendo il perché di tutto quel suo comportamento da misterioso. Forse vi state chiedendo il perché Luke mi ha subito scoperto, voi però non sapete che Luke,sa tutto. E conosce molto bene, quelle macchie, e quel colore rossastro. -allora?- dice lui battendo il piede al suolo - io...nulla, perché mi stai facendo vedere ciò?- dico facendo la finta tonta, abbassando lo sguardo -ma sei seria? Nunzia non prendermi in giro, ho collegato tutto! voglio sapere solo il perché, perché di nuovo?- dice lui guardandomi -pensavi non che me ne fossi accorto, ma da subito ho visto che stavi male, la tua semplice risposta del "ho mal di testa" sapevo che era falsa. Ti rendi conto di cosa hai fatto? Vuoi per caso ritornare come qualche anno fa, su quel lettino d'ospedale?!- dice sbraitando -perché l'hai fatto?- dice con voce spezzata

flashback
Mi sto tagliando, per l'ennesima volta. Non m'importa più niente, voglio far fine alla mia vita. Mio padre da fuori la stanza mi sta pregando di aprire la porta,ma sono fin troppo concentrata a far ballare la lama contro la mia pelle. Faccio tanti tagli, ma l'ultimo di questi fu letale. Ho preso una vena, che a quanto pare spezzai tagliandola. Le forze mi stavano abbandonando, le gambe stavano cedendo, e tutto intorno a me girava, per poi diventare sfocato, per dopo ancora diventare nero. Sono caduta a terra, e sentivo delle voci ovatte, per poi, non sentire più niente. Sembrava come se il mio cervello si fosse spento, insieme al corpo, e al mio cuore.

Mi risvegliai in una stanza che non era mia, era tutta bianca, ho degli aggeggi sulle braccia,e dei tubi sul naso, la testa girava tantissimo, e non avevo nessuna forza, neanche quella di parlare. Potevo soltanto guardare e sentire. Ho visto che mio padre era accanto a me, con delle lacrime che gli scendevano giù sulle gote, in fretta e furia chiamò un dottore, e subito quest'ultimo si affrettò a raggiungermi. Mi fece tantissime domande, ma non sapevo rispondere, o meglio,non potevo, non potevo fare nulla. Il dottore disse che ero troppo debole,e che presto sarei tornata come nuova, apparte le cicatrici. Mio padre mi abbracciò e scoppiò a piangere, più forte di prima.

Passò un giorno, adesso io potevo spostare la testa e potevo parlare, ma non potevo fare assolutamente altro. Ho perso troppo sangue, e questo vuol dire che se mi sforzo troppo, svengo. A da ieri pomeriggio che non fanno entrare nessuno in stanza, e io mi sento come un'estranea, come se sono su un mondo non mio. La porta si aprì con un tonfo fortissimo, e la persona che l'aprì mi corse immediatamente incontro, non disse alcuna parola,notai che aveva delle lacrime sul volto prima di abbracciarmi. Dopo pochi secondi iniziò a singhiozzare, volevo così tanto abbracciarlo, se solo ne fossi stata in grado -stai tranquillo, sono qua- dissi al mio migliore amico, che in quel momento non riusciva a smettere di piangere - perché l'hai fatto? - mi disse solo questa frase, poi si staccò da me, e alcuni dottori lo portarono fuori, nonostante i suoi lamenti.
fine flashback

Se penso di nuovo a quel giorno mi viene da piangere, non so cosa fare, non so cosa dire, l'unica cosa che faccio è andargli incontro, e abbracciarlo il più forte possibile. So benissimo cosa ha passato, quanto mi ha aiutato, e quanto si è trascurato pur di aiutarmi.

-Hey chica!- disse Gionata entrando in camera mia -Hey Gion!- dico sorridendo io, la sua presenza mi fa stare bene -allora so che la febbre ti è passata- dice sorridendo e sedendosi sul letto -eh si- ridacchio io -ti va se stasera andiamo a mangiare fuori? te l'avevo promesso piccola- mi sorride ancora lui -oh ma certo, per me va benissimo- sto scoppiando di felicità, tra poco il mio cuore farà "Boom" -okay allora, stasera verso le 20:30 andiamo- dice alzandosi -perfetto- gli sorrido e lui esce fuori dalla mia stanza. Okay ho 2 ore per prepararmi. Sento che sarà la miglior serata di sempre.

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