33. C.L.

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È notte fonda, il letto mi sembra gelato nonostante la presenza ingobrante di Charles al mio fianco, gli occhi spalancati nel buio e un vuoto allo stomaco da far paura. Afferro il cellulare che indica le 2.36 e mi alzo prestando attenzione a non svegliare il monegasco che dorme beatamente, per sua fortuna. Entro in bagno chiudendomi la porta alle spalle e aprendo il cassetto dove qualche ora prima avevo rapidamente nascosto il test, lo afferro tremante e lo volto rimanendo immobile ad osservarlo. Chiunque mi vedesse ora vedrebbe una normalissima ragazza in piedi nel suo bagno a guardare un test di gravidanza ma posso garantire che i miei pensieri al momento siano ben distanti da questa piccola stanza, da questa casa e perfino da questa città. Ripenso a Milano e al nostro primo incontro, al sorriso di quello sconosciuto e a come il mio cuore si sia da subito fidato di lui, nemmeno io so il perché. Ripenso a Mykonos e alla follia di quei giorni. Ripenso a Roma e a tutto il resto del mondo in cui siamo stati insieme. Nemmeno me ne accorgo che sto tremando seduta a terra, le gambe strette al petto e gli occhi irrimediabilmente bagnati dalle sgorganti lacrime.

Due, sottili, imprevedibili, terrificanti, magnifiche linee rosse. Due.

Piango a dirotto per un tempo che non posso definire, tremo senza potermi fermare e ripenso a quanto io mi senta tutt'ora una ragazza, da poco uscita dall'adolescenza, impreparata a vivere la vita e tutto ciò che le riserva.
E se non fossi in grado? E se non lo volesse? E se non mi amasse più? E se io non amassi più lui?
Un miliardo di domande mi rombambano in testa, tante delle quali nemmeno sapevo potessero essere poste a sè stessi, mentre i singhiozzi si fanno più accentuati e il fiato sempre più corto. Vorrei trovare il modo migliore per dirlo a Charles ma non penso che esista e in caso contrario io non lo conosco, forse a volte è solo necessario che le cose vadano da sè, come devono andare, come è destinato che vadano.

Eppure sembra così facile quando le sue mani stringono le mie, quando il suo respiro mi riscalda e le sue labbra mi baciano ovunque. Eppure sembra così facile abbandonarmi a lui e farci l'amore, sentirmi completamente sua e reclamarlo solo per me. Eppure sembra così facile amarlo, come fosse la cosa più giusta e naturale del mondo, come se vivere con lui sia l'unica e perfetta condizione per vivere.
Eppure non è così. Non è facile. Non è facile amare un pilota, non è facile amare Charles Leclerc, non è facile farmi amare o farmi perdonare. Non è facile condividere, litigare, ridere. Non è facile vivere. E oggi, mia cara Irene, te ne sei resa conto per la prima volta e tutto il resto sembra solo una barzelletta, tutto ciò che un tempo ti sembrava insormontabile ora è una piccola, minima difficoltà in confronto al più grande percorso che la vita possa farti intraprendere.

Mi alzo a fatica osservandomi allo specchio e sorprendendomi di me stessa, ho due occhiaie assurde, i capelli scompligliati e gli occhi gonfi dalle lacrime, eppure sorrido. Probabilmente è pazzia, quella risata isterica prima del disastro, ma rido, rido di gusto, rido di me e con me. Mi ricompongo tornando in camera e sdraiandomi al fianco di Charles il quale, svegliandosi per un istante, mi domanda "Stai bene?" Con una voce estremamente assonnata "Ti amo moltissimo" Sussurro accoccolandomi a lui, non chiudendo occhio per tutta la notte e rimanendo ad ascoltare il suo lento respiro e il battito del suo cuore che mi piace pensare batta anche un pò per me.

Alla fine cedo al sonno, stremata, risvegliandomi solo quando la luce mi costringe ad aprire gli occhi e a ritornare alla realtà. Mi volto cercando il monegasco al mio fianco ma al suo posto trovo solamente un biglietto scritto rapidamente e con la sua solita disordinata grafia

Dormivi così bene che non ho voluto svegliarti. Io sono a Milano per la fashion week, ti aspetto domani all'evento Armani come pianificato.
Je t'aime ♡
C.L.

Accarezzo la carta posandola sul comodino e alzandomi sospirando, una parte di me è estremamente felice di non dover affrontare l'argomento oggi ma l'altra metà vorrebbe immensamente liberarsi da questo peso che ha sullo stomaco. Vado in cucina per prepararmi la colazione quando un improvviso attacco di nausea mi coglie costringendomi non solo a corre in bagno ma anche ad evitare qualsiasi cibo per ancora un pò, ci mancava solo questo tipico stereotipo da gravidanza!

Irene's story

Lunedì 13 gennaio 2020Milano

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Lunedì 13 gennaio 2020
Milano

Riatterrare in Italia mi dà sempre gioia, riatterrare a Milano poi non ha prezzo. Il freddo mi risveglia dal sonno che mi ha colpito in aereo e il profumo di caffè dal bar dell'aereoporto mi fa sentire più che mai l'aria di casa. Cammino a passi rapidi arrivando ben presto all'uscita dove trovo un taxi ad aspettarmi, salgo e avviso subito tutti del mio arrivo nella capitale della moda.
Quando arrivo in albergo e trovo Charles sdraiato beatamente sul letto ad aspettarmi una nasuea improvvisa mi fa raggiungere il bagno prima del mio ragazzo, evidentemente allarmato dalla situazione "Amore se sei malata puoi benissimo stare in albergo" Scuoto la testa alzandomi da terra e andando subito a sciaquarmi sul lavandino "Non ti preoccupare - dico poi abbracciandolo e accarezzando il suo viso preoccupato - è solo un fastidioso virus" Non so nemmeno io perchè gli ho mentito ma mi è sembrata un'opzione migliore rispetto a 'Sai Charles è che sono incinta quindi non cambia nulla starmene in camera'.
Mi siedo sul letto aprendo la valigia e mostrandogli fieramente l'outfit scelto per la sfilata di questa sera, vedendolo però poco interessato "Adesso sei tu ad avere qualcosa" Dico posando il trolley a terra e facendogli segno di sedersi vicino a me "Sono solo preoccupato per te" Sorrido dolcemente nel vedere i suoi occhi buoni incontrare i miei quasi a chiedere conferme "E io ti rispondo che non c'è nulla che possa rovinare la nostra prima uscita mondana ufficiale insieme! Tanto più visto che dopodomani dovrò andare a Londra e Dio solo sa quando potremo starcene nuovamente in pace, solo noi due" Intreccia le sue mani alle mie lasciandomi un bacio sulla nuca, poi si alza e, tornando al suo solito umore, mi mostra fieramente quello che sarà il suo outfit "Sei più vanitoso di me!" Dico ridendo e osservando la sua allegria contagiosa "Sono un modello, non te lo scordare mai" "Non lo farò" Alzo le mani in segno di resa non snettendo di ridere grazie alla sua ironia, continuando a prenderlo in giro per tutto il giorno come solo due ragazzi innamorati sanno fare.

Ehyy! Il capitolo non mi convince per nulla ma preferisco pubblicarlo comunque visto che non vorrei saltare troppi giorni. Ultimamente devo ammettere di avere un problema di scrittura, ho un'idea molto definita in testa ma è difficile rendere bene i particolari a "breve termine" senza risultare scontata, perciò speor possiate capire se non pubblicherò ogni giorno. Grazie come sempre del supporto, vi amo❤

Irene /Charles Leclerc/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora