Capitolo 23

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-Allora? Me lo spiegate il motivo per cui avete urlato come pazzi e sopratutto in corridoio?!- dice il preside davanti a noi. Qualcuno l'ha fatto venire e a preso me e ormai il mio ex migliore amico e siamo andati nel suo ufficio -abbiamo solo avuto una lite- dice il ragazzo seduto accanto a me -e tu perché hai picchiato una tua compagna?- chiede rivolgendosi a me -ha iniziato lei- è la verità, non l'ho mica iniziata a picchiare io -l'hai spinta- interviene Luke -ma non picchiata, sai riconoscere la differenza tra picchiare e spintonare qualcuno?- dico voltandomi verso di lui -sei tu che l'hai provocata, non lo dovevi fare- interviene ancora lui -io faccio quello che mi pare e non la difendere! se ci tieni così tanto torna pure da lei!- dico incrociando le braccia sotto il seno -ed è quello che farò- dice Luke prima di essere interrotto dal preside -basta voi due! E tu Barker non vai da nessuna parte! Devo darvi una punizione, rischiate la sospensione ma non voglio darvela, siete due ragazzi esemplari e responsabili ma oggi non so cosa sia successo. Passerete una settimana ad aiutare la signora Carmela con le pulizie, e non voglio sentire ne se e ne ma! tornate in classe su forza- prendiamo i nostri zaini e ci dirigiamo in classe -per colpa tua adesso mi tocca passare 5 pomeriggi in questo schifo- dice salendo le scale -se tu non mi mandavi quella lettera tutto questo non succedeva- dico schietta io -ma basta! sei tu che mi hai inviato una cazzo di busta, io non ho fatto proprio niente!- continua a sclerare e sinceramente mi sta iniziando a rompere, avesse i coglioni di dirmi le cose in faccia -sei un caso perso, basta- entriamo in classe e appena entriamo tutta la classe si ammutolisce, la professoressa ci guarda con uno sguardo più che incazzato e ci indica di venire accanto a lei -so tutto quello che è successo, non voglio sapere il motivo ma so della vostra punizione e il preside è stato più che gentile con voi due. Adesso voi due, insieme a Cecilia andate in infermeria a medicarvi- la troia viene verso di noi e tutti e 3 scendiamo giù a farci medicare, menomale che l'infermiera è simpaticissima -come dobbiamo fare con voi. Su giovanotto siediti sul lettino- indica Luke e lui esegue i suoi ordini, nel modo di cadere si è sbucciato un ginocchio e si è tagliato l'avambraccio, ha anche macchiato la felpa -dai ho finito, scusami se ti ho fatto male ma dovevo per forza disinfettare le ferite. Adesso passiamo a voi due, sedetevi e tu Luke aiutami, tampona con questo sul labbro della tua amica, io penso a Cecilia- io e la biondina ci siamo sedute ma a debita distanza, ho il labbro spaccato e un graffio sul collo, per non parlare del nido che ho nei capelli e che ho sistemato facendo uno chignon. La ragazza è ridotta più o meno come me, solo che le ho strappato dei capelli, poverina, almeno non aveva le extension. Luke si avvicina a me e si mette tra le mie gambe, è freddo come sempre, ma mi disinfetta più volte il labbro e pensa anche al graffio, ha due dita sotto il mio mento e guarda attentamente le mie labbra, siamo vicinissimi e lui intento a guardare le mie labbra morde le sue, sento di poter svenire -io ho finito, tu?- chiede l'infermiera, Luke annuisce e butta il batuffolo di cotone diventato ormai rosso scuro, salutiamo l'infermiera e ci dirigiamo in classe. È stata una giornata da schifo.

Finalmente rientro in casa, non vedo l'ora di buttarmi sul mio bellissimo letto e non pensare più a niente -Nunzia ferma qui, devo parlarti- mi richiama mio padre, io mi volto lentamente e lo guardo, sembra giusto un po' arrabbiato. Valentina è seduta a tavola e Gionata è appoggiato con la schiena ad un mobiletto -mi ha chiamato la scuola, e mi ha detto che hai avuto una lite con Luke e un'altra ragazza, e a guardare la tua faccia sembra che è la verità- mi guarda, ma io no, non riesco a reggere lo sguardo di mio padre quando è arrabbiato -si è vero- mi limito a dire io -ma ti sembra normale? hai dato spettacolo nel corridoio della tua scuola e hai picchiato una ragazza! Nunzia ma che cosa ti prende? Ma poi con Luke, sei veramente riuscita a litigare con lui? è il tuo migliore amico!- queste parole fanno male. Se solo mio padre leggesse quella lettera, se sapesse che mi parla alle spalle. Sento gli occhi pizzicare e vedo tutto sfocato, ho un groppo in gola grandissimo e non riesco a mandarlo giù -ti prego basta, non parlare più di lui- dico scoppiando a piangere e correndo verso camera mia. Mi chiudo dentro e mi butto sul letto. Ho bagnato un intero cuscino a forza di piangere e mi sono finite tutte le lacrime in corpo. Sono le 16:40 e ho pianto per quasi 3 ore. Mi rigiro nel letto e non so che cosa fare. Metto le mani in faccia e cerco di non pensare a nulla, sono così stanca di tutto. Sento un calore accanto a me e due braccia abbracciarmi, levo le mani e vedo che è Gionata -non meriti tutto questo, sei una ragazza così pura, sei un angelo- dice stringendomi a sé -non la pensano tutti come te- dico abbracciandolo, menomale che ho lui. -Gion, scendo giù a bere, torno subito, grazie di tutto- dico dandogli un bacio sulla guancia -ci sarò sempre, dai scendi piccola, ti aspetto- mi sorride e io scendo giù per le scale. Bevo 2 bicchieri d'acqua e penso a quanto sta diventando importante per me Gionata. Sto per salire di nuovo su, ma il campanello suona. Non sono un bell'aspetto, ho gli occhi rossi e gonfi, le guance arrossate e ancora rigate dalle lacrime ma in questo momento ne mio padre ne Vale sono in casa quindi non mi tocca che aprire

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