61. La mia storia

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Mi guardo per la centesima volta allo specchio sempre più convinta che questo abito non sia adatto, che queste scarpe siano troppo eleganti, che i capelli andrebbero meglio tenuti in un altro modo e che il trucco dovrebbe essere più leggero. Sbuffo camminando su e giù per la stanza d'albergo torturandomi le mani, tolgo gli anelli e li rimetto, afferro il telefono una ventina di volte, sbloccandolo e rispegnendolo subito dopo.
Quando bussano alla porta so che è finalmente arrivato il momento, sospiro e vado ad aprire trovandomi davanti Carlos e Lando che mi abbracciano a turno rassicurandomi.
In questi giorni ho deciso che se avessi dovuto fare la cena avrei dovuto avere al mio fianco tutte le persone importanti, per chiudere definitivamente questo capitolo o forse aprirlo...
"Charles?" Chiedo terrorizzata e Lando mi sorride "È sotto con tuo fratello, ora manchi veramente solo tu" Annuisco mordendomi il labbro inferiore per l'ansia, poi afferro il cellulare ed esco dalla camera, accompagnata buffamente dai due ragazzi che riescono a rubarmi un sorriso in qualsiasi momento.
"Non so come farei senza di voi" Confesso in ascensore "Ci farai commuovere, smettila!" Sdrammatizza Carlos ma, da come tutti e tre ci guardiamo, è evidente come la cosa sia più che vera per ognuno di noi.

Le porte metalliche si aprono e mi mostrano mio fratello che ride e scherza con Charles. Sono terrorizzata dall'idea di rompere questo equilibrio e ancor di più dall'aver invitato tutti senza dir loro nulla sul reale intento di questa cena, ma appena vedo Marco non posso far altro se non corrergli incontro per abbracciarlo con tutta la forza che ho "Ciao nanetta, allora come mai questa formalità?" Non gli rispondo, continuo solo a stringerlo e a ridere istericamente, sembra assurdo poter essere così felici in un momento così ansioso, no?
Fortunatamente non avrà tempo di farmi ulteriori domande visto che il viaggio lo faremo tutti insieme e, come potete ben immaginare, sarà troppo preso dal parlare di gare, macchine, strategie e aneddoti del paddock.

Quando finalmente arriviamo al ristorante sento l'aria mancarmi, proprio come quella sera dell'attacco di panico, ma questa volta c'è Charles al mio fianco, per tenermi in piedi e soprattutto darmi quell'amore di cui ho bisogno ora più che mai. Entriamo io e lui per mano, per ultimi, ed inevitabilmente gli sguardi di tutti cadono su di noi. Mi guardo attorno e noto ogni cosa, i miei genitori adottivi sono sulla destra, raggiunti ora da mio fratello, a parlare con Giulia (sì, mi sembrava giusto invitare anche lei, nonostante tutto). Sulla sinistra c'è la famiglia di Giuseppe, con lui presente ovviamente, mentre parlano fra loro con sguardi confusi. In un altro angolo ancora vedo Maria, è più isolata e malinconica, ma mi sorride non appena metto piede nella grande sala. Ed infine al centro, come loro solito, ci sono le ragazze, Mila, Elizabeth e Sarah, perfette come loro abitudine e felici di rivedermi.

Raggiungo anch'io il centro e ben presto vengo 'accerchiata' da tutti i presenti, sento il cuore farsi pesante e le gambe sempre più tremanti, le mani sudate e un'ansia che così forte non l'avevo sentita mai.
Mi schiarisco la voce e mi butto, metaforicamente parlando, in questo baratro che spero finisca nel miglior modo possibile.
"Buonasera a tutti, vi chiedo scusa in principio per avervi invitati qua con poco preavviso e, soprattutto, senza spiegazioni. Molti di voi non si conoscono anche se avete tutti una coss in comune ovvero l'importanza che avete nella mia vita" Mi blocco per un breve istante rimanendo imbambolata ad osservare i visi di ciasuna delle persone che amo.

"Oggi vi ho chiamato qui per raccontarvi una storia, la mia storia, di cui ognuno di voi conosce un fondamentale pezzo ma che credo sia giunta l'ora di mettere insieme una volta per tutte. Come ben saprete io nasco a Roma, il 19 agosto del 1997, ma posso dire che in qualche modo rinasco qualche tempo più tardi nel momento in cui la mia famiglia decide di prendersi a carico una piccola, folle e rompiscatope bambina" Una lieve risata si solleva in sala mentre mia mamma, quella adottiva per intenderci, mi guarda già malinconica. Mi conosce bene, troppo bene, e soprattutto sa chi sono Giusepoe e Maria, quindi non deve esserle stato complicato fare 'due più due' e arrivare a tirare le sue conclusioni.
"Quella bambina cresce bene, cresce felice, amata, sana e imparando i valori più importanti al mondo. Ma se per 18 anni vive in un mondo paradisiaco fatto di castelli e principesse, il giorno del suo diciottesimo compleanno le cade un pò tutto. Quel giorno, infatti, mi viene detto di essere stata adottata, la cosa mi turba cone giusto che sia ma decido di non dare alcuna importanza alla cosa, io la mia famiglia ce l'avevo, ce l'ho, e non mi importava di conoscere dei genitori che non mi avevano nemmeno voluta" Mi volto ora verso Maria, il suo sguardo è dolce e calmo, tutto il contrario del mio.

"Poi però a volte la vita ti mette davanti a situazioni, cose e persone che nemmeno ti immagini. Ti mette davanti un ragazzo impiccione che ti porta dritto dai tuoi genitori biologici, ti mette davanti un altro punto di vista per quella storia che pensavi di conoscere così bene, perché era la tua" Sorrido a Charles che non ha mai smesso ti tenermi la mano, è bellissimo questa sera, forse più che mai.

"Ti mette davanti all'idea di diventare mamma, anche se magari non lo diventerai mai, ed è in quei momenti che capisci che forse la tua 'vera', passatemi il termine, mamma merita una seconda chance perchè anche lei ha dovuto rinunciare a te. Io un figlio ce l'ho avuto, per pochi giorni, e mi è bastato per farmi sentire immensamente importante e speciale, per questo non potrei mai privare a quella donna di essere mia mamma, di essere finalmente la mamma che è stata in cuor suo per più di vent'anni, senza pretendere nulla in cambio".
Un silenzio tombale riempie ora la stanza, nessuno sapeva del bambino e questa notizia deve aver scombussolato più di qualcuno, ma non posso fermarmi se no non avrò mai la forza di riprendere il discorso.

"E poi c'è papà, quello che mi ha cresciuta, che mi ha fatto salire sulle sue ginocchia per guidare la macchina, che mi ha portato a Monza quando avevo 6 anni e vedevo a stento le auto, che mi ha condiviso molte delle sue passioni. Non avrei mai potuto desiderare padre migliore anche se poi ho scoperto quello biologico, quello che mi ha dato la vita e sinceramente è una persona fantastica!
Io non ho alcun diritto di chiedervi di stravolgere la vostra esistenza per me ma sappiate che mi sento onorata e fortunata ad avere la possibilità di avere due famiglie, due papà e due mamme...e forse è vero che non ho avuto quel figlio tutto mio, ma forse è altrettanto vero che il destino mi ha risarcito dandomi tutti voi".
La voce mi si rompe dal pianto mentre guardo negli occhi ogni sinfola persona presente, ogni ricordo e ogni lacrima versata con loro.

"Irene ora non è più quella bambina di cui parlavo prima ma vorrebbe davvero tanto avere l'opportunità di diventare una donna, con voi al mio fianco. Siete tutta la mia vita, nel bene e nel male, e ho capito che qualsiasi cosa succeda mai nulla potra fermare un amore come il nostro, un amore verso i proprio genitori, verso Charles o verso l'amicizia più pura e sincera. Non vi chiedo di capirmi ma, se potete, tenetemi per mano e lasciatemi correre verso la vita, in cui sbaglierò, sicuramente, ma in cui potrò sempre tornare a rifugiarmi tra le vostre braccia".
Non aggiungo altro, non è necessario.
Mia mamma e Maria, contemporaneamente, vengono d'istinto ad abbracciarmi, sorridendosi e riempiendomi il cuore di quella gioia così grande da non poter essere spiegata.
È tutto risolto? Non credo proprio, nessuna famiglia è perfetta e noi siamo ben lontani dall'equilibrio eppure, per la prima volta nella vita,
sento di essere pronta a camminare sulle mie gambe.

Irene /Charles Leclerc/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora