25. Verità

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"Forza parla" Lo incito con un cenno secco del capo mentre le braccia istintivamente si chiudono sul mio petto, mostrando la mia scarsa predisposizione ad accogliere qualsiasi brutta notizia "Sai ho pensato molto se farlo o no, poi mi sono detto 'Provaci, mal che vada non succede nulla', solo che qualcosa è successo" Si interrompe come in attesa di una mia conferma a proseguire, come quando il computer ti chiede sei sei sicuro di procedere ad eliminare un documento, per intenderci, e tu dici di sì anche se magari dentro di te quel documento non volevi distruggerlo. Troppo confuso come ragionamento? Sì, probabilmente, ma al momento sono troppo concentrata sull'improbabile espressione dipinta sul volto di Charles per pensare ad un altro esempio, più adatto "Ho fatto qualche domanda - finalmente riprende a parlare - e ho avuto qualche risposta" "Mio Dio Charles sei straziante! Parla, forza" Mi si avvicina prendendomi le mani e lasciandomi un bigliettino "Non sei costretta ad aprirlo se non vuoi" Lo guardo come se fosse stupido o forse lo è veramente? Ancora più innervosita di prima decido, ovviamente, di aprire il biglietto

Roma, Via Palermo
Maria Monte
47 anni

Lo guardo tirando un immenso sospiro di sollievo, non può essere la sua amante perlomeno. Sorrido guardandolo con più dolcezza "E dunque?" Chiedo sorridendogli e sciogliendo gran parte dei miei muscoli, salvo non sentirne più il controllo pochi istanti dopo.
"Irene quella è tua mamma". Mia...mamma?! Sospiro, sorrido, chiudo gli occhi, li riapro e ogni singola particella di Charles viene incenerita "Mia mamma?! Mia mamma?!" Sbraito buttando a terra il pezzo di carta e spintonandolo "Irene sembravi felice" Sussurra lui evidentemente confuso, mentre nella mia testa sembra essere appena esplosa una dannata bomba atomica "Charles Leclerc tu hai trovato mia mamma?! Ti rendi conto di cosa mi hai appena fatto?" Le mie parole escono con una forza e una cattiveria che mai avevo nemmeno lontanamente provato e scioccano perfino quel ragazzo che, fino a qualche minuto fa, pensava di non poter essere insultato di più di quando mi aveva tradita "Amore io-" Lo interrompo, ovviamente, non può pensare anche di poter parlare ora "Tu, piccolo idiota, hai appena fatto qualcosa che non dovevi fare! Non ne avevi il diritto!" Le urla sono sempre più forti come i colpi che gli sto dando sul petto e sulle braccia "Ma Irene, sono sicuro tu voglia conoscerla, tu stessa me ne hai parlato così tanto" La sua voce è estremamente pacata in confronto alla mia, ma questo non può nemmeno lontanamente placarmi "Cosa pensi, che io in 22 anni non ci abbia mai pensato di cercarla? Che io sia stupida?! Charles hai aperto un fottuto vaso di Pandora che per rispetto mio e della mia famiglia doveva rimanere chiuso! Cosa pensi che ci faccia io ora con questo biglietto, pensi che possa ignorarlo?!" Le lacrime raggiungono rapidamente i miei occhi rigandomi il viso, mentre anche lui si fa pian piano più debole e triste "Pensavo volessi saperlo, ma se non vuoi posso buttare quel foglio e non parlarne più" Rido amaramente iniziando a camminare per tutto il salotto "Ovvio, che idea geniale, come ho fatto a non pensarci! - Dico ironica -Basta bruciare il biglietto e puff, sparita la mamma! Perchè secondo te basta questo no?" "E se tu, per caso, la incontrassi?" A questa sua domanda segue un silenzio glaciale, quasi surreale "Lei non ha voluto me, perché io ora dovrei volere lei?" Domando estremamente seria "Perchè è tua mamma" Mi poso nuovamente al muro scivolando fino a sedermi a terra "Mia mamma, l'unica, è a Monza ora e mi sta pensando sicuramente. Mia mamma mi ha vista che ero di pochi mesi e mi ha scelta. Mia mamma mi ha cresciuta e mi ha amata. Chiunque sia la donna che mi ha partorito, non conta nulla" Il mio sguardo è ora vuoto, privo di ogni emozione sia verso tutta la situazione sia verso il ragazzo che affrantamente si è ingionocchiato davanti a me "Vuoi restare sola?" Annuisco senza aprir bocca e lo osservo allontanarsi, con la testa bassa e gli occhi rotti dal pianto.

Dopo un tempo che mi sembra infinito trovo le forze per alzarmi da quell'angolo buio in cui mi ero nascosta per sfuggire al mondo, raccolgo il biglietto posandolo sul tavolo e vado a farmi una doccia. Sono la sola ad avere un dejavù per quanto riguarda Charles e un certo biglietto? Probabilmente sono pazza visto che non sto parlando a nessuno e continuo a porre domande al vento. L'acqua calda mi lava via gran parte delle lacrime e della rigidità lasciandomi solo le paure che aleggiano nei miei pensieri, perché di questo si tratta. Non odio Charles per quello che ha fatto, so che ci ha messo il cuore e, benché ora lo vorrei uccidere, so che si è solo malamente messo in qualcosa di più grande di lui, ma tutta questa situazione mi risulta assurda. Cammino tornando in salotto e iniziando a ripensare a tutta la mia vita, ai bellissimi momenti in famiglia, ai Natali magici e i compleanni, alla fortuna che ho e al fratello che non avrei mai nemmeno potuto immaginare se non fosse per questa santa adozione, poi però ripenso anche ai miei 18 anni, alla verità e al male che questa mi ha fatto. Ci ho messo anni a capire che non ero io quella sbagliata, che non era colpa mia se non mi avevano voluto e ora riaprire quella ferita mi fa più male di quanto potessi immaginare.
Sento la porta di casa aprirsi e un rammaricato monegasco entra con un mazzo di rose blu, le mie preferite "Puoi perdonarmi?" Domanda affranto mentre io mi alzo e mi butto letteralmente fra le sue braccia in cerca di conforto "Ti prego dimmi che non mi odi" Sussurra fra i miei capelli ma non rispondo, non voglio e non ho la forza di parlare. Quando ci separiamo io, come mio solito in situazioni di difficoltà, inizio a far finta di nulla, vado a cucinare la cena e mi isolo totalmente nel mio fantastico mondo fatto di sogni ad occhi aperti, castelli, principi e tanto, tanto amore.

Irene /Charles Leclerc/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora