Capitolo 14

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Io e Gionata siamo appena usciti di casa, con la sua macchina siamo andati in un ristorante qua vicino, mi sono vestita con un semplice vestito a bratelle nero e le air force 1, mi sono ben piastrata i capelli, e ho messo poco trucco come al solito, ho portato anche una piccola borsa anch'essa nera per mettere cellulare, rossetto e soldi. Lui è vestito da Dio, un jeans strappato e una camicia nera, e anche lui le air force 1,madonna come è bello. Siamo arrivati e ci stiamo dirigendo verso il nostro tavolo, a cui poco fa ci hanno assegnato. -cosa prendi?- chiede lui  -oh mamma non lo so, sono indecisa- dico scrutando per bene il menù -io credo di prendere del risotto, non so- dice posando il menù -mi sa anch'io- ridacchio -Hey, non copiarmi- dice facendo il finto offeso -oh ma andiamo Boschetti, voglio somigliare il più possibile a te- dico sbattendo ripetutamente le ciglia, e questo gesto fa scatenare la sua bellissima risata -prego, cosa ordinate?- dice arrivando il cameriere con in mano il suo blocco degli ordini  -due risotti, un'insalata, un piatto di patatine e un Cabernet grazie- dice Gionata -fra poco arrivano- e se ne va, ma non prima di dedicarmi un sorriso smagliante -ma...mi sbaglio o ci sta provando?- chiede il ragazzo davanti a me, seguendo con lo sguardo scocciato il cameriere -mah, forse- rido io -i morti di figa che ci provano con te stanno ovunque- dice scuotendo la testa, mi sa che non parlava solo del cameriere...-magari sei geloso Boschetti?- lo sfido con lo sguardo divertito -forse- mi sorride e prende il telefono. Sono scema io oppure ha appena detto che è geloso di me?

Dopo circa due orette passate al ristorante, e aver finito di mangiare anche il dolce Gionata mi ha portata in riva al mare, era a due passi da lì, e ne abbiamo voluto approfittare.
-È così calmo qui- dico meravigliata da questo posto -trasmette serenità, hai ragione- dice lui in tono basso, stiamo camminando in riva ma senza che l'acqua ci tocchi, restiamo lì per un bel po', parliamo e ci divertiamo tantissimo, e mi sa che ci siamo avvicinati anche.

Ecco arrivato l'ultimo giorno di scuola per la settimana, ho praticamente saltato la settimana ma due giorni li ho fatti dai. La mia routine la sapete già quindi, non sto qui a spiegare altro.
Entro in classe e mi dirigo verso il mio banco, lascio un bacio al mio migliore amico e aspetto che quelle noiossisime 6 ore passassero al più presto. Era la terza ora, stavo giocando con la mia penna ma la porta della classe si apre rivelando la bidella che accompagna degli alunni, ma....ma quello non è Nicolò? A quanto pare si, perché mi nota e mi fa un cenno con la mano, che viene ricambiato da me -lo conosci?- chiede Luke dondolando con la sedia, qualche volta questo ragazzo si rompe la capoccia secondo me -no ma va cretino, non ci conosciamo e ci salutiamo per approcciarci. Che cazzo di domande fai, certo!- dico ridendo -mamma mia, ma calmati- ride anche lui e rimette la sedia sul pavimento facendo un tonfo -chi è?- continua -un amico di Gionata- dico semplicemente, non penso voglia sapere anche i dettagli -pff, capito- dice lui sbuffando e facendo un'espressione di non interesse totale. Credo che a Gionata non vada a genio Luke, ma di certo neanche Luke va a genio Gionata. La bidella annuncia che alla classe di Nicolò manca una professoressa, quindi devono restare qua per due ore. Nicolò e un altro suo amico si mettono davanti a me, visto che Andrea e Giorgio, i ragazzi che appunto possiedono il banco davanti sono assenti. -ci becchiamo anche qua- si gira dietro Nicolò per potermi vedere in faccia -a quanto pare- sorrido -ma quanti anni hai? pensavo che avevi la stessa età di Gionata,oppure più grande- domando io, sembra veramente un ragazzo di circa ventitré anni -vado in quinta e sono stato bocciato una volta, quindi ho diciannove anni- mamma mia ma sono stata cieca in tutti questi anni? non l'ho mai visto, vi prego datemi degli occhiali da vista.

Sono appena arrivata a casa, durante il tragitto ho incontrato na troia che mi ha letteralmente fatto cadere lo zaino, mannaggia a lei e tutta la plastica che conteneva nel suo corpo, butto letteralmente lo zaino e scendo giù a mangiare che sto morendo di fame.

-Sai Gionata, oggi ho incontrato Nicolò, va a scuola con me- dico io -davvero? so che entrambi fate il linguistico ma non pensavo nella stessa scuola- ridacchia -sono rimasta scioccata anch'io c'è, in 4 cazzo di anni non l'ho mai visto- per sbaglio gli tocco la coscia e subito tolgo la mano, sono sicura di essere un pomodoro in faccia -oh ma Nicolò non faceva il linguistico, lo fa da soli due anni, prima ha fatto il classico, e poi l'artistico, non si trovava mai bene- povero Nicolò, quanti libri che ha cambiato ahhaha -allora non sono io cieca, grazie a dio non sono stupida- ridacchio un po' -oh no, si che sei stupida- e mi abbraccia. Wow, non pensavo lo facesse di sua spontanea volontà. Questo ragazzo mi sorprende sempre di più.

Come ogni pomeriggio sto cercando di svolgere i compiti, per poi avere il pomeriggio libero. Faccio tedesco e poi spagnolo, devo fare anche francese ma non ricordo se devo fare anche gli esercizi o meno, prendo il diario che si trovava ancora nello zaino e lo apro, ma dal suo interno cade un bigliettino

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