Charles
Corro attraverso il parcheggio dell'ospedale con Irene tra le mie braccia, terrorizzato proprio come quando l'ho vista nello stesso stato alle Maldive e con la stessa speranza di rivederla aprire quei suoi occhi castani che mi fanno ogni volta girare il cuore nel petto, come un dannato ragazzino al suo primo amore.
La osservo mentre la portano in stanza e mi costringono ad uscire per visitarla, lasciandomi così solo in un corridoio triste e buio, riempito solamente con le mie paure. Mi siedo con la testa fra le mani e le prime lacrime iniziano a rigare il mio volto e a bagnare la mia maglia, ancora fortemente impregnata con il suo profumo. Sospiro alzandomi e tirando fuori dalla tasca l'anello che ormai conosco a memoria da quanto l'ho osservato in questi giorni, facendomi mille domande su come chiederle di sposarmi e immaginandomi così tanti possibili futuri, tutti tranne questo ovviamente. Passa più di un'ora prima che mi vengano a parlare, è notte fonda e il mio viso deve risultare sicuramente provato dalle infinite emozioni di questa lunghissima giornata "Sei il suo ragazzo vero?" Alzo lo sguardo verso il dottore che mi si avvicina, leggo nel suo sguardo che mi conosce ma non gli sembra per nulla l'occasione adatta per farmelo notare e lo ringrazio di questo "Sì" Dico sottovoce avvicinandomi a lui "Lei sta bene, insomma ha qualche valore fuori norma ma nulla di preoccupante" Tiro un sospiro di sollievo e sul mio viso compare un sorriso rilassato che viene però ben presto scacciato dall'espressione ancora tesa del medico "Ma?" "Ma il bambino non ce l'ha fatta, probabilmente lo stress l'ha portata ad un aborto spontaneo, non abbiamo potuto impedirlo, mi dispiace immensamente".Irene
Riapro gli occhi guardando il mio braccio con una flebo e il soffitto grigio tipico di una stanza d'ospedale. Cerco di collegare i ricordi sparsi casualmente nella mia mente, senza successo, decidendo così di sollevarmi leggermente per mettermi seduta e rendermi conto effettivamente di cosa stia succedendo nella mia vita. Devo ammettere che il cuore perde un battito quando vedo Charles aprire la porta ed entrare a testa bassa nella stanza, i suoi occhi rossi e la faccia distrutta "Mi dispiace, immagino non fosse questa l'idea che avevi per stasera" Dico a fatica dimenticandomi per un attimo della proposta e della mia gravidanza, sorridendogli per farlo rilassare ma vedendo solamente i suoi muscoli irrigidirsi ancor di più all'udire la mia voce "Perché non me l'hai detto?" Ha un tono freddo e distaccato, non si avvicina a me e rimane ai piedi del letto osservandomi con le braccia incrociate al petto "Di cosa stai parlando?" Fa una leggera risata ironica per poi sorreggersi con le mani alla testata in plastica e avvicinandosi così a me, anche se solo di pochi centimetri "Vediamo, forse di nostro figlio?!" Sento il sangue gelarsi nelle mie vene e le poche forze che avevo sparire completamente "I-io non sapevo...Non so se lo vuoi" Si volta di scatto dandomi le spalle e passandosi una mano tra i capelli "Non so cosa dirti adesso, non so cosa avrei voluto ma-" Lo interrompo immediatamente "Cosa avresti? Cosa significa Charles?" Continuando a darmi le spalle e con la voce spezzata dalle imminenti lacrime mi dice la dura e cruda verità "Non avremo più un bambino, non c'è più alcun dannato bambino!" Conclude la frase urlando e dando un colpo al piccolo tavolino posto al suo fianco facendomi sussultare. Non dico nulla, non penso ci sia qualcosa da dire in questo istante ma ci pensa il monegasco a non lasciar calare il silenzio tra di noi, purtroppo "Tu mi hai privato di questo, capisci? Non avevi alcun diritto di nascondermi la verità e poi perchè mai farlo? Pensi davvero che ti avrei detto...Mio Dio Irene che diavolo avevi in testa?" Le sue urla mi feriscono, certo, ma mi sembra tutto ovattato mentre la mano mi scende sul ventre freddo e vuoto. Non ho mai pensato di voler un bambino così seriamente come ora che l'ho perso, ironico no?
"Avevo paura Charles, temevo che mi avresti lasciato e i-io non posso permettermi di perderti" Entrambi stiamo piangendo anche se non sono sicura sia per lo stesso motivo "Era mio figlio e io ho saputo della sua esistenza ora che non c'è più! Non ho nemmeno avuto l'occasione di gioire per questa notizia, di accarezzare la tua pancia, di vedere una sua ecografia e tutto questo per il tuo egoismo. Sei tu che me l'hai portato via Irene, solamente tu" I miei singhiozzi rimbombano in tutta la stanza mentre tra le lacrime scorgo l'alba dalla finestra, così fredda ed insignificante da farmi star ancora peggio, se possibile "Io lo so che ho sbagliato e che non avevo alcun diritto di nascondertelo ma non potevo sapere che sarebbe successo tutto questo" Cerco di giustificarmi con lui e con me stessa ma nessuno dei due mi sta a sentire "Avevi paura di perdermi dicendomi che avremmo avuto un figlio? - ora la sua voce è più pacata ma dolorosamente distaccata - Sarei stato l'uomo più felice del pianeta terra, con te e con lui. Ho sempre pensato che il nostro amore fosse la cosa più meravigliosa del mondo e qualcosa nato da questo non poteva che rendermi l'uomo più fottutamente felice del mondo" Allungo il braccio per afferrargli la mano ma lui la scosta guardandomi dritta negli occhi, estrae la scatola contenente l'anello e la posa nel comodino al mio fianco "Non posso combattere il mondo con una persona che non crede nel nostro amore in primis, più che a qualsiasi altra paura o dubbio. La tua paura di perdermi ti ha solo fatto perdere di vista ciò che di più importante c'è al mondo, l'amore" Mi asciuga l'ennesima lacrima che si posa sulle mie guance per poi voltarmi le spalle "Charles io ti amo, non posso stare senza di te, ti prego" "Forse l'amore non basta, non per me almeno" Esce chiudendosi la porta alle spalle a lasciandomi sola in una stanza che improvvisamente sembra così grande e vuota. Vorrei riempire tutto di ricordi, baci e sorrisi ma non riesco nemmeno a chiudere gli occhi senza sentirmi peggio, sempre peggio. Vedo solamente il buio ed il vuoto e mi domando quanto una ragazza possa sopportare fisicamente prima di crollare, prima di mollare tutto.
Osservo la piccola scatola lasciata da Charles, la afferro e la lancio via facendola cadere, involontariamente, contro la radio posta sullo stesso comodino e facendola così accendere. Io, che al destino c'ho sempre creduto, la lascio parlare mentre mi sdraio abbracciando il cuscino e guardo il sole che lentamente sta raggiungendo il cielo di Milano, lottando contro l'oscurità della notte e squarciandola pian piano. Una canzone parte facendo da colonna sonora ai miei pensieri, alle mie lacrime e alle mie grida soffocate e poi, come un miracolo, quella frase, benedetta, che ti salva. Esiste per tutti quel momento magico in cui una sola, singola frase ti risveglia da tutto facendoti trovare te stesso nella voce di qualcun'altro. Nel mio caso le parole sono queste e posso giurare che non se me andranno mai dal mio cuore. "Prendila come una promessa Irene, lotta per te" Mi dico asciugandomi le ultime lacrime e decidendo di ricomporre la mia vita con le pochissime forze che mi rimangono.E se c'è un segreto è fare tutto come se vedessi solo il sole.
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Irene /Charles Leclerc/
Fanfiction"Irene i cantautori dicono che l'importante non è quante volte cadi ma se hai il coraggio di rialzarti Ma dopo mille cadute roventi Non ci resta che imparare a vivere come i serpenti" Pinguini Tattici Nucleari 1 in #F1 (gennaio/febbraio 2020)