27. Lui

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"Non sembra una storia della fine del Novecento ad essere sincera" Dico dopo qualche minuto di silenzio dove ho cercato, per quanto possibile, di riordinare i miei pensieri "Nemmeno a viverla mi sembrava molto moderna, ma cosa avrei dovuto fare? Un anno dopo la tua nascita Giuseppe andò a lavorare per la Ferrari mentre io, conclusa la mia 'gavetta' qui, la raggiunsi qualche anno più tardi quando lui era ormai passato ad altro"
Sospiro fissando quella donna che ho tanto odiato ultimamente ma che ad oggi riesco solo a compatire "Mi dispiace averti buttato tutto addosso così ma non c'è un modo per indolare la pillola in certi casi" "Lo so bene" Sussurro ripensando ai vari eventi accaduti di recente nella mia vita "Ma dimmi di te, Irene, come stai?" La sua domanda è evidentemente riferita non a questo contesto ma alla mia vita in generale e solo ora, ricollegandomi con la realtà, mi rendo conto di essermi totalmente dimenticata di Charles e di come ora sarà in ansia per me "Molto bene, in questo periodo particolarmente" Le sorrido venendo immediatamente ricambiata "So che convivi con Leclerc, sembra un bravo ragazzo e ancor di più un bravo pilota" È strano parlare di queste cose con lei, sapere che effettivamente queste cose le dice con cognizione di causa e non come mia 'mamma' che le dice solo per farmi contenta, non capendo nulla di macchine e piloti "È merito suo se sono qui oggi, l'avrei ammazzato ma aveva ragione" "Rispetto a cosa?" Domanda incuriosita "Ne valeva la pena".

Rientrata in albergo trovo Charles disperato sdraiato sul letto, evidentemente in ansia per tutta la situazione e, probabilmente, arrabbiato poichè non l'ho avvisato di nulla "Irene!" Si alza di scatto venendomi in contro, come se avvicinarsi a me potesse avvicinarlo anche alle risposte che cerca "Che fine hai fatto? Ti avevo detto di chiamarmi quando uscivi da lì" Il suo sguardo in qualche modo severo si distende appena incrocia il mio, molto più rilassato "È andata bene, Charles, direi bene" Annuisco levandomi il cappotto e tirando un forte sospiro di sollievo per essere finalmente tornata nella mia zona di comfort "Tutto qua?" Lo faccio sedere al mio fianco e gli racconto ogni cosa per filo e per segno, osservando come il suo sguardo passi da arrabbiato a triste a felice per me in pochi attimi.
"Quindi, bene?" Torna a domandare incerto, gli prendo il viso e lo bacio "Penso di sì" Faccio spallucce alzandomi "E ora?" "Ora - dico sicura di me, forse più di quanto io sia mai stata - voglio conoscere lui " Charles annuisce, venendomi ad abbracciare con forza "Io ci sarò sempre, lo sai questo vero?" Mi scosto quel tanto che basta per potermi perdere nei suoi occhi e dimenticarmi, ora posso dirlo, di tutto ciò che sta burrascosamente attraversando la mia vita.

"Allora, hai già qualche indizio su dove cercarlo?" Mi domanda Charles addentato una fetta della pizza che abbiamo ordinato in albergo "Veramente, so esattamente dove trovarlo" Il suo sguardo si alza immediatamente nella mia direzione facendomi sorridere visto lo stupore dipinto sul suo viso "E quando pensavi di dirmelo?" Addento anch'io la mia ultima fetta per poi rispondergli "Vieni con me, ora". Lui, più confuso che mai, finisce di mangiare e mi segue senza porre troppe domande, forse perché ormai abituato alla mia follia o forse perché cosciente del fatto che è la sua unica chance per conoscere mio padre.
Usciamo dall'albergo che è ormai passata da un pezzo la consueta ora di cena, andando immediatamente a prendere l'auto nolleggiata in questi giorni e guidando fino alla via indicatami. Quando arriviamo ci ritroviamo davanti una casa distinta, a sè stante e con un paio di splendide e lussuosissime macchine parcheggiate nel vialetto "Fa molto americano" Dice Charles per smorzare la tensione, con ovvi scarsi risultati "Già" Rispondo senza prestare attenzione e svendendo dall'auto. Indugio un pò quando si tratta di suonare al cancello, quasi convinta ormai a tornare indietro, ma la sua mano stringe la mia nel momento più giusto infondendomi un coraggio insperato. Suoniamo al citofono esterno non ricevendo risposta, salvo vedere il piccolo cancello aprirsi poco dopo "Possiamo andarcene?" Domando voltandomi verso il monegasco che scuote la testa sorridendomi dolcemente "So che vuoi entrare e so che te ne pentirai se non lo facciamo" Respiro profondamente sentendo l'aria fredda della notte pizzicarmi le narici e in qualche modo raffreddare la mia ansiosa anima. Arrivati davanti alla porta principale mi volto, notando una grande finestra affacciata internamente alla cucina: una donna distinta sta impastando qualcosa mentre una ragazzina, avrà qualche anno meno di me, cerca ridendo di aiutarla. Stringendo più forte che mai la mano di Charles mi sforzo di bissare con decisione alla porta vedendola aprirsi pochi istanti dopo e rivelandomi una ragazza poco più piccola di me "Si?" Domanda squandorci da capo a piedi, anche se sono sicura sia sia soffermata molto di più sul mio ragazzo e, se non fosse per il motivo per cui sono qui, posso garantire che l'avrei uccisa con le mie stesse mani visto il ghigno comparso sul suo volto "Sto cercando-" Non mi fa finire la frase che subito la ragazzina che avevo osservato in precedenza mi interrompe con un acutissimo grido "Papà, Charles Leclerc è alla nostra porta!" Entrambi ci accigliamo vista l'imprevista accoglienza "La smetti di urlare Mia?!" La canzona quella che a questo punto suppongo essere la sorella maggiore, ma tutte le mie attenzioni vengono catturate dall'elegantissimo uomo che compare dietro di loro. Decisamente alto e decisamente di bell'aspetto, molto curato nonostante l'età ben evidente nei lineamenti del suo volto e come non notare quegli occhi castani che sono identici ai miei.
"Charles Leclerc alla nostra porta?" Ripete ridendo ma praticamente sbiancando alla vista del monegasco che a sua volta mi stringe con ancor più forza la mano, evidentemente non preparato ad essere lui il centro dell'attenzione questa sera.
"Salve signore" Dice con fin troppa reverenza il pilota, facendomi girare nella sua direzione e scappare una leggera risata "Papà che asoetti fallo entrare!" Prosegue Mia, che a vederla sarà più o meno alle medie "Ma certo" Continua l'uomo ancora incerto ma felice di vederci, o meglio verlo, lì.

Appena entrati nella lussuosa casa subito si viene invasi da un senso di familiarità, il profumo che proviene dalla cucina è squisito e il calore del camino acceso si sente al primo impatto. Ci fanno accomodare in salotto mentre io continuo a non trovare la forza per aprir bocca, mentre Mia continua a fissare Charles idolatrandolo e la sua fantastica sorella lo fissa con ben altri pensieri. Sedendoci sul divano subito notiamo entrambi i ripetuti richiami al mondo della Formula 1 e alla Ferrari in particolare "Allora Charles, penso di poterti chiamare così, cosa ti porta a casa nostra?" Deglutisco cercando un contatto visivo con il mio ragazzo ma non trovandolo, mio malgrado "Oh beh ecco-" Il monegasco cerca di trovare una risposta adeguata ma, fortunatamente, viene interrotto dalla ragazzina ancora entusiasta della presenza del suo idolo in casa, come biasimarla "Ma andiamo è davvero la prima cosa che vuoi chiedergli? - Domanda prima di rivolgersi a Charles direttamente - Sai fa il modesto ma tutti qua tifiamo per te, tranne Anna ovviamente, lei non segue la Formula 1"  Si volta verso la sorella che la incenerisce con lo sguardo, la cosa si sta facendo più divertente del previsto "Il fatto che io non sia ossessionata come te non mi rende un'inetta sull'argomento" Guardo il mio ragazzo che sta decisamente arrossendo per l'imbarazzo e non riesco a trattenere una risata "Comunque - Riprende proprio il monegasco attirando tutta l'attenzione su di sè - è un onore essere in casa sua ingegnere , so di tutto il lavoro che ha svolto per noi ed è semplicemente fantastico" L'uomo annuisce imbarazzato sistemandosi meglio sulla poltrona "Ma che maleducato non mi sono ancora presentato alla ragazza che ti accompagna" Per la prima volta da quando siamo arrrivati l'attenzione ricade su di me, i suoi occhi castani incrociano i miei e la sua mani ferma viene stesa nella mia direzione "Io sono Giuseppe Lo Presti" Sorrido cordialmente quando dentro di me una serie di emozioni contrastanti lottano fra loro "Irene, Irene Tripoli" Rispondo afferrando tremante la sua mano.

Piccola nota: Giuseppe Lo Presti è un vero ingegnere della Ferrari, salito sul podio in Brasile nel 2015 (se non erro), per questo ho deciso di dargli questo nome, così da associarlo ad una figura veritiera benchè ovviamente non sia minimamente collegabile al personaggio della storia.

Irene /Charles Leclerc/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora