31. Normalità

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Arriviamo sugli spalti praticamente già zuppe, gli ombrelli servono a poco quando la pioggia decide di arrivare così violentemente. Essendo pochissime persone a vedere la partita, vuoi per il tempo vuoi per la evidente poca importanza di essa essendo categorie amatoriali, mi accorgo subito di Sofia, Luca e Giovanni "Ciao ragazzi!" Mi avvicino salutandoli e presentando subito Giulia, accolta come lei sperava calorosamente dai due maschi.
Ad essere sincera della partita capisco ben poco ma è al quanto divertente ascoltare la mia amica fare la finta interessata "Ma dimmi Giulia, da quando così appassionata?" Le domando davanti a tutti ricevendo uno sguardo assassino come risposta "Ho sempre amato gli sport, lo sai!" La guardo annuendo con una faccia poco convinta ma evidentemente ironica "Tipo?" Le domanda Luca particolarmente attento alla situazione "Già Giu, tipo?" Ribadisco io alzando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto. Lei tentenna un attimo per poi cavarsela, come suo solito "Tipo la Formula 1, ma sono sicurissima che Irene sia più appassionata a quello" Sposta così l'attenzione su di me, facendomi ricambiare con un falsissimo sorriso "Ah si?" Domanda Giovanni voltandosi verso di me "Già, sai sono un ingegnere per la McLaren" Le bocche dei presenti, fuorchè ovviamente quella della mia amica, si spalancano quasi estasiati "Mio Dio è fantastico!" Praticamente grida Giovanni facendomi imbarazzare più di quando già non fossi "E poi?" Si rivolge nuovamente a me Giulia facendomi veramente innervosire. È evidente che io preferisca non continuare il discorso ma lei non sembra afferrare o peggio, sembra aver perfettamente capito che la cosa mi sta irritando e non poco "E poi - continua rispondendosi da sola - diciamo che ha un particolare interesse nei confronti di un certo pilota" Alzo gli occhi al cielo mentre tutti mi guardano come appesi ad un filo di curiosità "Sapete il ragazzo di cui vi parlavo ieri, ecco è Leclerc, il pilota" Dico seccata, mentalmente uccidendo Giulia che se ne sta per qualche assurdo motivo a gongolare "Scusate devo andare un attimo giù" Mi alzo si scatto prendendo l'ombrello e scendo rapidamente le gradinate passando poi al fianco della rete che circonda il campo e voltandomi ad osservare le squadre che, proprio in quel momento, stavano terminando la partita. Cammino nel parcheggio dirigendomi alla macchina, ci entro e lasciando aperta la portiera, voltandomi così verso il fuori, mi accendo una sigaretta controllando che Charles non mi abbia scritto qualcosa, qualunque cosa.

"Tutto ok?" Alzo gli occhi dallo schermo incrociando gli azzurrissimi occhi di Federico, fradicio, ancora in divisa e completamente ricoperto di fango "Tutto ok" Dico tristemente passandogli il mio ombrello, che però ovviamente rifiuta "Senti se hanno detto qualcosa loro-" "Loro sono fantastici, dico davvero, è un problema mio" Mi guarda scuotendo la testa e fissando poi il cemento bagnato sotto di lui "Sono contento tu sia venuta a guardarmi" "Sei stato bravo, credo" Ridiamo debolmente entrambi smorzando un pò di quell'imbarazzo che si stava venendo a creare "Penso tu debba tornare dagli altri" Dico spegnendo la sigaretta "E tu?" "Io arrivo" Mi sorride dolcemente per poi correre al riparo mentre io, riafferrando il mio cellulare, decido di chiamare l'unica persona in grado di risollevarmi il morale.

"Ei babe, come và in quel di Roma?"

"Mi manchi, non puoi neanche capire quanto"

La voce mi si spezza dal pianto, nemmeno io so perchè ma sentire la sua voce è stata una sorta di mazzata finale. Sono stati dei giorni particolarmente intensi e vorrei veramente tornare alla normalità, la nostra normalità.

"Amore che hai? Di nuovo i tuoi genitori?"

"No Charles no, è solo che...ti amo"

"Mi sto preoccupando Irene, devo venire a Roma? Prendo il primo volo e sono da te, lo sai che basta dirmelo"

Scuoto la testa sorridendo, come se potesse vedermi e per la millesima volta mi innamoro di lui

Irene /Charles Leclerc/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora